La sanità pubblica va a rotoli. Il rimedio? Un nuovo ospedalino

17 Febbraio 2023

Le recenti dichiarazioni della Direzione Sanitaria dell’Ospedale di Cremona sulle liste d’attesa inducono a qualche riflessione. Cosa significa lista d’attesa? Vuol dire che se hai bisogno di un’ecografia addominale adesso, a febbraio, riuscirai ad ottenerla ad ottobre oppure se ti fa male lo stomaco e prenoti adesso una gastroscopia riuscirai a farla a luglio. Sperando che non si tratti di nulla di grave, nel qual caso sei costretto a ricorrere a prestazioni private, di fatto pagandole due volte: la prima con le tasse (ammesso che tu sia un contribuente onesto) la seconda quando ne hai effettivamente bisogno.

Ovviamente la responsabilità di tale situazione è sempre del destino cinico e baro, della pandemia, delle regole da rispettare, degli accessi bloccati alla Università, della carenza di personale sanitario, della mancanza di medici. Mancano gli specialisti? Forse a Cremona, visto che posso personalmente testimoniare che in altre strutture sanitarie c’è la fila di giovani medici che, per imparare il mestiere, si accontentano di stipendi assai modesti e di carichi di lavoro persino eccessivi.

Evidentemente, non solo a Cremona, le modalità di organizzazione del lavoro nell’ospedale pubblico potrebbero essere riviste, non solo dal punto di vista economico.

Evidentemente alcune strutture sanitarie non sono per niente attrattive ed i giovani medici che, come tutti i giovani, hanno grandi aspettative e ritengono importante la loro crescita professionale, preferiscono offrire la loro opera in altri contesti.

Analisi troppo semplicistica? Forse, ma valutiamo quali potrebbero essere i motivi per cui un giovane di belle speranza e ragionevoli aspirazioni dovrebbe cercarsi un lavoro in un contesto in cui viene escluso da qualsiasi coinvolgimento strategico e decisionale, lasciato completamente solo ad affrontare una realtà spesso molto complicata, inserito in una routine che talvolta è drammatica e non allettante dal punto di vista professionale e scientifico, abbandonato nell’affrontare rischi anche fisici, pagato con lo stipendio più basso d’Europa. Se poi pensiamo che gli ospedali pubblici spesso sono stati affidati alle mani di personaggi che avevano l’unico scopo di compiacere i loro mandanti, allora il quadro, se pure non completo, aiuta molto a comprendere la situazione attuale.

No, non siamo messi tanto bene, specie se si considera che negli ultimi anni alcuni reparti eccellenti sono stati lasciati morire, impoverendo ulteriormente una condizione oggettivamente periferica. No, cari Direttori, non è sempre colpa degli altri e stupisce la assoluta incapacità di analisi di una situazione che ormai è costretta per sopravvivere ad infierire ulteriormente sui dipendenti ospedalieri superstiti. Che, in questa situazione, dureranno molto poco. Siamo di fronte ad una sanità pubblica, non solo cremonese, che sta andando a rotoli e per al quale l’unico rimedio escogitato dalle menti gagliarde della politica regionale, è la costruzione di un nuovo ospedalino. Roba da matti, a pensarci bene. Già, peccato che siano pochi quelli che ci pensano.

 

Pietro Cavalli

Una risposta

  1. Condivido pienamente tutte queste considerazioni, purtroppo gli interessi economici prevalgono sulle necessità indispensabili. I cremonesi non potrebbero interessarsi un pochino??? Dico un pochino perché tutti se ne fregano anche se devono aspettare mesi per un esame. Non voglio imbrattare le macchine come i no vax ma una manifestazione di protesta la organizzerei volentieri.

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