Nuovo proprietario e fine di un sogno per la cremasca Linea gestioni srl

15 Ottobre 2023

Linea gestioni srl, la società che svolge il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani per il Cremasco e per il Comune di Cremona, viene incorporata per fusione in Aprica spa di Brescia. Entrambe le società appartengono alla galassia A2a. È la fine di un’epoca. Sgarbo involontario ai sindaci del Consorzio Intercomunale del circondario cremasco (Cic) che, nel 1975, con lungimiranza, avevano costituito il Consorzio per l’eliminazione dei rifiuti solidi urbani e industriali. Esperienza all’avanguardia, sostenuta e proseguita per anni, la gestione diretta della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti da parte dei Comuni si è conclusa un paio di anni fa tra polemiche feroci.  Con la rottamazione di Linea gestioni srl viene eliminato anche il significato di quella scommessa vinta. Viene abbattuto il monumento che ricordava il defunto meritevole di onori e rispetto. Non cancel culture dei rifiuti, ma più prosaico calcolo di costi/benefici.  Ferita aperta, fonte di rabbia non elaborata, la vicenda che ha portato a questa situazione è intrisa di tristezza. Di rimpianti per un sogno diventato realtà e ritornato utopia. D’impotenza e disincanto. Di rassegnazione. Motivo di riflessione per gli attuali e futuri amministratori della cosa pubblica, la fine di Linea gestioni Srl è monito per evitare errori oggi e domani. E incrociare le dita e toccarsi le parti nobili del corpo non sono gesti inappropriati.

I sindaci cremaschi sono stati informati della razionalizzazione societaria – repulisti per i digiuni di conduzione aziendale –  con una pec burocratica e formalmente ineccepibile. Recapitata ai Comuni nei giorni scorsi, li avverte che Aprica subentrerà a Linea gestioni srl nello svolgimento del servizio di igiene urbana dal 31 dicembre di quest’anno.  «Alla redazione dell’atto notarile – precisa la pec – verranno comunicati i nominativi ai quali codesta Amministrazione potranno fare riferimento per ogni esigenza».

Manca un non rompete i coglioni. Ma non si usa.

La nota si conclude con il classico e rodato: «Nel restare a completa disposizione per ulteriori informazioni o chiarimenti si rendessero necessari, si coglie l’occasione per porgere cordiali saluti», ultima sigaretta del condannato a morte prima di salire sul patibolo.

Niente di eccezionale. Normalità assoluta. È il pianeta degli affari. Più cinico del giornalismo. Più freddo del ghiaccio. È il pianeta dei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa. Degli investimenti milionari. È il pianeta dove il bene comune, è parola sconosciuta o pronunciata di sguincio.

Nell’agito di A2a c’è l’essenza del business. Il distillato del colore dei soldi. La salvaguardia della società. Il consolidamento della stessa. L’interesse degli azionisti.  L’indifferenza verso il territorio e la sua storia. 

Se i parametri aziendali lo esigono, si tagliano i rami superflui o presunti tali.  Si licenzia. Si fondono aziende controllate. Si riducono le spese. Si aumenta il fatturato, compito non semplice.  Si rende la società più performante.

Gli azionisti sono il riferimento. I padroni.

Il mercato è il giudice imparziale e implacabile.

Il profitto è il termometro della salute aziendale. Killer spietato, impermeabile alle emozioni, decide la permanenza al vertice delle società di amministratori delegati e di top manager, che però posseggono sette vite. Come i gatti, cadono sempre in piedi.

Nell’operazione Aprica, ma soprattutto in quella Lgh-A2a, con la seconda che ha acquisito la prima, si trova di tutto e di più. Meno lo spirito dei sindaci del 1975. Ci sono i quattrini. C’è l’arroganza dei più forti. C’è la summa degli insegnamenti in un MBA: competitività e efficienza. Liberismo e lingua inglese d’ordinanza. Quantità industriali di earnings per share, di trailing price earnings ratio, di forward price earnings e di qualche altro cazzo di earning.

Se una società aumenta il suo peso economico, cresce anche quello contrattuale nei confronti della politica. Che è ubiquitaria, altrimenti non esisterebbero i lobbisti, presenti anche sotto il Torrazzo e in riva al Serio. «Quando hai un problema e non puoi risolverlo con i soldi, puoi risolverlo con molti soldi» (Gatto nero, gatto bianco di Emir Kusturica, regista apprezzato dai cinefili).

