Gianni Carotti, così ricordo un amico vero

18 Settembre 2022

 

E adesso? Fino a ieri, anche se faticavi a parlare, ci si vedeva e noi amici preferivamo illuderci che, prima o poi, ti saresti alzato e avresti ripreso la vita di sempre. Certo, sapevamo benissimo che una guarigione era pressoché
impossibile, ma preferivamo restare sospesi in quel limbo di speranza che ti impedisce di arrenderti all’evidenza.
E adesso? – dicevo – con chi mi accompagnerà nelle mie passeggiate serali? Chi mi parlerà di Proust per il quale nutrivi un’autentica venerazione e che mi incoraggiavi a leggere (io ho letto solo qualche passo dello Swann senza trovare il coraggio di proseguire) ” Se riesci a superare le prime pagine, non sfuggirai all’abbraccio mortale!” dicevi.
Con te si poteva parlare di tutto e riuscivi a trovare il lato umoristico anche negli argomenti più seri. Quando ti abbandonavi all’aneddotica su fatti e personaggi della Cremona di un tempo, mi sembrava di ascoltare le storie di Piero Chiara. Eri esperto anche di musica – in gioventù suonavi il piano molto bene – spaziavi con levità e competenza da Mozart a Oscar Peterson. In altre parole, quando, a fine serata, ci salutavamo, tornavo a casa con la
consapevolezza di avere imparato qualcosa, mi sentivo più ricco dentro e questo non capita spesso.

Dovrei parlare anche delle tue debolezze e delle tue contraddizioni, ma quelle non contano perché tutti, in varia misura, ne soffriamo, mentre i pregi ci caratterizzano e ci definiscono. Ebbene sono stati questi ultimi a spingermi a cercarti come amico; come sovente ci dicevamo, la maggior parte delle persone non è in grado di pensare con la
propria testa e tutto questo porta ad assistere a dialoghi “preconfezionati” in cui senti ribadire i soliti concetti triti e ritriti. Con te tutto questo non accadeva; la discussione, a volte animata, ma mai animosa, non cedeva alla banalità, anzi, alla fine avevamo qualcosa su cui riflettere. Ed è per tutto questo che non ritengo sia arrivato il momento degli addii; preferisco pensarti altrove e leggere Proust sarà un passatempo straordinario.

 

Giuseppe Pigoli

 

 

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