Dopo discarica, inceneritore e digestore una centrale nucleare?

24 Marzo 2023

Dopo la discarica incontrollata degli anni 60, l’inceneritore costruito contro la volontà dei cittadini cremonesi degli anni 90, la centrale a biomasse spuntata dal nulla nel nuovo millennio, adesso in via San Rocco arriva anche il biogas, per inciso anche il petrolio e il carbone sono bio (cioè di origine naturale). Quando una centralina nucleare? Il biogas rappresenta il nuovo business delle Multiutlity. A2A, IREN, HERA, ACEA che giustificano questa scelta, come una necessità di economia circolare. In realtà di circolare ci sono solo gli assegni che le stesse sperano di incassare a fronte dei loro investimenti milionari per produrre energia. Si moltiplicano gli investimenti in questo settore: IREN si appresta a costruire un impianto di proporzioni mostruose a Gavassa (RE), impianto su cui abbiamo redatto una più che esaustiva Valutazione di impatto Sanitario. CERMEC si appresta a costruirne uno addirittura nel SIN (Sito di Interesse Nazionale da Bonificare) di Massa Carrara; tutto ciò con la benedizione delle rispettive Amministrazioni comunali. Tuttavia la maggior concentrazione di impianti a biogas in Italia è in Lombardia: 554 impianti nel 2015, oltre 150 solo in Provincia di Cremona. 

Se Milano è la quarta città più inquinata al mondo (dopo Teheran, Shenyang e Kabul) non è certamente per  caso. Il problema è che i decision maker, in primo luogo i politici, non hanno ancora capito o forse fanno finta di non capire che su un pianeta in cui i cicli biologici della natura sono circolari, non si possono introdurre processi produttivi lineari, senza gravi conseguenze. 

Cerco di esplicitare meglio il concetto. Da quando l’essere umano ha scoperto l’uso del fuoco è iniziato l’inquinamento del pianeta. Sono i processi di combustione la principale causa di Inquinamento ambientale.  Fino a quando sulla Terra vi erano poche migliaia di individui che accendevano un fuoco per scaldarsi d’inverno, o per arrostirsi un mammuth, il problema era limitato. Oggi dopo la Rivoluzione industriale e con una popolazione mondiale di quasi 8 miliardi di individui, la situazione non è più sostenibile. Si può parlare di economia circolare solo se vengono utilizzate per produrre energia le fonti realmente rinnovabili, in primis: energia solare, eolica, idrica. Se bruciamo un bosco per produrre calore e energia elettrica, questo non si ricostituisce nello stesso tempo in cui noi lo bruciamo, evidentemente non è energia rinnovabile. In ogni caso la direttiva UE  2008/98/CE recepita dal D.LGS 205/2010 Art.179, al comma 1, stabilisce le priorità con cui gestire i rifiuti, compresa la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU). Prevenzione, Riutilizzo, Riciclaggio, Recupero di altro tipo, Smaltimento. Il Trattamento di elezione della FORSU (Frazione organica dei rifiuti solidi urbani) che rappresenta circa il 35% dei rifiuti totali, secondo il rispetto della gerarchia Europea è il compostaggio aerobico. Esso garantisce il più adeguato recupero della materia ed il maggior apporto di carbonio organico ai suoli. Al primo posto vi è la prevenzione della produzione di rifiuti (che comprende il compostaggio domestico), al secondo posto vi è il riciclaggio. L’incentivazione al compostaggio domestico su piccola scala è da considerare prioritaria per ridurre la quantità totale della FORSU da trattare in grandi impianti.  La digestione anaerobica deve essere considerata scelta di più basso livello.

Il recupero energetico delle biomasse compresa la FORSU, rientra solamente nel 4° punto della scala gerarchica.

La digestione anaerobica finalizzata al recupero energetico del biogas rientra si, tra le attività di recupero energetico, ma solo se seguita da compostaggio del digestato, può rientrare tra le forme di recupero di materia, è pertanto subordinata rispetto al compostaggio. ISDE Italia ha pubblicato già dal 2015 un Position Paper sulla gestione della FORSU disponibile sul sito www.isde.it. Che noi bruciamo combustibili fossili o di nuova generazione, il risultato è sempre la dispersione in aria di particolato primario e secondario, composti organici volatili come benzene e formaldeide, anidride carbonica, ossidi di azoto, metano incombusto, che espongono la popolazione  a rischi oramai ben conosciuto per la salute. 

Il biogas bruciato è molto più inquinante del gas naturale, anche depurato a biometano presenta molte criticità. Che venga bruciato in loco per produrre energia elettrica, sia immesso nella rete per il riscaldamento domestico o utilizzato per autotrazione, le emissioni sono sempre le stesse. L’inquinamento atmosferico ambientale è causa nel mondo circa 4,2 milioni di decessi all’anno (500.000 solo in Europa), di cui almeno 600.000 bambini. Esso è responsabile di 6.3 milioni di anni di vita persi e del 3% del totale della mortalità cardio-respiratoria. In un recente processo di revisione della letteratura scientifica sui principali inquinanti, la WHO ha raccomandato alla Unione Europea politiche urgenti di contenimento delle emissioni e standard di qualità dell’aria più stringenti: progetto REVIHAAP.

