Green pass, italiani favorevoli tra demagogia e ideologia

27 Luglio 2021

Il 72 per cento degli italiani è favorevole al green pass. E’ il risultato di un’indagine demoscopica commissionata da Rai Radio 1 dopo quella condotta nei giorni scorsi da Swg che aveva dato un esito analogo. Quasi tre intervistati su quattro ritengono utile e corretto imporre restrizioni sui non vaccinati, più esposti al rischio di contrarre e trasmettere il virus, e sono inclini ad applicare l’obbligo vaccinale disposto dal governo a partire dal 6 agosto per accedere a ristoranti, bar, treni e locali al chiuso in generale, oltre a viaggiare all’estero. Sarà interessante vedere se Lega e Fratelli d’Italia rivedranno le rispettive posizioni sul green pass alla luce dell’orientamento espresso a larghissima maggioranza dal campione preso in esame. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria, nel febbraio 2020, le due forze politiche si sono costantemente distinte per le posizioni critiche assunte sulle restrizioni imposte prima dal governo Conte poi da quello Draghi, benché i lumbard facciano parte dell’attuale maggioranza. Anche in merito all’introduzione del green pass hanno intercettato gli umori prevalenti tra i loro elettori e soprattutto le voci critiche degli operatori economici, spostando l’asse della discussione dalle misure necessarie a garantire la sicurezza sanitaria caldeggiate dalla comunità scientifica a un ‘liberi tutti’ giustificato dallo svuotamento delle terapie intensive. E’ vero: è stata cancellata ogni restrizione, dall’obbligo delle mascherine ai divieti di spostamento, quando i malati gravi occupavano il 30 per cento dei reparti ospedalieri dov’erano ricoverati e si introduce il passaporto vaccinale adesso che le rianimazioni sono al 2 per cento della capienza. Ma onestà intellettuale suggerisce di valutare i provvedimenti adottati per contrastare il covid-19 non col senno di poi ma con le conoscenze (scarsissime) e l’esperienza (inesistente) in possesso delle autorità sanitarie e dei governanti nel momento in cui le decisioni sono state prese.

Ma anche l’applicazione del green pass, così com’è stata decisa dal governo, solleva perplessità. E’ legittimo affidare il controllo ai privati, titolari di bar e ristoranti e al personale in servizio sui mezzi pubblici e nei luoghi al chiuso? E per quale recondita ragione le discoteche restano chiuse? Non è una garanzia sufficiente la prova di essere vaccinati o di risultare negativi al tampone? Dubbi altrettanto fondati solleva il ‘caldo invito’ rivolto ai genitori di immunizzare i figli dai 12 anni in su. Infatti in queste ore in Gran Bretagna, Germania, Francia e Belgio si stanno prendendo posizioni prudenziali sulle vaccinazioni dei minori perché non si conoscono gli effetti del siero a lungo termine.

Il tema cocente è quello della scuola e delle strutture sanitarie dove molti operatori non sono vaccinati e non intendono farlo. Anche qui i dubbi si sprecano. Medici e infermieri non immunizzati possono continuare a lavorare? E se in classe si presenta un insegnante non vaccinato, un alunno è autorizzato ad abbandonare l’aula? Tutte queste domande discendono dal fatto che manca una legge che imponga di vaccinarsi. In presenza di un’apposita normativa, lo Stato si assumerebbe la responsabilità anche civile delle reazioni avverse delle quali adesso non si fa carico perché il vaccinato firma un consenso informato che sgrava l’autorità pubblica. Proprio perché non c’è obbligo legale, sono assurde le manifestazioni nelle piazze italiane dei ‘no vax’ che strumentalizzano una questione di tutela della salute pubblica riducendola a un fatto dogmatico. Bisogna strappare questa discussione dal perimetro ideologico. Lo dovrebbero fare con senso di responsabilità innanzi tutto i partiti, liberandosi dal giogo del consenso immediato. Parlare alla pancia della gente procura al momento qualche voto in più, ma alla lunga non paga.

 

Vittoriano Zanolli

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