Esplosione di fiori selvatici a gennaio a Cremona: la natura ci dà sempre lezioni

13 Febbraio 2024

Ricerca sempre più ardita e ristretta, eppure molto importante perché ci offre materiale per riflettere in merito alle origini della vita sul pianeta, e all’escatologia collettiva. Dai tre mesi autunnali a un unico mese, gennaio, il più ostile alle fioriture e solo quello appena trascorso, nel corso del quale la vegetazione tende a ripiegarsi su se stessa per sopravvivere alle più difficili condizioni ambientali, e poi ripresentarsi nella stagione più propizia. Questo almeno è quello che si pensa abitualmente, ed è senz’altro vero; tuttavia dobbiamo considerare che anche nell’arco di un solo mese, anzi di un solo giorno, le condizioni metereologiche possono mutare significativamente.

Pensiamo alla temperatura: nel gennaio scorso si è andati da pochi gradi sotto lo zero per molte notti fino ai 12 gradi diurni del 31, l’ultimo giorno della merla, a dispetto della tradizione che ritiene i  giorni della merla i più freddi dell’anno.

Un’escursione termica che non è poco dunque per condizionare le manifestazioni della natura.

Analogo ragionamento vale per la luminosità, alla quale i fiori sono molto sensibili.

Dal 21/22 di dicembre,inizio del solstizio d’inverno,le giornate cominciano ad allungarsi; ciò nonostante gennaio rimane uno dei mesi più bui, vuoi anche per le nebbie che  hanno imperversato parecchio, soprattutto nella seconda metà.

E’ evidente che il buio ostacola l’espressione dei fiori, per effetto del quale essi tendono a chiudersi, quelli coi petali almeno, come le Asteraceae a cui appartiene la margheritina Bellis perennis L. (foto 1, centrale, del 20 gennaio) con quei suoi petali bianchi soffusi di rosa attorno a un centro dorato, o le Caryophyllaceae a cui appartiene la Stellaria media L , fotografata il primo giorno della merla , il 29, con quei suoi sottilissimi petali bianchi raccolti in coppie, che cercano di uscire dall’involucro circondato da foglioline tonde e a loro volta,  incredibilmente, soffuse sul bordo e all’apice di viola, come i sepali (foto 2). Ciò ne rende più difficile il reperimento, per quanto già sbocciati.

I funghi, al contrario, una volta sviluppati rimangono aperti anche di notte, benchè gelati, finché seccano o marciscono. E tuttavia, delle 13 specie considerate,  il Senecio vulgaris L (foto 3) , immortalato anch’esso il primo giorno della merla nelle sue abbondanti quanto minute fioriture, presenta il suo abito invariato dalla notte alla mattina, coi suoi fiori tubulosi dorati ben evidenti,  circondati dai sepali verdi dell’involucro macchiati di nero all’apice, pur essendo un’Asteracea,  ma sprovvista di petali (fiori ligulati), che sono le parti che si richiudono sul fiore in assenza di luce.

Lo stesso accade per i fiori rosati del Lamium purpureum L  foto 4 del 29), chiamato anche falsa ortica per le foglie simili all’ortica ma rispetto alla quale non punge, e per la Viola odorata L , (foto 5  del 15) più famosa col nome volgare di viola mammola. 

Che il Senecio abbia proprietà straordinarie, lo dimostra anche il fatto che è dato in fiore tutto l’anno, in tutta Italia, e dalla pianura fino ai 1.800 metri (il limite alpino). Non solo è diventato specie cosmopolita, cioè diffusa in tutto il mondo, dall’Europa alle Americhe, dall’Africa del nord all’Asia temperata, e una volta sbocciato fruttifica rapidamente. Eppure è un fiore piccolo, di pianticelle fragili che con una manata si strappano in un attimo.

A  confronto, invece, quanto tempo ci vuole per sradicare un albero?

Riguardo alla presunta potenza, allora, c’è in apparenza qualcosa che non quadra.

Cos’è  in realtà che  ci frega nella valutazione? Due cose: la prima è che consideriamo queste piante come individui, di per sè fragilissimi, e non come insieme; la seconda è che ci fermiamo all’apparenza, cioè a prendere in considerazione solo ciò che si vede, quindi i fiori, i piccoli fusti, le foglie, ma non ciò che non si vede. E in questo sta la loro vera potenza: nel nucleo primigenio che le anima e le fà risorgere rapidamente anche poco dopo gli sfalci più pesanti o nelle condizioni ambientali più difficili. Motivo per il quale queste piante sono da ritenersi pioniere . Le prime cioè a colonizzare gli ambienti ostili alla vita. Piante piccole, dunque, le pioniere, e per ovvii motivi: necessitano di un basso fabbisogno energetico e hanno una grande capacità di adattamento. Ma anche una grande capacità organizzativa!!