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha inoltre stabilito già dal 2013 che: sia il particolato che l’inquinamento atmosferico nella sua totalità, sono entrambi cancerogeni classe I (cancerogeni certi) per l’uomo. Un recente rapporto WHO ha stimato che nel 2010 l’inquinamento atmosferico è costato in termini di morti premature, malattie, minore produzione agricola e spese sanitarie globalmente 97 miliardi di dollari; i dati sono stati diffusi da OECD (Organization for Economic Cooperation and Development). In Europa 518.700 morti nella EU-28,  1.600 miliardi di dollari, i costi. Cifra quasi equivalente a un decimo del prodotto interno lordo dell’UE nel 2013.

Per quanto riguarda il nostro Paese secondo la rivista Lancet, siamo al primo posto in Europa con 84.300 morti, la maggior parte delle quali in pianura padana (Air quality Report in Europe EEA Report No 12/2018). Altro dato significativo è che, secondo lo studio VIIAS 2015 (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento Atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute in Italia) l’inquinamento è responsabile del 7% di tutte le morti per cause naturali in Italia. Dato che vale qualcosa, come il 4% del PIL nazionale.  Aggiungo che sempre la WHO nel 2021, dopo avere ribadito che NON ESISTE UN LIMITE al disotto del quale l’Inquinamento sia innocuo, ha emanato nuove Linee Guida (abbassando i limiti) per la qualità dell’aria. Medie annue: PM2,5 5µg/m3, PM10 15µg/m3, NO2 10µg/m3, SO2 40µg/m3 (per la legge Italiana attuali rispettivamente: 25µg/m3, 40µg/m3,40µg/m3, 125µg/m3). Il Processo di Upgrading da biogas a biometano (necessario affinché possa essere immesso in rete), togliendo dal primo acqua e anidride carbonica, a seconda del tipo di tecnologia impiegata (a membrane, criogenica, scrubbing) comporta inevitabilmente la perdita in aria di metano incombusto. Noto gas clima alterante ben più della anidride carbonica. La stessa anidride carbonica tolta dal biogas non dovrebbe essere immessa in aria, ma recuperata e riutilizzata. 

Un ulteriore problema in discussione è l’utilizzo del digestato per uso agronomico. Esso deve comunque essere sottoposto per legge ad una ulteriore fase di compostaggio aerobico prima dello spandimento. Nella FORSU sono presenti parassiti e microrganismi patogeni (salmonelle, e..coli, listeria, clostridi) anche sotto forma di spore. Nei digestori a causa delle temperature non sufficientemente elevate, i batteri patogeni, in assenza di pretrattamenti di sanificazione, non vengono distrutti e si ritrovano significativamente nel digestato. l’ISS ha affermato: “desta preoccupazione la capacità di alcune specie microbiche, in particolare il Clostridium botulinum, di sopravvivere in condizioni di anaerobiosi e alle temperature utilizzate nel processo di digestione”. La Regione Emilia Romagna ne ha vietato lo spandimento nelle zone di produzione del Parmigiano Reggiano. Nei digestati  vi è anche un aumento della concentrazione dei metalli (Zn, Pb, Cu, Ni, Cr) di circa il 50%, con incremento della loro bio disponibilità. al contrario di quanto avviene nei processi di compostaggio aerobico, in cui si riduce notevolmente la bio disponibilità degli stessi. Altra criticità è rappresentata dai Fenoli. Questi composti entrano nei digestori attraverso le comuni matrici. La loro presenza nei digestati è dovuta alla biodegradazione di composti xenobiotici, quali i pesticidi, ma anche alla biodegradazione naturale di amminoacidi aromatici e polimeri aromatici, come acidi umici, lignina e tannini e si degradano scarsamente. I fenoli hanno effetti tossici negativi sulle attività microbiche di diversi microrganismi presenti nei suoli. La loro presenza può pertanto condurre nel lungo periodo, a pericolose conseguenze per il terreno agrario, riguardo alla sua produttività e conservazione. 

In buona sostanza: mentre i cambiamenti climatici incombono sempre più minacciosi (anche l’IPCC ha riconosciuto che non sono soltanto fantasie visionarie di cassandre ambientaliste), si pensa di spendere milioni di euro per costruire impianti che producono ulteriore riscaldamento, ulteriore inquinamento, ulteriore spreco di suolo, ulteriore spreco di acqua.

Personalmente non riesco a percepire la “circolarità” del progetto, ma ci vedo solo la “linearità”: quella di un treno in corsa lanciato a tutta velocità verso il baratro.

Federico Balestreri

Comitato Scientifico ISDE Italia

 

5 risposte

  1. splendido articolo. I miei complimenti. Certamente la guerra ha favorito la corsa alla produzione energetica, costi quel che costi, per i cittadini ovviamente.

  2. Grazie Federico per questi dettagli.
    Domani sabato pomeriggio alle 15 saremo in via Bosco e condividereremo anche questo insieme al volantinaggio informativo del sindaco di Gerre.
    Ti vedremmo volentieri

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