Caro (si fa per dire) Corlazzoli, sciacquati la bocca se parli di Barbati

21 Maggio 2023

Quali sono i parametri per definire bravo un politico, un sindaco, un pubblico amministratore?   La domanda nasce da un commento di Alex Corlazzoli, maestro, giornalista, divulgatore televisivo e molto altro, pubblicato pochi giorni fa, subito dopo il risultato delle elezioni amministrative in sette Comuni della provincia.

«Leggo – scrive Corlazzoli – della riconferma di questo leghista al quale vorrei chiedere qual è l’ultimo libro letto, l’ultimo film visto, l’ultimo viaggio fatto. Leggo anche dell’elezione di una mia collega con la quale non uscirei a cena neanche se me la pagasse lei … è la conferma che Crema e il Cremasco sono popolati da ignoranti, da gente che ignora il cambiamento, altre possibilità, che sceglie senza osare. Che tristezza! L’elezione di Barbati a Trescore poi è il più grande fallimento del Pd a Crema: il segretario cremasco dovrebbe dare le dimissioni domattina!!!» (Cremonasera, 16 maggio). 

Perché è tanto importante interessarsi a questioni personali di Angelo Barbati, (nella foto) poco significative per un giudizio sul suo operato da sindaco?

Viene il dubbio che gli interrogativi posti, dei quali Corlazzoli conosce già la risposta, sottendano a sminuire l’aspetto culturale-intellettuale dell’uomo e svalutare il suo profilo politico. A delegittimarlo agli occhi della mandria dei pipparoli armocromisti della Repubblica del Tortello e della provincia tutta. Fighetti, che di sinistra hanno solo la mano.  Ottime persone, abbinano con maestria i colori di pantaloni e camicia e scelgono il look migliore per ogni occasione pubblica, comprese le assemblee di condominio. Non un documento sul biometano, sulla qualità dell’aria, sul nuovo ospedale.

Gigli di campo, volano alto. Non spalano la merda. La segnalano.  Discutono sul sistema per eliminarla, poi cedono il passo agli operatori.  Intellettuali tradizionali e poco organici, conoscono mare e monti sullo spritz e un po’ meno di Gramsci. 

Life style e comfort zone sono le stelle polari della loro esistenza.  Comperano cibi biologici. Parlano di data school, problem solving, decision making, gamification, Content and Language Integrated Learning, school guarantee. Ti fanno sentire inadeguato. Sorpassato. Out. Poi ti riprendi e pensi, ma che minchia vogliono questi qua?   

Professori, affabulatori, mercanti di fumo e di cultura orecchiata, ma digiuni di politica e di pubblica amministrazione, sono bravissimi a salire in cattedra e a rimediare spesso figure maleodoranti

Barbati non ha letto La società aperta e i suoi nemici di Popper. Non ha visto Gli orsi non esistono, ultimo film dell’iraniano Panahi. Non è stato in Afghanistan per accertarsi sulla condizione delle donne di quel Paese. 

L’ultimo libro sfogliato è probabilmente la storia della Lega e di Umberto Bossi. Tra i film, Vacanze di Natale è nelle sue corde. Per il meritato riposo, Cesenatico, Riccione, Gatteo Mare, Lignano, Grado, potrebbero figurare tra le mete preferite. Scommettere sulla sua presenza agli appuntamenti del Carroccio a Pontida non si corre il rischio di buttare quattrini.

Garantito al limone, non ha perso una partita dell’Inter. La terza elezione è il suo triplete, esaltante come quello di Moratti, Mourinho, Zanetti.

Il tazebao con il quale si è fatto fotografare dopo la vittoria di lunedì è l’antitesi del politicamente corretto e degno di un ultras della curva. Un genuino sberleffo, benzina sul fuoco di petulanti rosiconi regolarmente da lui mazzolati e maldestre cassandre immancabilmente smentite: «Il tempo mette ognuno al proprio posto. Ogni re al suo trono e ogni pagliaccio nel suo circo».

Essere e tempo, ma Heidegger non c’entra una mazza. 

Barbati è un concentrato di comportamenti contradditori, miscellanea di azioni tossiche per la costruzione di un’immagine di amministratore pubblico equilibrato e mediatore. Soprattutto affidabile. Ma a lui poco importa della forma, gli interessa la sostanza. 

Forte del detto: «Chi vince ha sempre ragione» e della convinzione che un sindaco debba impegnarsi e lavorare per il bene della sua comunità e del territorio, tira dritto per la sua strada. «Le critiche? Me ne sbatto le palle. Parolai. Io rispondo ai cittadini di Trescore e credo nell’Area omogenea e all’unità del Cremasco».