Un ragionamento analogo, nonostante la ben differente biologia ma soprattutto in relazione alla piccolezza, lo si può fare anche per le specie animali o microbiche. Da ricerche sui fossili in Australia, in Sudafrica e in Groenlandia, è emerso che i primi organismi viventi sulla Terra  comparvero circa 3 miliardi e mezzo di anni fa e si trattava di microbi, ovvero di cianobatteri derivati, secondo alcune teorie, da molecole di provenienza astrale dunque extraterrestri, giunte sulla Terra attraverso “piogge” di comete, meteore..

Comunque esseri piccolissimi , anzi invisibili e questo ci dà indicazioni su che tipo di specie viventi potrebbero sopravvivere rispetto ad un evento apocalittico generalizzato che dovesse colpire  il nostro pianeta, come è già avvenuto diverse volte nel corso della sua esistenza.

In merito, una citazione evangelica appare tanto illuminante quanto sconvolgente.

In Matteo 18, 1-5 .10 , Gesù disse ai discepoli : “Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli”. E’ vero che Gesù parlava innanzitutto dell’anima, ma l’analogia che possiamo stabilire tra la vita da Lui profetizzata nel Regno dei cieli, e quella biologica prevedibile sulla Terra in un futuro post apocalittico, è semplicemente straordinaria.

Analizziamo punto per punto la sua frase.

“Se non vi convertirete”,quindi se non sarete in grado di adattarvi all’ambiente che s’impone, “e non diventerete come bambini”, dunque piccoli, semplici, frugali nello stile di vita, di poche pretese.., “non entrerete nel Regno dei cieli”, ovvero non sarete in grado di vivere sulla Terra, in un contesto profondamente, radicalmente trasformato.

Ed in effetti le piante considerate sono di poche pretese, ma andiamo a vedere la loro distribuzione per trovare conferma di quanto detto. 

La margheritina Bellis perennis L (foto1) ha identica distribuzione del  Senecio; è data cioè in fiore in tutt’Italia, tutto l’anno e dalla pianura fino al limite alpino e anche di più (2000 m s.l.m.), ed è molto diffusa anche negli altri continenti. La Stellaria media L ( oto 2 ), anch’essa ha analoga distribuzione in Italia ed è diffusa in tutto il mondo senza particolari preferenze di substrato e sale fino a 2500 metri . Il Lamium purpureum L. (foto 4) anch’esso fiorisce in tutt’Italia dalla pianura fino al limite alpino, ma non era dato in fiore a novembre dicembre e gennaio. Dopo questo ritrovamento cremonese, su gennaio c’è da ricredersi. Ampiamente diffusa poi nel mondo. La Viola odorata L  (foto 5  del 15)  è data in fiore in tutt’Italia dalla pianura fino ad oltre 1000 metri, ma solo da gennaio ad aprile. Molto diffusa anche negli altri continenti.

Il Taraxaco officinale L. (foto 6 del 22) con quel suo capolino dorato avvolto dal ghiaccio  il 22 del mese ha la medesima distribuzione del Senecio in Italia ed è cosmopolita.

Con la Veronica persica Poir. (foto 7 del 15) così chiamata di specie perché deriva dalla Persia, torniamo al tema mistico. Il primo nome infatti è fatto risalire alla pia donna che asciugò il volto di Gesù con un fazzoletto nella dolorosa salita al Calvario,sul quale poi ne rimase impresso il volto, e il nome volgare più famoso è quello di Occhi della Madonna per lo splendido colore azzurro dei fiori. Chissà se effettivamente la Madonna aveva gli occhi azzurri?  Ampiamente diffusa in tutto il mondo. 

La Veronica hederifolia L  ( foto 8 del 20) dai fiori ancora più piccoli e tendenti al lilla, ha analoga distribuzione ma è data in fiore da dicembre a maggio.  La Capsella bursa pastoris (L.) Medik.subsp bursa pastoris (foto 9 del primo giorno della merla, il 29) è diffusa come il Senecio, è cosmopolita e sale fino a 2600 metri. La simile Capsella rubella Reut (foto 10 dello stesso giorno) è diffusa come la congenere, ma è data in fiore da febbraio ad agosto. Quindi il suo riscontro a gennaio è segno di imprevista potenza. Stesso discorso vale per il Sonchus oleraceus L (foto11) , E’ dato anch’esso in fiore in tutta Italia ed in tutti i mesi dell’anno tranne che a gennaio. Sarà per l’aumento delle temperature medie, ma sono già diverse le specie non date in fiore a gennaio e invece trovate fiorite in città.

Meritava citare anche un fioritura arborea, quella del nocciolo, Corylus avellana L. (foto 12) Presente in tutta Italia dal piano fino ai 1.400 e dato in fiore da novembre ad aprile. Le infiorescenze che si vedono sono quelle maschili del 20 gennaio, sotto forma di collane gialle penzolanti . 

Una chicca, infine, una specie di Umbilicus all’inizio della fioritura fotografato il 18 gennaio. La limitata estensione dell’infiorescenza rispetto al fusto fa pensare più alla specie horizontalis ( Guss) DC. , che alla più famosa rupestris ( Salisb.) Dandy, chiamate anche Ombelico di Venere per la forma depressa delle foglie.

