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Centri commerciali. De Crecchio e Turati, architetti a confronto

5 Dicembre 2023

Pubblichiamo lo scambio di opinioni tra architetti: Marco Turati e Michele De Crecchio si confrontano sul delicato e complesso tema dell’apertura di centri commerciali a Cremona che peraltro investe tutte le città medio-piccole. Il botta e risposta trae spunto dall’intervento provocatorio di Octopus che ripubblichiamo in calce al quale si possono leggere i commenti dei due professionisti..

Carissimo Michele, da te ho sempre e solo da imparare. Al di là dell’affetto e della stima personale che nutro nei tuoi confronti, lasciami però dire che, naturalmente, è vero che la conferenza dei servizi decisionale sui centri commerciali viene indetta dal Comune, il quale è poi titolare dell’eventuale autorizzazione finale. Ma, come ben sai, è anche vero che la suddetta conferenza dei servizi si può concludere a maggioranza, con il voto di regione e provincia che impongono al Comune le scelte.

E spesso è ciò che è accaduto in passato. Così come naturalmente è vero che le aree commerciali sono messe dai comuni sugli strumenti urbanistici generali. E molte sono le cose che si potrebbero dire sulle trasformazioni avvenute nel mondo del commercio degli ultimi 20 anni. Tra queste certamente il fatto che l’ultima amministrazione a Cremona è stata perlomeno poco coraggiosa nella gestione del PGT, non c’è dubbio.

E tuttavia credo che in questo settore ci sia molto di più:
– il fenomeno dei Centri Commerciali impera ovunque nelle città di media taglia (questo dibattito si riproduce identico sulla stampa di Pavia, Brescia, Mantova, Piacenza, Parma, Lecco, Sondrio…);
– la spesa alla fine vanno tutti a farla al supermercato, e non alla bottega all’angolo (perché costa meno, perché la qualità non è poi vero che sia peggiore, perché il tempo a disposizione è sempre poco e nei supermercati si trova tutto concentrato…);
– l’e-commerce dilaga (gli under 40 acquistano tutti in internet qualsiasi cosa: dalla bicicletta, al cibo, ai libri, alle scarpe…);
– le catene e i marchi in franchising aprono ovunque, a prescindere dal fatto che ci sia o meno per loro un bacino di mercato, seguendo logiche per noi incomprensibili (solo per diffondere il marchio);
– tantissima gente preferisce trascorrere le proprie domeniche nelle gallerie commerciali e negli outlet invece che in collina, al mare o in montagna…;
– ecc.
Insomma… La crisi del commercio ha origini e percorsi assai più complessi di quelli che vengono spesso rappresentati nel dibattito giornalistico, trovando facili colpevoli nei sindaci.

Non sto dicendo che siano fenomeni positivi (anzi, per me sono assai tristi…), ma esistono, sono ineluttabili nella loro forza e la politica locale, per quel che vedo nelle città dove mi capita di lavorare, ben poco può fare per arginarli.
Inoltre, sappiamo bene come, dietro ciascuna delle recenti vicende di apertura di nuovi punti commerciali in città, ci siano storie diverse, che andrebbero analizzate separatamente e con distacco.

La storia, ad esempio, del Despar di Porta Mosa (che peraltro non è che è un supermercatino rionale, a quel che risulta anche assai atteso dai residenti) è quella di un’area pubblica, destinata a servizi pubblici, a cui il Comune di Cremona quasi 20 anni fa ha cambiato destinazione d’uso per valorizzarla e venderla, dietro impulso del ministro Tremonti che all’epoca spingeva fortissimo perché i Comuni cartolarizzassero tutto il possibile.
Quell’area fu venduta nel 2006 a 6 milioni e mezzo di euro, tra gli applausi bipartisan di tutti (e nessuna lamentela da parte dei residenti confinanti), a un privato, che ne acquistò il volume per ricavarne legittimamente un’operazione immobiliare profittevole.

Ora, io non credo di poter essere additato tra i sostenitori dei palazzinari…

Ma crediamo davvero che il Comune di Cremona (da qualsiasi amministrazione governato), dopo aver venduto a un privato un’area a quel prezzo, avergli approvato un piano di lottizzazione finalizzato al suo conseguente sfruttamento, potesse oggi dirgli che ha scherzato, che ha cambiato idea e gli toglie l’edificabilità che gli aveva prima attribuito per poterla venderla a quel prezzo, e ora la destina nuovamente a una funzione di verde pubblico? Neanche i giocatori d’azzardo delle truffe all’autogrill con le tre carte sarebbero capaci di tanto…!

Storia diversa, ma con tratti comuni, ce l’ha l’area Cardaminopsis, da 25 anni destinata all’edificazione, passata attraverso piani di lottizzazione approvati dal Comune (che nel frattempo aveva stabilito che l’asta della Paullese fosse vocata all’edificazione senza soluzione di continuità tra Cremona e Costa Sant’Abramo), proroghe di legge e un discreto pacchetto di diritti edificatori semi conseguito…

Caro Michele, io sono il primo a domandarmi come caspita farà a trovare clientela questa questa ulteriore nuova struttura commerciale… di cui farei volentieri a meno.

Ma siamo davvero convinti che oggi il Comune di Cremona sia nelle condizioni giuridiche per poter dire di no a quell’intervento?