Al di là del triplete, il palmares di Barbati, sindaco e politico, sfoggia altre medaglie. Sono il plusvalore. Da sole non bastano per un giudizio complessivo del suo operato istituzionale ma, è indiscutibile, per valutarlo sono più adeguate di libri, film, viaggi. 

 Un sindaco non è bravo se ha letto l’ultimo saggio sui pericoli dell’intelligenza artificiale e della chat gpt, ma se regge e affronta la burocrazia, con lo spirito di un martire. O dei marines. Se ascolta con tranquillità le quotidiane lamentele dei cittadini per le cacche dei cani non raccolte. Per le buche di mezzo centimetro di profondità e quindici di diametro.   Per il tombino che fa rumore quando sopra ci passano le macchine. 

Un sindaco è ammirevole se si ricandida nonostante le spese per i servizi sociali siano in costante crescita e rappresentino il più spietato, temuto e imprevedibile killer del bilancio comunale. Il solo pensiero delle conseguenze è un invito alle dimissioni e alla rinuncia al tentativo di restare in pista per un altro giro.

Un sindaco merita comprensione quando si ritrova solo e non getta la spugna, ma rimane al proprio posto e si priva della visione degli ultimi film di Nanni Moretti e Walter Veltroni, in verità non un grande sacrificio.

Pochi ricordano e molti non sanno che Barbati ha giocato un ruolo di primo piano per mantenere pubblica l’acqua in provincia.  Se nel dicembre del 2012 il consiglio provinciale ha approvato un ordine del giorno proposto dalla Lega che affondava il progetto del presidente Massimiliano Salini, favorevole al privato, è anche grazie al suo impegno.

Pochi ricordano e molti non sanno che è stato Barbati, segretario provinciale Cremasco della Lega, a imporre al partito l’opzione dell’acqua pubblica, nonostante le resistenze, poi superate, dell’ala cremonese del Carroccio (Cremonaoggi, 19 dicembre 2018). 

Pochi ricordano e molti non sanno che nel luglio 2015 – sindaco di Crema il leghista Bruno Bruttomesso – un diktat di Barbati aveva imposto all’assessore del Carroccio Walter Longhino di dimettersi e ai consiglieri della Lega di uscire dalla maggioranza per dissidi sulle partecipate Scrp, Scs, Scca (Il piccolo, 15 luglio 2015).

Pochi ricordano e molti non sanno che già nel 2011, Barbati aveva questionato con lo stesso Bruttomesso per alcune lettere sulla disponibilità del ministero dell’Interno e del demanio di realizzare la caserma dei vigili del fuoco. L’offerta, congelata dal sindaco, fu resa pubblica per l’intervento di Barbati «Sulla vicenda non è opportuno rimanere in silenzio» (La Provincia, 21 febbraio 2011). A tutt’oggi la caserma è tra i sogni nel cassetto.

Pochi ricordano e molti non sanno che il Comune di Trescore, sindaco Barbati, non ha assegnato a Scrp l’incarico per la gara d’appalto per il servizio di igiene ambientale. Fuori dal coro, insieme a Rosolino Bertoni, sindaco di Palazzo Pignano, al contrario delle previsioni nefaste di molti quaquaraquà, la scelta si è rivelata positiva.

Pochi ricordano e molti non sanno che dopo Barbati la segreteria provinciale cremasca della Lega è caduta nell’oblio. Nell’anonimato, nel nulla. Nel silenzio cosmico.

Molti sanno e pochi non ricordano che nel giugno-luglio 2018, Barbati, insieme ad altri sette sindaci, ha esercitato il diritto di recesso da Scrp, decisione che smentisce l’arrogante e supponente affermazione di Corlazzoli relativo al Cremasco «popolato da ignoranti, da gente che ignora il cambiamento, altre possibilità, che sceglie senza osare».

Infine i toni da maschio alfa o, anche meno, da galletto di campagna, utilizzati nei confronti della neosindaca sua collega, evocata ma non citata, poco si conciliano con il contenuto pseudo progressista del commento.  Ma saranno le donne stesse, se lo riterranno opportuno, a rispondergli. 

E il segretario Pd, anch’esso tirato in ballo in maniera strumentale, quasi per regolare conti in sospeso e non nominato, può continuare a stare tranquillo al suo posto. Non è colpa sua se Barbati è un highlander. Con buona pace di Corlazzoli, che su un punto ha ragione: che tristezza.  Il suo commento, sia chiaro. 

 

Antonio Grassi

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