Il clima che cambia, autunno stagione dei fiori: ecco i gioielli cremonesi

23 Gennaio 2024

No, non ho confuso le stagioni, scrivendo autunno anzichè primavera; né ho fatto riferimento ai vivai, splendidi ambienti da documentare pure loro, ove si possono trovare fioriture tutto l’anno. Non ho preso neppure  in considerazione le piante coltivate. Ho esaminato solo i fiori selvatici, quelli che si possono incontrare ovunque a crescita spontanea e ho scoperto  una natura particolarmente ricca, benchè apparentemente sottovalutata,  perché l’autunno è solitamente considerato la stagione dei frutti, dei funghi e delle foglie cadenti.

L’aumento delle temperature ha senz’altro contribuito a un prolungamento delle  fioriture estive; d’altra parte una rigida classificazione stagionale ha poco senso, perché le stagioni sono definite sulla base  di criteri arbitrari stabiliti dall’uomo, ma la natura non ne è vincolata e fa quello che vuole, secondo suoi  parametri, per cui trovare fiori tipicamente di stagione, non è impresa facile. Solitamente le fioriture stanno a cavallo di diverse stagioni. Alcune piante, addirittura, come il Senecio vulgaris L, sono date in fiore tutto l’anno, in tutta Italia, dalla pianura fino a 1800 metri di altezza  (il limite delle zone alpine).

Altre, come il Tanacetum vulgare L  (foto 1 centrale), possono stupire assai. La pianta è data in fiore da giugno a ottobre. Ebbene, l’immagine proposta risale al 17 dicembre del 2009, al limite della stagione invernale, ma in una situazione climatica assolutamente invernale. L’ondata di gelo che investì la Lombardia in quel periodo arrivò il 13 dicembre, pochi giorni prima che vidi la pianta, abbassando la temperatura a livelli ritenuti eccezionali da noi, fino a  15 gradi sotto zero, una delle ondate di gelo più importanti degli ultimi decenni, portando con sè copiose nevicate. 

Benchè l’immagine, per l’atmosfera burrascosa,  non sia in  grado di esprimere il bel colore dorato dei flosculi tubulosi, l’ho proposta ugualmente perchè il Tanaceto emergeva dalla coltre di neve rispetto all’arrivo della quale, il 13 del mese,  era quasi sicuramente anteriore, e ciò nonostante persisteva,  e ben oltre i limiti stagionali previsti per la sua fioritura (ottobre). Apparente paradosso? Bizzarria della natura? No, solo limitata conoscenza umana delle capacità della natura.

L’evento rivalutava anche l’etimologia meno gettonata della pianta, e cioè quella dal greco “athanasia” che significa letteralmente senza morte, dunque immortale , per la lunga vita dei suoi fiori, che sfidano anche le più ostili intemperie, benché l’etimologia più accettata sia quella di “taeniatica” da tenia, verme, per le sue note proprietà vermifughe.

La Linaria vulgaris Mills subsp. vulgaris (foto 2) ha anch’essa una fioritura che interessa ben tre stagioni, da maggio a novembre, sebbene da noi sia solitamente tardiva e quindi più autunnale. La caratterizza il bicolore della corolla, dal giallo limone al giallo zolfo fino all’arancione, e quel lungo sperone ricurvo che diventa un problema per le api le quali hanno una tromba troppo breve per acquisire il nettare che in quello sperone si deposita. Allora aprono un foro alla sua base, e da lì lo raccolgono mentre scola. Splendida pianta, la Linaria, con quella tipica disposizione dei fiori a grappolo.

Che dire poi della Silene latifolia Poir. (foto 3)?  Altro gioiello della nostra campagna, anch’essa ampiamente diffusa ed in fiore da aprile a dicembre. Quei cinque petali  bianchi bilobati a metà  che ospitano al loro  interno le antere giallastre, svelano che ci troviamo di fronte a una pianta maschile: carattere tanto diffuso quello dell’unisessualità nel mondo vegetale quanto quello  dell”ermafroditismo. E in effetti anche in questo caso può accadere che una pianta femminile presenti componenti del sesso maschile, per azione di un fungo, l’Ustilago violacea

La Centaurea nigrescens Willd subsp nigrescens (foto 4) è forse il fiordaliso più diffuso da noi, con quel capolino fiorale rosato violetto che domina nei prati da giugno a novembre, e le tipiche appendici dell’involucro. Sembra un fiore, quel capolino, invece è un’insieme di fiori perchè ogni singolo petalo ha in sè i caratteri riproduttivi (proprietà tipica di tutte le Asteraceae). 

