La guerra per il controllo di una fonte fossile: una follia

26 Febbraio 2022

Metano, fonte fossile, oggi è l’arma di cui Paesi come la Russia ancora si servono per imporre ai vicini i loro arroganti interessi nazionali, di parte o personali. Siamo ad un’accelerazione di un percorso tracciato, pardon già segnato ed inevitabile, dalle leggi della Natura: l’abbandono delle fonti fossili in nome della sopravvivenza, non di qualche specie animale, ma di quella umana (IV, V, VI Rapporti IPCC). Un’accelerazione che vede sconvolgere modelli e paradigmi che da un secolo stanno ancora guidando le scelte di un decrepito ‘potere’ politico e finanziario cui questi Paesi sono abbarbicati e decisi stupidamente a perpetuare. Paradigmi il cui dato di riferimento è il possesso e/o il controllo politico delle fonti energetiche fossili, finora riconosciute negli idrocarburi, e alla base della crescita della vecchia economia dei consumi. Siamo al rifiuto del futuro che prevede la fine di questi paradigmi che ci stanno conducendo a quella della vita biologica, come la conosciamo. In altre parole, l’estinzione della nostra specie, evitabile con la sostituzione di quelle fonti con quelle che non hanno padroni, inesauribili e che non minacciano la vita biologica: il sole, il vento, l’acqua.

Immagino già i commenti negativi a questa nota, ma non vi è detto nulla che da tempo non si sapesse. Se quello che oggi è divenuto un problema da affrontare con grande urgenza e determinazione, cioè il taglio drastico delle emissioni di gas serra, fosse stato trattato per tempo (è dalla fine del 1800 che la comunità scientifica lo ricorda), oggi non ci sarebbe questa folle guerra in Ucraina. Situazione che smaschera clamorosamente le tante responsabilità delle miopi scelte dei governi solo preoccupati del possesso o del controllo di quelle fonti che vanno combattute, se vogliamo che le future generazioni possano convivere con un ambiente meno ostile di quello già avviato.

 

Benito Fiori

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