Alla conferenza dei servizi in programma a Cremona il 21 dicembre prossimo, la canottieri Bissolati presenterà il conto: divulgerà i dati relativi al perdurante inquinamento da idrocarburi causato dalla Tamoil. Negli impianti cremonesi della società petrolifera non si raffina più, ma il deposito è tuttora attivo. Nel corso della conferenza stampa odierna presso la sede della Bissolati, il presidente Maurilio Segalini ha denunciato la presenza di inquinanti nelle aree interne alla società. La denuncia della società sportiva rivierasca giunge a 24 ore dall’annuncio dell’accordo raggiunto in sede civile dal Comune di Cremona che ha accolto la proposta transattiva del giudice e incasserà 1,4 milioni di euro rinunciando a ogni altra azione legale nei confronti della Tamoil. Tale somma si aggiunge al milione di euro incassato in seguito alla causa penale avviata dall’esponente radicale Gino Ruggeri davanti all’inerzia della giunta di centrodestra guidata dall’allora sindaco Oreste Perri. Una posizione sulla quale si era allineato dall’opposizione il Partito democratico.
Il Comune ha annunciato che impiegherà la somma incassata per realizzare progetti di rinaturazione in città. I responsabili della Bissolati sono giustamente critici alla luce del fatto che il soggetto principalmente danneggiato è propria la principale società canottieri cittadina che resta esclusa dai benefici economici derivanti dalla transazione. Oltretutto l’inquinamento perdurante, presente e futuro, non verrà in alcun modo risarcito dato che l’accordo mette Tamoil al riparo da potenziali cause future da parte del Comune. All’incontro con la stampa sono intervenuti i legali Gianpietro Gennari e Claudio Tampelli che curano gli interessi della Bissolati nella causa civile tuttora in corso.
La vicenda ha inizio nel 2001 con l’autodenuncia della società petrolifera allora in mano libica. Solo tre anni dopo viene effettuata l’ispezione delle fogne interne all’area Tamoil che attestano una situazione di grave inquinamento. E tre anni dopo, nel 2007, si accerta la contaminazione da idrocarburi dei terreni circostanti, principalmente quelli sui quali insiste la canottieri Bissolati e si inizia a costruire la barriera idraulica. Nel 2011 la raffineria cessa l’attività. Segue l’accordo ministeriale per la ricollocazione dei lavoratori in esubero. Si bonificano le aree interne, non quelle esterne, fatte oggetto solo di interventi di ripristino ambientale.
Dopo la condanna penale della Tamoil, ritenuta colpevole di disastro ambientale, la Bissolati procede con propri monitoraggi e ispezioni del sottosuolo, giungendo a una certezza sottoscritta dal chimico Fabio De Nicoli e dal geologo Gianni Porto: la barriera idraulica non arresta lo sversamento di idrocarburi e più recentemente di kerosene nei terreni esterni all’impianto e sottostanti la società canottieri. Perciò la Tamoil non è stata ancora messa in sicurezza.
Prosegue il contenzioso della Bissolati col suo scomodo vicino. I dirigenti della canottieri chiedono nuovi monitoraggi in altre aree della società e altri interventi che fermino il flusso di inquinanti.
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2 risposte
C’è un errore nel testo: Gianpietro Gennari e Claudio Tampelli sono legali per la Canottieri “Leonida Bissolati”, non per la Tamoil.
Grazie, correggo.