Cremona, nuovo ospedale. DEA fondamentale, mobilitiamoci

10 Febbraio 2022

A proposito dell’annunciata costruzione di un nuovo ospedale a Cremona e delle numerose perplessità espresse da molti cittadini, spiace constatare che in pochi si sono resi conto che la definizione della complessità di un ospedale (ospedalino vs miglioramento della realtà attuale) è fondamentalmente in rapporto all’attività e alla classificazione del suo pronto soccorso. Questo è infatti l’aspetto fondamentale per comprendere se l’obiettivo della Regione sia il ridimensionamento della Sanità pubblica cremonese oppure un suo rilancio.

Vale allora la pena di spiegare che un reparto definito solamente ‘Pronto Soccorso’ si colloca al gradino inferiore di una ipotetica scala di complessità ospedaliera e riguarda le strutture più piccole, mentre un pronto soccorso definito ‘Dipartimento di Emergenza e Accettazione di primo livello (DEA I)’ ha una posizione intermedia ed interessa un ospedale che garantisce i reparti/servizi di rianimazione, medicina, chirurgia generale, ortopedia, cardiologia e UTIC, laboratorio, radiologia, trasfusionale.

Al vertice della scala c’è il ‘DEA di secondo livello (DEA II)’ che in più assicura ulteriori specializzazioni, quali la cardiochirurgia, la neurochirurgia, la chirurgia toracica, la chirurgia vascolare, la terapia intensiva neonatale, secondo le indicazioni stabilite dalla programmazione regionale.

E’ allora evidente che il dibattito attuale in corso sul nuovo ospedale di Cremona ha qualcosa di lunare, visto che sembrano contrapporsi due differenti interpretazioni della realtà senza che il nodo centrale del problema venga affrontato. Che è uno solo: la definizione del DEA (primo o secondo livello) che sarà rappresentato nel nuovo edificio. Tutto il resto è secondario, compresi i dubbi sul destino del vecchio edificio, sui costi (economici ed ambientali) di una sua possibile demolizione, sulla autoreferenzialità di un progetto apparentemente incomprensibile e calato dall’alto.

A questo punto il discorso è molto semplice: se il nuovo ospedale sarà dotato di un DEA di secondo livello, la comunità cremonese, e non solo, non potrà che trarne grandi vantaggi. Se invece il DEA sarà come l’attuale oppure addirittura declassato, il significato dell’opera sarà quello di un grande contributo all’edilizia, con scarso/nullo valore in termini di miglioramento complessivo della qualità delle cure e delle esigenze dei cremonesi.

Data comunque l’ostinazione con la quale i passati vertici della sanità regionale hanno perseguito un ridimensionamento dell’attuale nosocomio mediante la chiusura di numerosi reparti ad elevata specializzazione, è auspicabile che il dibattito venga affrontato nel giusto contesto ed è necessario che i rappresentanti del territorio si chiariscano le idee al proposito e che comunichino alla popolazione le loro posizioni. Va da sé che esercitare un’attenzione costante ed una pressione elevata sulle future scelte sanitarie della Regione non ha nulla di sovversivo. Anzi, rappresenta un normale controllo democratico sul bene più comune che esista: la salute dei cittadini.

 

Pietro Cavalli

 

 

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