Fuori dalla giunta regionale: ininfluenti politici, associazioni economiche, stampa

11 Marzo 2023

La provincia di Cremona spazzata via. Nella giunta regionale non c’è un assessore del nostro territorio. Neppure l’ombra tra i sottosegretari.   Al contrario, tutte le consorelle confinanti sono rappresentate nella stanza dei bottoni. La provincia di Lodi conta circa 129 mila abitanti in meno di quella di Cremona e può esibire un assessore.  Il Mantovano, con circa 53 mila abitanti in più del Cremonese e con la quale condividiamo l’Ats e non solo, fa il pieno con due assessori.  Virgilio batte Stradivari 6-0; 6-0. Non è una novità.  Non sarebbe una tragedia, se la provincia possedesse la forza per incidere anche dall’esterno. Ma è disunita. Peggio, parcellizzata. E per essere ascoltati l’unità è un requisito irrinunciabile. L’accaduto non è l’apocalisse imprevista e imprevedibile. Non è armagheddon, ma logica, intuibile e scontata conseguenza dell’irrilevante peso specifico del nostro territorio.

Non contiamo una cicca o altro di più volgare.  Non contano un piffero i politici e i partiti. Non contano molto di più le associazioni di categoria. Non conta quanto crede la stampa locale, quella storica, che dopo 75 anni di vita, probabilmente è un po’ bolsa e poco lucida.  L’esclusione dalla giunta non è la pillola amara di Mary Poppins, che con un poco di zucchero va giù. È una supposta, impossibile da addolcire e ammorbidire.  È il siluro di Caccia a Ottobre rosso che colpisce chi lo tira.

Nelle settimane scorse la triade politici, partiti e associazioni di categoria hanno cantato e suonato in compagnia. Hanno sopravvalutato la loro potenza contrattuale. Aiutato dagli squilli di tromba de La Provincia, il coro aveva chiesto-preteso dal mazziere, un assessore cremonese. Esibizione di muscoli fasulli, smentita da un comportamento da vassalli, la manifestazione di bodybuilding tarocco, si è conclusa nel ridicolo. Piegati a novanta gradi, i questuanti hanno baciato la pantofola e slinguazzato i signori giunti in periferia dalla metropoli. Captatio benevolentiae da outlet, la pantomima ha caratterizzato i richiedenti più da servi che da vincenti. 

Strappata una mezza promessa che puzzava di fregatura lontano un miglio, i paladini della cremonesità si erano convinti di avere già il gatto nel sacco.   Puntuale come il festival di San Remo, sono stati smentiti e il bidone si è palesato con le nomine di assessori e sottosegretari. 

Tranvata «frutto più di fantasia giornalistica e velleità localistiche che di reale opzione politica» (Vittorianozanolli.it, 9 marzo), la composizione della giunta, con annessi sottosegretari, ha mostrato l’inconsistenza, l’inadeguatezza e l’incapacità di picchiare i pugni sul tavolo dei politici locali. Pesi piuma contro pesi massimi, sono stati annichiliti.    

Ma anche le associazioni di categoria non sono esenti da colpe ed errori. Illuse dai milanesi che nelle visite pastorali a Cremona s’intrattenevano con loro e non con il popolo, si erano convinte di essere qualcuno. La realtà le ha smentite. Tirate giù dalla pianta, si sono ritrovate con i piedi per terra. 

Chi piange per la fregatura non commuove. Chi si lamenta dovrebbe nascondersi. Chi protesta, battersi il petto. Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. E non bastono tre Pater, Ave e Gloria per meritare l’assoluzione.

Scuse, giustificazioni o altri appigli non rendono la supposta meno dolorosa. I ragli degli asini non giungono in cielo. 

Chi non è sorpreso, è silenziosamente  felice per la figuraccia dell’avversario, ma dimentica che anche con lui protagonista la vicenda non sarebbe cambiata. Più adatte le prefiche. S’accompagnano con un funerale. Quello del territorio. E della politica.

La Provincia di ieri, 10 marzo, con un titolone a sei colonne su due righe annunciava: «Un cremonese in squadra. Le ultime ore per sperare». Grido di disperazione per una partita quasi persa, cura palliativa per una infausta conclusione già scritta, pareva l’auspicio di un miracolo nei supplementari.  Il 4 a 3 di Italia – Germania del 1970 non si è ripetuto. Ci mancano i Gianni Rivera che ribaltano il risultato sul filo di lana. L’unico Gianni che è riuscito nell’impresa è Rossoni, attuale presidente dell’Area omogenea cremasca, ma in questa partita non era in campo.

La speranza, insieme a fede e carità, è una delle tre virtù teologali della dottrina cristiana. In politica è una fregatura. Sperare che durante la spartizione dei posti qualcuno ceda il proprio, vale quanto il cammello che passa dalla cruna di un ago. E sulla carità non bisogna contare. Un coltello sotto il tavolo pronto per l’uso è più utile. Mentre sulla fede è meglio soprassedere, se non sostenuta da un esercito di voti. 

La classe politica, le associazioni di categoria, la stampa storica hanno collezionato una figura scatologia. Questa è la realtà. Se la si vuole ricoprire con lo zucchero a velo, nessuno lo proibisce. L’illusione è la strada maestra che conduce alla disfatta. Sotto il dolce, la cacca.

«Abbiamo cercato di creare – ha spiegato il presidente Attilio Fontana durante la presentazione ufficiale del nuovo governo regionale – le migliori condizioni per realizzare una giunta di qualità. Una giunta che soprattutto cercasse di essere anche il più possibile rappresentativa dei territori». 

I casi sono due. O il presidente non ha considerato la provincia di Cremona un territorio meritevole di considerazione e nessuno lo ha convinto del contrario. Oppure non ha trovato qualcuno in grado di rappresentarlo degnamente.  Tertium non datur. In entrambi i casi tutti dobbiamo assumerci delle responsabilità e delle colpe. I politici per l’incapacità di farsi valere. Tutti noi per averli delegati a rappresentarci senza scuoterli quando dormivano o deragliavano.

«Per me due cose contano a questo mondo: le palle e la mia parola e le ho sempre onorate tutte e due», sostiene Tony Montana-Al Pacino in Scarface. Il tipo non è uno stinco di santo. 

La provincia di Cremona abbonda invece di politici e di presidenti di associazioni molto per bene. Ma non tutti costoro hanno sempre onorato palle e parola data.  Non è l’apocalisse.  È l’eterno presente. L’assenza di futuro. Le nomine per la nuova giunta regionale lo confermano.

 

Antonio Grassi

 

Una risposta

  1. Disamina perfetta ma purtroppo tragica per la sua cruda realtà che pone in evidenza la pochezza politica delle nostre “menti pensanti” il nostro territorio merita molto ma molto di più ma “così è se vi pare….”

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