CremonaFiere, pietra tombale sulla Mostra del bovino

23 Maggio 2021

Che fine hanno fatto tutti gli impegni presi da CremonaFiere per riprendersi il maltolto, ovvero la Mostra del bovino da latte? Caduti nel vuoto. Erano state annunciate azioni legali tese a mantenere a Cà de’ Somenzi la manifestazione che Anafij, l’Associazione nazionale allevatori di razza frisona e jersey, dopo 68 anni ha deciso di trasferire a Montichiari. Si attendeva il ricorso al Tar per ottenere un provvedimento d’urgenza che sospendesse gli effetti del progetto ufficializzato a marzo e attuato da Coldiretti, l’organizzazione agricola che controlla Anafij e che ha deciso il trasloco al Centro Fiera del Garda. Si parlava anche di un esposto alla Corte dei conti per presunto danno erariale. Fiumi di parole, alti lai, ma zero fatti che tenessero viva la speranza di conservare a Cremona la rassegna che sostiene economicamente l’intero calendario di manifestazioni fieristiche, garantisce lo stipendio ai dipendenti e i compensi dei consiglieri.

Il Comune di Cremona ha messo in campo iniziative politiche che non hanno avuto seguito. Il sindaco Gianluca Galimberti e il presidente del consiglio comunale Paolo Carletti si sono messi risolutamente al comando di un esercito senza truppa. La mozione approvata all’unanimità nel corso della riunione consiliare in Fiera e trasmessa perché fosse recepita dai Comuni della provincia è rimasta lettera morta. Stessa sorte è toccata al manifesto ideato per dare impulso a tutto ciò che potesse servire a mantenere la Mostra in città. In calce a quel documento spicca la sola, autorevole adesione di Piero Mondini, decano  degli agricoltori cremonesi. E’  abortita anche l’idea di collocare un banchetto per raccogliere firme tra le migliaia di persone che in questi giorni transitano al polo vaccinale in Fiera. Nessuno degli addetti ai lavori, tranne Carletti e Galimberti, si espone.

Hanno fatto da battistrada le ultime parole famose pronunciate dal personaggio politico cremonese più in vista: ‘La Mostra del bovino è un nastro che non si può riavvolgere’.  E’ un illuso chi pensava il contrario. Ma era dovere di tutti coloro che governano il capoluogo e la provincia tentare di tenersi stretta una risorsa strategica per il territorio. Un asset, come suole dirsi oggigiorno, fondamentale e irrinunciabile. Erano tenuti a impegnarsi il presidente, ora commissario, della Camera di commercio, e con lui i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali presenti nel consiglio d’amministrazione di CremonaFiere. Tutti i soci avrebbero dovuto schierarsi. Buon senso e decenza li avrebbe voluti in prima linea. Invece, salvo eccezioni, sono rimasti perlopiù trincerati nelle retrovie. Dicevamo che la parola d’ordine che riflette la mentalità cremonese è ‘sguarnàase’, nascondersi. Eccone la plastica dimostrazione. Quella per CremonaFiere era una battaglia da combattere senza calcoli e tatticismi, a difesa di un elemento caratterizzante dell’economia provinciale. Quante altre realtà produttive cremonesi nel corso degli ultimi vent’anni hanno conosciuto uno sviluppo così rapido e significativo? L’architrave di tale espansione, punto di partenza e d’arrivo, volenti o nolenti è stata la Mostra del bovino da latte. E’ disinformato o in mala fede chi sostiene il contrario e banalizza il problema che si è venuto a creare, affermando che ai cremonesi frega niente delle vacche e del latte. Miopia e ottusità albergano stabilmente anche nelle menti annebbiate di sedicenti opinionisti. CremonaFiere, per intenderci, non è la Fiera di San Pantaleone di Crema né tanto meno quella di Grumello Cremonese, con tutto il rispetto per due rassegne che hanno una loro ragione d’esistere in un contesto locale. CremonaFiere, con la Mostra del bovino, è seconda in Lombardia solo a Milano. Parliamo della regione più progredita d’Italia sotto tutti i punti di vista e della capitale economica del Paese. Albergatori, ristoratori, taxisti, esercenti di bar e commercianti in genere nonché industriali e artigiani che operano nell’indotto, oltre ovviamente ad allevatori, agricoltori e operatori del settore agricolo sanno che cosa rappresenta CremonaFiere. Non lo sa o finge di non saperlo chi avrebbe dovuto sventare lo scippo alle prime avvisaglie e che adesso sta alla finestra. Suonano come necrologi, attestati postumi di stima, le dichiarazioni rilasciate dai politici a margine dell’audizione in commissione regionale IV sulla Fiera.

La Mostra del bovino produce un fatturato attorno a 2 milioni di euro annui. CremonaFiere aspetta dalla Regione un ‘ristoro’ di 10 milioni di euro per il danno provocato dalla perdita di quella rassegna. In base a una stima prudenziale, si calcola che nei prossimi vent’anni la Fiera incasserebbe tra i 35 e i 40 milioni se Anafij continuasse a esporre a Cà de’ Somenzi. Dunque la somma attesa per il rilancio è largamente inadeguata e altrettanto lo sono i progetti alternativi sin qui pensati. CremonaFiere è la Mostra del bovino e viceversa. Il surrogato di questa storica rassegna, programmato un mese dopo quella che Anafij farà a novembre a Montichiari, è destinato al fallimento.

Mentre l’agricoltura bresciana è da tempo al lavoro per quell’evento, Cremona si culla sugli allori. Un autorevole esponente della Coldiretti cremonese giura che la Mostra del bovino resterà un paio d’anni al Centro Fiera del Garda per poi trasferirsi definitivamente a Verona. La vuole Luca Zaia al quale oggi nessuno in casa Lega può opporsi. Dall’ultimo sondaggio risulta che la popolarità del governatore veneto supera di 10 punti quella del leader Matteo Salvini. Dalle sponde del Po il ‘bovino’ approderà a quelle dell’Adige dove  il cerchio si chiuderà.

Il piano di sviluppo quinquennale, approvato di recente all’unanimità dall’assemblea dei soci di CremonaFiere, ignora il vulnus provocato dall’esodo della Mostra e non esplicita volontà di recupero. Ipotizza sinergie e collaborazioni con altre fiere. Ma chi vorrà unirsi con un partner ormai privo di dote? Chi sarà disposto a fare le nozze coi fichi secchi? Un destino segnato: per la serie chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordiamoci il passato. E il declino di Cremona procede.

Vittoriano Zanolli

2 risposte

  1. È vero: il declino di Cremona procede. E, per quanto doloroso sia ammetterlo, meritatamente procede grazie a tanta fatalistica passività

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