Meraviglioso anche il Verbascum blattaria (foto 5). Dall’etimologia complessa, quella di specie deriva da una pianta nota nel’antica Roma, il Blattarium, così chiamata perché attirava gli scarafaggi e poi confluita nel genere che ci riguarda.  Poco incoraggiante, parrebbe, e invece produce dei fiori stupendi, gialli con gli stami rossi e le antere aranciate, quelli maschili. E di scarafaggi nei suoi pressi non ne ho mai visti. Anch’essa conferma la tendenza della fioritura pluristagionale, avvenendo da aprile fino a novembre, per quanto fotografata in autunno.

Il Clinopodium nepeta (L) Kuntze subsp nepeta (foto 6) si distingue per i fiori piccoli e graziosi, dalle tinte pallide,  raccolti in verticilli su fragili steli e dalle fauci spalancate. Ma è l’aroma che contraddistingue innanzitutto la famiglia di appartenenza, quella della Lamiacea , che comprende anche  le mente, le salvie, l’origano… Ottimo abbinamento tra bellezza alla vista e piacere olfattivo. E’ data in fiore da maggio ad ottobre, ma la foto effettuata il 19 novembre scorso dimostra che anche in questo caso la fioritura è andata ben oltre i limiti umanamente stabiliti. 

La Malva silvestris L (foto 7) con quei cinque petali bilobati dai colori variabili, che vanno dal viola al rosso al blu, e quelle venature longitudinali più scure sui petali, rappresenta un’altra meraviglia ad ampia distribuzione in tutta Italia, e anche stagionalmente, essendo data in fiore da aprile a novembre. 

E’ curiosa una sua etimologia popolare per cui Malva sarebbe la sintesi delle due parole “male va”, per le sue proprietà medicamentose, donde il nome di genere. 

L’hedera helix L subsp helix  (foto 8) , tra le piante presentate finora, è quella più tipicamente autunnale perchè è quella più tardiva a fiorire (da agosto a dicembre). Singolari poi i fiori a stella del color verde tipico invece  delle foglie, che in questo caso sono più scure, oltre che lucide e coriacee. Il suo nome scientifico sintetizza alcune  peculiarità: quella di  aderire alle piante (assonanza col latino hadaereo) e quella di attorcigliarsi a spirale attorno ad esse, a elica (helix in greco) appunto.

L’Achillea collina (Becker ex Wirtg.) Heimerl ,  foto 9) è un’altra magnifica sorpresa. Data in fiore da maggio ad agosto, persiste anche ad ottobre, la foto è del 14 del mese, ben oltre i limiti convenzionali previsti.Sottospecie della più famosa millefolium, così chiamata per le foglie divise in numerose lacinie lineari, appartiene a un genere dedicato al famoso eroe  Achille, perché si tramanda che egli si curasse le ferite di guerra con piante di questo genere, che sono state pure ritrovate in una necropoli irachena dell’uomo di Neanderthal, 60 mila anni fa, a conferma del loro impiego antichissimo come erbe medicinali.

Singolare quindi il fiore del Solanum nigrum L ,  (foto 10) con la corolla bianca rotata che espone le antere gialle connate. Boccone facile dunque per gli impollinatori.Produce delle bacche prima verdi poi nere ritenute velenose ma tale negativa proprietà pare estendersi a tutte le parti verdi della pianta. E’ data in fiore tutto l’anno tranne che a gennaio.

L’Erigeron canadensis L  (foto 11) è una delle tante esotiche naturalizzate.  Fiorisce  da maggio a ottobre, con un ricco, vaporoso sviluppo dell’infiorescenza che può raccogliere anche 200 esemplari, dai boccioli ancora chiusi ai pappi già vuoti.

