Regione, pugno di ferro di FdI, il ruolo della Santanché e i rischi di Superti

15 Marzo 2023

La maratona negoziale che si è resa necessaria per raggiungere l’accordo sulla giunta regionale lasciava presagire le tensioni che serpeggiavano nella maggioranza: stessi colori precedenti, ma pesi ben diversi nel nuovo esecutivo lombardo. Fratelli d’Italia non ha preteso la presidenza come avrebbe potuto sulla scorta del successo conseguito alle elezioni politiche dello scorso settembre. Ha atteso la prima riunione del governo regionale per chiarire che a guidare la Lombardia non è più la Lega ma il partito di Giorgia Meloni. Le dieci ore complessive di seduta, intervallate da pause tattiche, la dicono lunga sul percorso in salita col quale si è aperta questa legislatura. Non meno impervio si preannuncia il percorso per un’opposizione tutt’altro che compatta.

In ottica cremonese è  utile focalizzare l’attenzione su due nodi venuti in queste ore al pettine: il disinteresse, al limite della provocazione, di Daniela Santanché per la comunità che ha contributo a confermarla trionfalmente in parlamento  e il rischio che Pierattilio (Pippo) Superti ha corso di essere licenziato dalla Regione.

Nel corso del negoziato in sede romana per la formazione della giunta, la senatrice Santantché, nonché coordinatrice regionale di Fratelli d’Italia, non ha speso una parola a favore della richiesta di un assessore cremonese avanzata da categorie economiche, politici e istituzioni locali. Il suo peso negoziale è tale che la partita si sarebbe chiusa prima che i giochi iniziassero.  Non l’ha fatto e l’incontro ha preso una piega che il presidente Attilio Fontana non era in grado di raddrizzare come lascia intendere la sua sibillina giustificazione finale: ‘Ho fatto il possibile ma non è stata trovata la quadra’. Sulle priorità di programma, sul  nulla osta che Fratelli d’Italia impone ad ogni questione importante e sull’assetto di vertice della Regione Santanché è stata invece lapidaria: ‘I conti si fanno con noi’. Un avviso ai compagni di viaggio che significativamente è partito con la messa in mora del rapporto tra il governatore e il cremonese Superti. I due lavorano in tandem da quando erano all’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani: l’uno presidente, l’altro segretario.  Fontana ha resistito per evitare di iniziare il mandato da anatra zoppa. Superti è salvo, ma il suo ruolo di plenipotenziario del presidente potrebbe trasformarsi in osservato speciale di Fratelli d’Italia. E ancora più probabile è che la sua autonomia risulti limitata.

Progetti quali il nuovo ospedale di Cremona e l’autostrada per Mantova, per citare i più significativi, hanno l’imprimatur dell’ex parlamentare del Pd Luciano Pizzetti, che di Superti è mentore e storico compagno di partito.  E’ fantapolitica ipotizzare che lo spostamento del baricentro decisionale nel centrodestra preluda al riesame di progetti lucrosi, potenzialmente forieri di interessi e consensi, sui quali tutta la coalizione e il Pd ‘hanno trovato la quadra’ da tempo. Ma se la politica è l’arte del possibile come Otto von Bismark insegna, è lecito sperare che una tantum i veri interessi della gente, che sono principalmente la tutela della salute attraverso la valorizzazione della sanità pubblica, la protezione dell’ambiente e il lavoro, prevalgono su logiche estranee ai cittadini e ai loro bisogni, che tuttora pervicacemente si perseguono.

 

Vittoriano Zanolli

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