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Il libro. Cirillo e ‘Il buio’: la solitudine e la fatica di vivere

3 Giugno 2023

E’ la solitudine il tema ispiratore del nuovo romanzo di Fernando Cirillo, presentato nei giorni scorsi all’Adafa di Cremona. Ha fatto gli onori di casa Fulvio Stumpo, presidente del sodalizio culturale, davanti a una platea gremita. Vittoriano Zanolli ha intervistato l’autore (entrambi nella foto centrale).

‘Il buio’, Antipodes editore, in vendita alla Libreria del Convegno in corso Campi a Cremona, affronta il tema complesso e quanto mai attuale della solitudine. Un medico in pensione, vedovo e senza figli, si confronta quotidianamente con un disagio esistenziale al quale peraltro ha fatto l’abitudine finché non familiarizza con la cassiera del supermercato che è il suo punto di riferimento quotidiano e pressocché l’unico contatto sociale. Tra i due nasce un rapporto fatto di conoscenza e confidenze reciproche che cresce toccando le corde più profonde dell’anima. Sboccia un amore che l’uomo vive in modo platonico e conflittuale, trattenuto dalla grande differenza d’età. Il sentimento che li lega si fa sempre più intenso, alimentato dalla curiosità e dai diversi interessi personali che paradossalmente li avvicinano anziché allontanarli. Lui appassionato di musica classica, cultore dei classici e tecnologicamente figlio dell’era analogica, lei nativa digitale, distanti anagraficamente e culturalmente, colmano il rispettivo vuoto esistenziale con una frequentazione assidua. L’attesa dell’incontro accresce il desiderio che prima li avvicina e poi li separa, forse definitivamente.

La trama si sviluppa in un contesto ambientale e urbano cupo, reso spettrale da una tempesta magnetica che sconvolge le abitudini della gente ed esaspera il senso di solitudine. Ma due solitudini, quelle dei protagonisti de ‘Il buio’, si elidono o si sommano? La risposta-non risposta è racchiusa nell’epilogo del romanzo. L’autore ne propone una, se vogliamo quella naturale e la più scontata, senza escluderne altre.

A suggerire la logica conclusione di una vicenda amorosa tra due persone così lontane tra loro è il tema, quello della solitudine appunto, che ha ispirato Cirillo nella stesura dei due precedenti romanzi, ‘DOG una storia di ordinaria normalità’ e ‘Il sentiero per il lago alto’ che con l’ultimo nato formano una trilogia unita da un unico filo conduttore. Nel primo libro, la vicenda si svolge in una cittadina di provincia dove “tutti sanno tutto di tutti ma nessuno sa nulla”. La vita di relazione, in famiglia e sul lavoro, si consuma nell’indifferenza: così le cose della peggior specie finiscono per diventare normali. Una normalità che non risparmia nessuno in una sorta di omertà condivisa. Ne “Il sentiero per il lago alto” la crisi di coppia nasce dalla incomunicabilità e dalla noia.

Medico chirurgo oncologo dai molteplici interessi, Cirillo da giovane ha coltivato la passione per il cinema alternativo che lo ha avvicinato a Gianni Carotti scomparso di recente. Si dedica alla scrittura  e alla musica a tempo pieno da quando ha cessato l’attività all’ospedale maggiore di Cremona. ‘Non sono uno scrittore professionista e neppure un medico che scrive – ha precisato durante l’intervista -. Ritengo necessario universalizzare il contenuto dei racconti, evitare il diario, dare stimoli al lettore per invogliarlo nel corso della lettura in modo che trovi qualcosa di suo’. Fernando Cirillo è comunque tuttora impegnato nella pubblicazione di lavori a carattere scientifico.

I tre romanzi di Cirillo sono brevi. ‘Le stesse cose che racconti in una mattonella di 500 pagine puoi sintetizzarle in un centinaio – ha spiegato Cirillo -. Un libro di poche pagine lo puoi leggere in un paio di pomeriggi e te lo puoi portare appresso, come il digestivo Antonetto. Senza dimenticare che i lettori si dividono in due categorie: quelli che leggono e quelli che comprano libri. In definitiva, le mattonelle sono utili come oggetti d’arredo’.

Sollecitato dall’intervistatore, l’autore ha poi chiarito perché sono sempre due i protagonisti dei suoi romanzi brevi o racconti lunghi che dir si voglia: ‘Due è il numero perfetto. A tavola in coppia, ad esempio, la conversazione fluisce scorrevole e naturale, interrotta e intralciata se è presente un terzo commensale. I libri e i film dove capita che si inserisca un nuovo elemento accanto alla coppia protagonista mi mettono in difficoltà. Perdo il filo del discorso.’

 

 

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