Gioventù bruciata: pene certe, più scuola e famiglie responsabili

11 Settembre 2023

Il pensiero della domenica corre ai ragazzini mal cresciuti che girano per strada. Vivono rasoterra convinti di fare gradini a due a due, ma l’unica scala che salgono è quella verso l’emarginazione e il buio. Bruciano tutto, soprattutto i sentimenti possibili e ogni finestra verso il tempo lento dell’apprendimento e della maturità resta chiusa.

Sono figli di fragilità sempre esistite, ma che oggi confliggono duramente con la pretesa di questa società di essere “in” secondo modelli prepotenti quanto inconsistenti. Genitori mai adulti, di poco spessore culturale quando non peggio, lavoratori frustrati e mal pagati, assenti per lo più del tempo, nullafacenti mantenuti, malaffare atavico e incontrastato che alleva proseliti, famiglie ricche e impegnate ad apparire e a far soldi mentre i figli vengono lasciati al randagismo in compagnia del cellulare.

Il contesto? Quartieri non vigilati, abitazioni non curate, beneficienza sociale non costruttiva, totale mancanza di verifica e sanzioni per mancanza di responsabilità nella custodia di persone e cose, mancanza di interventi di recupero edilizio e ambientale, impotenza o negligenza di fronte a comportamenti censurabili, politically correct dilagante e mortale come un cancro. Ovunque circolano branchi di ragazzini confusi, cafoni, tatuati o griffati e convinti che l’arroganza sia sinonimo di potenza, manifesti viventi di fallimenti multipli genitoriali, scolastici, sociali.
Più si risale la genealogia del disagio e più si vedono carenze che si trascinano da anni sia nelle famiglie che nelle agenzie educative varie, a cominciare dalla scuola. La povertà di riferimenti certi, di quella cosa che si chiama REGOLA SOCIALE di educazione e convivenza è ormai esplosiva, innegabile quanto imperdonabile.

Persino gli oratori si sono persi, un tempo complementari e fucina di crescita per generazioni di giovani e oggi vittime di loro stessi per aver annacquato la proposta educativa a favore di una indistinta quanto banale politica di avanti tutti, senza il coraggio di saper proporre quelle vie ideali e concrete che sono parte fondante di ogni vera educazione.

Lo stesso vale per circoli politici e altre forme di aggregazione che – accanto alla scuola – potrebbero attrarre giovani menti e concorrere a formarle, in nome della libertà individuale e dell’identità collettiva. Oggi cavalcano solo teoremi astratti di posizione, senza studio della storia, nella ideologia del nemico eterno da abbattere piuttosto che in quella dell’impariamo a fare qualcosa con le nostre mani per unirci. Si potrebbe dire ” tutti chiacchiere e distintivo”.
TROPPI giovani di oggi, in un numero PURTROPPO crescente in modo esponenziale hanno perso interesse in qualsiasi cosa che abbia una regola, che richieda un impegno e la capacità di credere in qualcosa. Girano a caso e a vuoto, confondendosi nella melassa della deresponsabilizzazione che maschera inefficienze, ignavia, ipocrisia, malafede. Istruzione, arte, sport, musica, non alimentano desiderio di fare ma solo consumo. La famiglia è un concetto astratto, modellabile al proprio piacimento egoistico tanto è diventata fluida e soprattutto isolata come valore. Il cellulare e i social sono realtà per loro, è tutto il resto ad essere diventato virtuale.

Servono sicuramente leggi più severe per tanti comportamenti, ma a mio parere ci sono due pilastri mancanti: la CERTEZZA DELLA PENA – e quindi un sistema giudiziario veloce ed efficiente – e PIU’ SCUOLA, intesa non solo nelle forme istituzionali, ma anche intesa come presenza capillare attraverso iniziative anche di volontariato sociale fortemente sostenute dall’apparato pubblico che colonizzino ogni territorio. L’istruzione e l’accoglienza seria attraverso una rete culturale forte e rigorosa sono l’unica speranza per dare un futuro ai nostri giovani, di qualsiasi estrazione sociale o etnia o religione siano, perché tutti sono cittadini e tutti hanno diritti e doveri verso tutti.

Se mancano la volontà politica e la volontà individuale di assumersi responsabilità concrete e pretendere assunzione di responsabilità da tutti di fronte ad un problema così grande come è quello della formazione dei nostri giovani, manca la strada per qualsiasi futuro e inizia la giungla. Inutile riempirsi la bocca di parole e pensare solo a pene più severe; inutile magnificare le porte aperte se dietro e dentro non ci sono percorsi rigorosi di istruzione, educazione, formazione di ogni tipo; inutile fare discorsi dal pulpito sul lavoro se si alleva una generazione che non sa usare né testa né mani, incapace di sperimentare fatica e sacrificio e priva di preparazione di ogni genere; inutile girarsi dall’altra parte per non vedere né sentire: se manca tutto il resto di cui l’umanità ha bisogno è proprio inutile aprire la bocca.

 

Patrizia Signorini

5 risposte

  1. Sono colpita dalla sua sensibilità e lucidità. Sono d’accordo sulla sua riflessione e le chiedo: sarebbe Lei disponibile ad assumersi un incarico istituzionale per intraprendere un percorso di ricostruzione seguendo le sue proposte? O ci fermiamo alla teoria…

    1. Nel mio piccolo, avendo lavorato per quasi 10 anni nei servizi sociali, ho sempre creduto e cercato di fare tutto quello che potevo in modo coerente con quanto ho scritto. La mia formazione, poi è giuridica, per cui è forte in me il senso della giustizia sociale. Sarebbe un discorso lungo perché occorre entrare nei meandri della gestione politica, ma la risposta è sì, si lo farei e spero di rendermi utile in qualche modo quando sarò libera dal mio lavoro attuale. Intanto osservo, soffro, mi arrabbio e talvolta rompo il mio riserbo perché mi sento in colpa se taccio.

  2. Tenuto conto che spesso le famiglie sono peggio dei ragazzi, che cosa si potrebbe fare? Istituire tempi scolastici prolungati con attività educative mirate in modo che i ragazzi comincino a distinguere il buono per sé e per la società dall’inutile e comodo isolamento social. Ma se la scuola viene da decenni continuamente privata di risorse umane, economiche e strutturali, da che parte si comincia? Con il volontariato? Perché no!

  3. Sono d’accordo! Resta aperta la questione di come trovare una classe politica disposta a promuovere rigore, competenza e affidabilità che, com’è noto da tempo ormai, risulterebbero decisamente penalizzanti da un punto di vista elettorale. Il futuro non è per niente roseo.

  4. Ringrazio per lo stimolo alla riflessione. Chiamiamo pure le cose con il loro nome con il rischio di essere criticata: serve una Scuola EDUCATIVA. Scelte politiche precise, neoliberiste, fondate su produttività, prestazione, competizione l’hanno spogliata dello scopo: formare i cittadini di domani. Gli alunni devono imparare ad essere produttivi, vincitori. Il filosofo Galimberti la definisce “tecnica e corto circuito umano”, non risparmia senz’altro anche i genitori. Del resto immagine della società. Il volontariato è strumentale, in gran parte, al sistema, che usa il social washing per penetrare più agevolmente.

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