Piante tipiche delle coste atlantiche e mediterranee, ma con forti penetrazioni nell’entroterra . Una colonizzatrice dal mare, dunque, che si sta diffondendo anche in città, preferendo i luoghi umidi e ombrosi quali le le muraglie di pietra rivolte ad est, ma attacca anche le piante, come una Robinia in via Massarotti. Anch’essa è  data in fiore da febbraio, ma la splendida infiorescenza è già pronta da giorni per sbocciare. 

Abbiamo visto in breve quanto l’inverno ci può dare in tema di fioriture, e siamo solo agli inizi, perché molte piante sono già quasi pronte a fiorire: dai ranuncoli ai gerani, dalle Papaveraceae  alle Brassicaceae..A gennaio erano già fiorite anche le Mercurialis, le Euphorbie e diverse altre…e tuttavia abbiamo visto come la maggioranza di queste piante precoci siano molto piccole. Se consideriamo la loro distribuzione nel mondo, la loro comparsa nelle varie stagioni e la loro frugalità, possiamo legittimamente pensare, parafrasando il Vangelo, che rispetto a eventi apocalittici che dovessero colpire il pianeta, queste piante apparentemente così piccole e fragili, senz’altro ci precederanno nel nuovo Regno sulla Terra, ammesso che ci sia ancora posto per noi.. 

Ma se loro non entreranno, noi non entreremo di certo, a dispetto della nostra tanto decantata  potenza,  della nostra boriosa megalomania!!

 

 

Stefano Araldi

 

 

13 risposte

  1. Incredibile scoprire che anche l’inverno ci può regalare il miracolo dei fiori che sbocciano silenziosi nei nostri giardini. Grazie all’autore di questo articolo ben documentato da belle e significative foto.

  2. Ho avuto la fortuna di leggere ieri il bellissimo articolo di Stefano Araldi sul fenomeno avvertito da tutti, ma non sottolineato dalla stampa (per quel che è a mia conoscenza) in cerca solo di scoop scandalistici da proporre in pasto ai gusti della cultura dello choc a fini di vendita. Mi riferisco al fatto, per qualcuno solo ‘’evento eccezionale’’, della fioritura fuori stagione di giardini di casa.
    E soprattutto il focus della pagina erano i fiori selvatici, i più ricchi di profezia e di parole incoraggianti, come l’Autore mette in rilievo.
    Apprezzato sempre in Araldi la competenza puntigliosa da esperto conoscitore della disciplina che è di argomento. E la capacità espositiva non banale o superficiale o fredda, ma appassionata e precisa, scientificamente illuminata.
    Ma, in questo caso, ammiro la capacità di vedervi un messaggio educativo, nella lettura profonda del linguaggio della natura: facile l’attenzione estetica, ammirare la bellezza; meno facile arrivare a cogliere comunicazioni più profonde, come gli avvertimenti apocalittici che sono così attuali, come annota l’articolista.
    Interessante il parallelo alla parola di Gesù.
    Ma qui si ferma il mio commento, perché è il centro dell’argomento dell’articolo. Qui occorre molta umiltà nell’affrontare temi che sono nella terra del mistero e della scienza: facile confondere i confini.
    Complimenti. Don Pagliari

    1. Condivido le sue considerazioni, Stefano è davvero bravo e unico !! Un “fenomeno”… della natura? Un ben di Dio, non sufficientemente apprezzato, aggiungo anch’ io.

  3. Articolo ben strutturato che grazie alla minuziosa descrizione da parte dell’autore di queste particolari specie di fiori ci fa riflettere su come la natura ci sappia sempre stupire e sia quindi da amare e rispettare.

  4. Sono rimasta davvero stupita e affascinata dalla profondità dell’articolo.
    Complimenti all’autore!
    Ho apprezzato non solo l’originalità esclusiva del contenuto, ma anche i riferimenti al Vangelo, così inaspettati e profondi.
    Grazie!

  5. Un’analisi davvero unica e puntuale. Rivela grande sensibilità per la natura .Mi piace l’accostamento religioso in un momento storico caratterizzato da grande superficialità,Complimenti e l’esortazione a continuare per regalarci sempre queste originali ed uniche informazioni

  6. … E il pensiero torna alla leopardiana Ginestra…
    Alle parole del Vangelo di Giovanni ” E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce”…
    Complimenti all’autore per l’intreccio di scienza e botanica con Vangelo e attualità!
    La responsabilità di ogni fiorellino è di ciascuno di noi perché abbia fine “Il secol superbo e sciocco” che all’oggi appare più attuale che mai.
    In un mondo privo di attenzione per i particolari di valore è un piacere leggere qualcuno che ne trovi e ne parli.

  7. Ancora un bellissimo lavoro di Stefano.Il fatto che sia riuscito a trovare tutti questi fiori in questa stagione e’ una conferma dei cambiamenti climatici.La natura , nonostante l’uomo,lavora sempre.Vorrei segnalare gli inutili sfalci,o addirittura rasature , tardivi che contribuiscono ulteriormente ad impoverire l’ambiente.

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