O che potesse seriamente toglierlo dal PGT? Io ho qualche dubbio…

Così pure analogamente per la vicenda dell’Armaguerra…

Temo si trattasse di partite giuridicamente perse.

È vero che si è deciso di non cominciare neppure a combatterle…

Ma il mio timore è che non avessero speranze.

Invece credo che ci troveremo in sintonia nel pensare che si sarebbero potute tranquillamente evitare le scelte urbanistiche relative al polo logistico di San Felice, all’impianto di bio metano ed al nuovo ospedale. (oltre alla Cremona-Mantova).

Ma sono altre storie…

Un abbraccio

Marco Turati

I giovani fuggono da Cremona, ma il nuovo ospedale li tratterrà

3 risposte

  1. “…. La politica locale ben poco può fare per arginare ” il proliferare di supermercati e centri commerciali. Dico che non è questa la corretta lettura del fenomeno perché la politica locale ha sposato questo processo, l’ha foraggiato, sostenuto, facilitato e in cambio ottiene appoggio politico da potentati economici locali e non, e ritorni a titolo di oneri per le finanze comunali. Ovviamente non mettiamo in elenco il triste capitolo mazzette. Non è vero che non si possa fare qualcosa di diverso, si sceglie di non farlo e chi “pettina le bambole” cercando giustificazioni dove non ci sono all’insegna del “così va il mondo che ci dobbiamo fare” fa un pessimo servizio alla collettività e non è meno responsabile dello scempio di risorse, territorio, salute pubblica (perché IL CEMENTO UCCIDE) cui assistiamo inermi ma non arresi perché capaci di giudizio. Se nei collegi dei docenti della mia scuola la mano alzata non fosse stata solo la mia le scelte avrebbero potuto essere diverse e avrebbero fatto diversa la scuola. Moltiplicato per tutte le scuole d’Italia questo farebbe diverso il Paese e suoi destini. Ci vuole il coraggio di chiamare le cose col loro nome, di pagare per averlo detto, di rinunciare ai benefit e agli “amici” che sai di perdere. Però è così che si costruiscono scuole oneste, amministrazioni trasparenti che servono la collettività e non se ne servono, un’Italia che voglia restare di fatto e non a parole DEMOCRATICA come i Costituenti ce l’hanno consegnata e come ce l’hanno regalata coloro che sono morti obbligati a combattere una guerra decisa da chi si è arrogato il diritto di disporre arbitrariamente delle vite altrui. Le scelte della politica locale oggi attentano in altro modo alle nostre vite. Va denunciato senza infingimenti o si è semplicemente e colpevolmente collusi.

  2. Il Comune di Brescia ha tolto un intero ambito di trasformazione per nuove edificazioni perché non coerente con il proprio programma politico di mandato votato dai cittadini. Vincendo al Consiglio di Stato e ottenendo l’incostituzionalità della Legge Regionale sul consumo di suolo che toglieva potestà pianificatoria al Comune. Sconfessando il mantra dei diritti edificatori intoccabili (come altre sentenze hanno già ribadito che non sono perenni). A Cremona rimane una volontà politica, in continuità bipartisan, rivolta a mantenere gli equilibri di potere e interessi particolari. Ripropongo questo intervento: https://m.facebook.com/groups/salviamoilpaesaggio.ccc/permalink/4235811393104993/

  3. Caro Marco, sei troppo indulgente nei confronti della amministrazione Galimberti, giunta che pure anch’io ho votato per ben due volte, pensando che potesse essere il minore dei guai possibili. Purtroppo è innegabile che l’attuale Giunta non solo non si sia opposta (come avrebbe potuto e dovuto fare) a nessuno dei troppi insediamenti commerciali e logistici previsti dal piano urbanistico ereditato dalle amministrazioni precedenti, ma, in vari modi, ne ha spesso persino, masochisticamente, agevolato l’insediamento, sia convenzionandoli a condizioni decisamente di favore, sia spesso rinunciando a pretendere (come sarebbe stato sicuramente più opportuno) gli allacci alla viabilità esistente tecnicamente più opportuni. Per evitare che l’ufficio tecnico provinciale (tradizionalmente più rigoroso difensore della qualità del servizio garantito dalla viabilità extra-urbana) potesse rinnovare la richiesta di risolvere a livelli sfalsati (come a suo tempo avvenuto sia nel caso dell’Iper di Gadesco e come era stato richiesto anche per il centro commerciale proposto dalla Cardaminopsis di Picenengo), l’amministrazione Galimberti si è infatti caricata di tutte le incombenze relative alla gestione della intera tangenziale urbana (dal confine con Castelverde al confine con Gadesco-Pieve Delmona, acquisendone la totale proprietà. Da tale, certamente inopportuna e miope, scelta amministrativa deriveranno sicuramente gravi disagi, non solo alla fluidità del traffico, ma anche al bilancio comunale che sarà inevitabilmente appesantito dai ben maggiorati costi di manutenzione e gestione che, inevitabilmente, ben presto si evidenzieranno. Mi sono limitato a segnalare quello che a me sembra il più macroscopico e più volte ripetuto errore amministrativo compiuto dalla attuale Giunta (quasi sempre senza che la minoranza, peraltro, movesse obiezioni di sorta) ma, purtroppo, ne potrei agevolmente elencare molti altri, anche solo limitandomi ai settori nei quali credo di avere maturato una certa esperienza! Ciao.

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