Le società, tutte le società multinazionali, nazionali e locali conoscono questa regola aurea. L’applicano con regolarità, impudenza ed efficacia. Non sempre l’impiego di un cargo di quattrini per il raggiungimento degli obbiettivi societari è censurabile o disdicevole. Alcune volte è meritevole di complimenti.  Altre di encomi solenni e standing ovation.  Altre ancora è la spina dorsale di una città e dei Comuni che la circondano.

La compensazione ambientale, la ristrutturazione di un edificio pubblico, il restauro di un monumento, il recupero di un’area  dismessa, la fondazione benefica o assistenziale, la promessa del mantenimento di posti di lavoro o della creazione di nuovi, sono un passpartout quasi infallibile per aprire porte che dovrebbero rimanere chiuse. Per spalancarle. Tanta roba ma, in alcune circostanze, cattivo esempio di pubblica amministrazione. 

La fusione di Linea gestione srl con Aprica è il naturale atto finale di quello che è stato un ottimo affare per A2a e un disastro per la politica e gli amministratori locali. Un eccellente affare che ha certificato l’abilità e le capacità manageriali di bresciani e milanesi e mostrato l’ingenuità dei politici di casa nostra.  Che ha evidenziato la loro miopia e inadeguatezza. L’inconsistenza. La sudditanza. La confusione. La resa. Quasi tutti proni e senza palle.

Con l’asservimento alla multiutility forestiera è stato dilapidato un patrimonio dei cittadini. Buona fede e lodevoli intenzioni dei promotori locali del matrimonio Lgh-A2a non sono in discussione, ma non li assolvono dalla Waterloo patita. I Napoleoni a parole della domenica, nei fatti e nei giorni feriali si sono rivelati nanerottoli senza nerbo.

Sono state affossate le partecipate e con esse si è inabissata la credibilità della classe dirigente alla guida il territorio. È stata distrutta una speranza, impresa che non era riuscita nemmeno con l’uccisione dell’uomo ragno. Lgh è stata ceduta ad A2a per un pacco di milioni. Tanti all’apparenza. Poco più di un piatto di lenticchie, se si considerano il settore in cui si muove e le prospettive di sviluppo.

Per i Comuni della Repubblica del Tortello l’arrivo di Aprica segna la fine di un viaggio iniziato quarantotto anni fa e proseguito tra alti e bassi. Costellato da mutamenti di linea e scelte azzardate. Non privo di errori, ma anche portatore di risultati e performance esemplari. Testimonianza di coraggio e perseveranza, Linea gestione srl ha dimostrato le capacità organizzative dell’ente pubblico. Serve crederci e mantenere la barra dritta. Poi affidarsi a persone motivate e di valore. È risaputo: le idee camminano con le gambe degli uomini.

Nel 1984, al Consorzio per i rifiuti si affianca il Consorzio per il collettamento e la depurazione delle acque. Nel 1991 i due enti si uniscono e generano il Consorzio Cremasco. Dieci anni dopo, nel 2001, il Consorzio Cremasco evolve in società per azioni, soci i Comuni cremaschi.

Nel 2003 il Consorzio cremasco si fonde con Acs, azienda del Comune di Crema. Nascono la Società cremasca reti e patrimonio (Scrp) e la Società cremasca servizi spa (Scs spa).

Il 2007 è l’anno della svolta. Scs spa si sdoppia in Scs gestioni, che si occupa di rifiuti del Cremasco, e in Scs servizi locali, che si occupa di altri interventi per  Crema. 

Scs gestioni svolge un servizio egregio, modello per la Lombardia. Orgoglio per i Comuni soci, non dura molto. Viene acquisita al 100 per cento da Linea group holding (Lgh) di Cremona, Lodi, Rovato, Pavia. In cambio i Comuni cremaschi ottengono una quota del 14 per cento della stessa Lgh. Quota che si riduce a poco più del 9, in seguito ad un successivo aumento di capitale della società. 

Nel 2016,con la cessione del 51 per cento di Lgh ad A2a, la partecipazione cremasca scende al 4 e un pelo per cento.

Nel 2021, il restante 49 per cento di Lgh passa aAa2a. I soci di Lgh non sono più proprietari della società. Di tutta questa storia ai Comuni cremaschi non rimane nulla.

Degni di stare tra gli spiriti magni del limbo dantesco, anche se quasi tutti democristiani e credenti, i sindaci del 1975 sono finiti in qualche sperduta baita sui monti dell’Aprica. Traditi e dimenticati. Fine. Titoli di coda.

Così va il mondo. Così funziona la politica. In provincia di Cremona.

 

Antonio Grassi

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