Nuovo ospedale: non tutti a Cremona sono vassalli, scudieri e leccapiedi

30 Luglio 2023

Nella corte feudale di Cremona non tutti sono vassalli, scudieri e leccapiedi in senso lato.   Non tutti portano il cervello all’ammasso. 

Non tutti avvallano operazioni politico-amministrative poco attinenti con il bene comune e troppo contigue al business.  

Non tutti osannano la costruzione del nuovo ospedale cittadino e relativa demolizione del vecchio.

Non tutti applaudono una decisione assunta in tempi record e mai al centro di un confronto politico meritevole di questa qualifica. 

Non tutti accettano una scelta illustrata alle associazioni di categoria e agli ordini professionali degli architetti e degli ingegneri e non a quelli dei medici e degli infermieri. Ignorati i cittadini.

Non tutti digeriscono la narrazione di regime, che racconta di una struttura avveniristica. Di un qualcosa di mai visto.  Di una costruzione che nell’immaginario collettivo rappresenta il tempio della tecnologia sanitaria, degno dei romanzi di Bruce Sterling e William Gibson.  

Non tutti abboccano a un marketing che veicola l’idea di un Golem del terzo millennio, governato da intelligenza artificiale e reti neurali.  Di un santuario di microprocessori e robot. Di un concentrato d’ingegneria genetica e di medici informatici. Di devices e app. Di un luogo altro.

Non tutti gradiscono un sancta sanctorum per pazienti esclusivi, che – sia chiaro – non è una condizione di privilegio, ma di maggior preoccupazione e sofferenza. Di patologia grave. Comunque di malattia bisognosa di cure particolari. Speciali.

Non tutti apprezzano un uovo di Pasqua dal contenuto vago e dalle funzioni mai dettagliate con precisione.

«Sarà un esempio di edilizia sanitaria d’avanguardia» ha comunicato Letizia Moratti, ex vicepresidente della Regione al meeting   Hospital of the future. How to re-think architecture for health, che si è tenuto a Dubai lo scorso anno (Cremonaoggi, 1 febbraio 2022).  Mica giuggiole. 

Sarà un ospedale degno dei pochi Alain Elkan, che su Italo, in prima classe, leggono il Financial Times e La Recherche di Proust e s’inalberano se alcuni giovani cazzeggiano e li disturbano.

Sarà un ospedale sconosciuto ai numerosi cloni del Daniel Blake di Ken Loach, o dei Ricky ed Abbie protagonisti di Sorry We Missed You, sempre di Loach.

Sarà un ospedale estraneo ai poveracci che si spostano su un’auto vecchia di dieci anni e con centocinquantamila chilometri percorsi. Che presentano l’Isee (l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente) ai servizi sociali. Che cambiano il medico di famiglia ad ogni stormir di fronda, perché il giovane laureato li molla e preferisce il posto in ospedale e snobbare il territorio. 

Sarà un ospedale distante dagli iellati costretti a code di ore al pronto soccorso. Un alieno per i derelitti privi di santi in Paradiso che aspettano settimane, anche mesi, per accedere ad un esame specialistico non di routine. Per i disoccupati e i precari a cinque euro all’ora, che non tengono soldi sufficienti per rivolgersi ad una struttura privata. Per gli sfigati e basta. Senza aggettivi ed etichette.

Non tutti approvano la brutale penalizzazione della medicina di prossimità, Cenerentola ripudiata dal principe azzurro a favore dell’ospedale di formula 1. Esaltata durante la pandemia, considerata il mezzo migliore per una efficace politica sanitaria del territorio, è oberata dal fardello di non costituire una fonte di investimenti milionari. Non paragonabili a quelli della costruzione del big ospedale.

Non tutti sono vassalli, scudieri e leccapiedi in senso lato.  Ventiquattro cittadini hanno alzato la voce e la testa e suonato la sveglia. Hanno costituito il Movimento per la riqualificazione dell’ospedale pubblico di Cremona e scritto un documento (Cremonasera, 27 luglio) con i motivi dell’iniziativa e le proposte.

Hanno elencato negatività e svantaggi dell’ottava meraviglia del mondo e sollecitato il mantenimento del vecchio ospedale.  Segnalato gli opportuni lavori di ammodernamento. Ricordato il fattore umano e ammonito che muri e macchine non possono sostituirlo, concetto completamente dimenticato dai trombettieri dell’ospedale spaziale.

Hanno proposto un’azione collettiva per bloccare il progetto e invitato i cittadini favorevoli al documento a sottoscriverlo. 

L’appello è stato reso pubblicato da tutti gli organi d’informazione locali, televisioni comprese, il giorno stesso in cui il documento è stato spedito alle redazioni. 