La Fallopia baldschuanica ( Regel) Hokub (foto 12) ,benché data in fiore già a maggio, da noi si fa vedere nella sua stupenda e generosa fioritura sul finire dell’estate fino a ottobre. Splendida rampicante dai fiori bianchi, un’altra esotica invasiva, pare originaria del Turkestan.

E infine il famoso Topinambur, (Helianthus tuberosus L.) parente stretto del girasole. Pianta a sviluppo tardivo, in fiore da luglio a ottobre, ama i luoghi esposti al sole, donde il nome, ed è diventata famosa anche per un tubero che veniva in passato ampiamente consumato. Chiamata anche Girasole del Canada, Paese dal quale proviene a conferma di quanto le esotiche abbiano nel tempo modificato i nostri ambienti naturali. I  suoi grandi fiori giallo aranciati, che svettano su alti steli, rappresentano una delle più belle e appariscenti fioriture della stagione autunnale. Nel caso specifico i suoi teneri petali ospitavano una coppia di insetti in accoppiamento.

Ho parlato di ricchezza floreale perchè l’esperienza acquisita mi consente di trovare  diverse specie attraverso la ricerca sul campo; ma è ben poca cosa rispetto a quello che si poteva trovare  non solo all’epoca dei Romani, quando gli ambienti naturali erano quasi completamente diversi da quelli attuali e molto meno inquinati,  ma anche pochi decenni or sono. E questo vale soprattutto per le zone umide, le più delicate e quindi le più a rischio a scomparire come s’è visto per il bodrio Vacchelli.

Chi ha più visto la Ninfea, ad esempio? Se non in stagni privati?

Ho presentato specie abbastanza comuni e  diffuse, ma se il degrado, se la sottrazione di suolo proseguono come pare in maniera velocemente inarrestabile, anche queste specie potrebbero diventare presto meno comuni, quindi rare e a rischio sparizione. 

Si blatera tanto a vanvera di tutela ambientale ma intanto si prosegue a rubare spazi alla natura costruendo edifici, allargando le cosiddettet aree produttive, ipotizzando poli logistici… I prati sono sempre più rari perché facile oggetto delle mire predatorie dell’uomo a scopi speculativi. Non dimentichiamo quindi l’impiego elevato di diserbanti che contribuiscono a far sparire la flora indigena, pur di non sprecare spazio per le monocolture. 

Riccardo Groppali diceva che non c’è più tempo per invertire la rotta, e che ogni giorno si perde nel mondo un numero incalcolato di specie animali e vegetali. A proposito, si dice che siamo già nel corso della sesta estinzione di massa del pianeta!

Certamente, se le dichiarazioni pro ambiente non sono seguite dai fatti, non può essere che così.

 

Stefano Araldi

 

10 risposte

  1. Ringrazio l’autore di questo articolo per le descrizioni meticolse dei fiori d’autunno corredate da stupende foto. Come sempre il Dott. Araldi, riesce a stimolare l’attenzione e osservazione per il mondo naturale, patrimonio di tutta l’umanità.

  2. Articolo molto bello, anche per le suggestive descrizioni dei fiori, che dimostra una notevole competenza dell’autore in ambito botanico.
    Condivido pienamente anche la sua posizione riguardo al fatto che la tutela dell’ambiente non possa più essere rimandata.

  3. Articolo molto esauriente che dovrebbe fare riflettere in modo reale e concreto sui cambiamenti climatici e su quello che noi tutti, ma soprattutto chi governa il mondo, dovremmo seriamente cambiare nei nostri comportamenti. Chissà se nel nostro piccolo anche i Politici nostrani troveranno spunti di interesse per cambiare rotta…

  4. Complimenti. La sensibilità verso l’ambiente è fondamentale. La terra non ci è stata data in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli…

  5. Quante volte mi sono imbattuta in questi bellissimi fiori anche per la zona geografica in cui abito !Mai, però, una riflessione profonda che solo oggi, grazie al dottor Araldi ,mi sento di condividere .Complimenti per la profondità e la competenza!!

  6. Bellissimo articolo . Non vedo l’ora di rileggerlo con calma e ovviamente di trovare in natura quei bellissimi fiori. Grazie

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