Solo il quotidiano La Provincia ha optato per i tempi di un settimanale. La notizia è comparsa sia sul formato cartaceo che su quello digitale due giorni dopo i concorrenti. Sull’home page dell’edizione online è rimasta il tempo di un battito di ciglia.  È sbagliato pensare al quotidiano della Libera associazione agricoltori come una Pravda del Torrazzo, con relativo organismo di controllo politico delle notizie, un goskomizdat in salsa cremonese. Più plausibile un Minculpop, ipotesi che però si scontra con la realtà.

La Provincia non è infatti il cinegiornale Luce o l’agenzia Stefani di Manlio Morgagni, però è significativo che il ritardo nel riferire del neonato Movimento, sponsor del vecchio ospedale, abbia stimolato la riflessione su una sua possibile affinità con i modelli d’informazione tipici di sistemi autoritari. E non c’è bisogno di scomodare la psicanalisi per spiegarlo.

È infatti evidente l’appiattimento del quotidiano storico su associazioni di categoria e sull’establishment in generale.  Schierati con i sostenitori dell’ospedale delle meraviglie, entrambi i soggetti applaudono agli investimenti e all’indotto che il progetto porterà con sé.  È un aspetto della questione da non sottovalutare.  Spesso però le esigenze dell’economia divergono da quelle delle istituzioni pubbliche.  Questo è uno dei casi. Compete ai politici far prevalere le ragioni della comunità su quelle dei privati.

Non tutti sono vassalli, scudieri e leccapiedi in senso lato.  La ferma e coraggiosa presa di posizione dei proponenti la petizione ha evidenziato che la plantigrada Cremona possiede ancora un cuore pulsante e reattivo.

L’elettroencefalogramma della città non è piatto. 

Nel contempo l’iniezione di speranza e di fiducia si scontra con la deprimente assenza della politica e l’evanescenza dei suoi rappresentati nelle istituzioni.

Il documento del Movimento per la riqualificazione dell’ospedale pubblico di Cremona, ha reso palese l’abissale distanza tra cittadini e pubblici amministratori.  

Priva di toni giacobini, la petizione sottolinea con puntiglio le contraddizioni e l’incoerenza di generali di casa nostra. Più propensi ad accettare il laissez faire invece d’imporre il proprio fare, i pubblici amministratori locali non governano. Subiscono le decisioni altrui. Preferiscono la cedevolezza alla resilienza. Traccheggiano. Fanno disastri. 

Non tutti sono vassalli, scudieri e leccapiedi in senso lato.  I firmatari del documento rivendicano in ritardo questa condizione di non asservimento.  Ma meglio tardi che mai. E che molti seguano il loro esempio. 

Ribellarsi è giusto sosteneva Sartre. Giurassico. Ma non tutto ciò che è datato è da buttare.

 

Antonio Grassi

 

Eppur Cremona si muove: petizione contro l’ospedalino

 

Ospedalino, i cittadini non i costruttori sono portatori di interesse

3 risposte

  1. Come sempre il sig.Cavalli ci illumina piacevolmente con i suoi pregiovoli interventi. Ci sono anche altre osservazioni-riflessioni da evidenziare nel quadro tecnico-economico,se saranno necessarie nel dimostrare che la costruzione del nuovo H è una stupidaggine voluta da persone che non gliene frega nulla del parere dei cittadini e al contrario usano i nostri quattrini solo per scopi di nefasta politica- Svegliamoci!!

  2. È sempre tanto attento il signor Grassi a citare le varie testate che confermano e avvalorano le sue affermazioni. Questa volta però non solo nel suo articolo non ha citato il blog sul quale scrive sia pure in comproprietà, ma si è dimenticato ( così pure come le altre testate, che pure in qualche caso si avvalgono degli scritti presi da questo stesso blog: Ada Ferrari e Pietro Cavalli per fare due esempi) che se il direttore Zanolli e i suoi editorialisti non avessero avviato la battaglia sacrosanta che si sta cercando di combattere per un progetto che non porta a nulla di buono per Cremona e i cremonesi, sensibilizzando l’opinione pubblica, non sarebbe nato il comitato e non si sarebbe dato voce ai cittadini. Onore al merito.

  3. Sarò il primo ad aderire grazie agli ottimi discernimenti di due mostri sacri dei SOCIAL: Cavalli e Grassi portatori di chiari argomenti in merito, che trovano nella pagina di Vittoriano Zanolli un’ottima e libera ribalta di divulgazione di sane e costruttive idee in merito al famigerato “Ospedalino”. Grazie.

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