La primadonna

3 Maggio 2024

Nel suo “Dizionario Moderno” uscito nel 1905, Alfredo Panzini (1863-1939) dice, alla voce automobile che “risultava di genere maschile”. Così la definì anche Filippo Marinetti (1876-1944), l’autore del Manifesto Futurista (1909) in cui sentenziò: “La magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova, la bellezza della velocità. Un automobile da corsa con il suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo…”.

Il 18 febbraio del 1920, Gabriele D’Annunzio nella lettera (pubblicata dal Corriere delle Sera il 27 ottobre 1923) che spedì al senatore Giovanni Agnelli in ringraziamento per l’auto ricevuta in dono, scriveva: “Mio caro senatore, in questo momento ritorno dal mio campo di Desenzano con la Sua macchina che mi sembra risolvere la questione del sesso già dibattuta. L’automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza e la vivacità di una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza”, cioè nell’appianare ogni contrasto.

Il Vate, suggerendo il genere femminile, aveva anticipato il binomio donna-auto che si sarebbe consolidato decenni dopo, quando questo mezzo di trasporto motorizzò l’Italia intera. Infatti, la scelta sia di un’auto nuova, secondo i canoni applicati oggi, sia quella della donna dei sogni hanno molti punti in comune.

Che cosa dà l’avvio al corteggiamento? La linea della donna, cioè il suo aspetto esteriore. In parole semplici deve piacere per come è fatta. Da qui prendono le mosse il corteggiamento e le fasi successive. E quale spinta orienta verso la macchina da acquistare? La linea della carrozzeria. Deve piacere. Come una donna deve dare “per gli occhi una dolcezza al core”, cioè devono attirare le sue fattezza, così nella scelta dell’auto nuova devono attirare la sua forma e le sue superfici piatte o bombate. Ci si innamora a prima vista. In entrambi i casi scatta il cosiddetto colpo di fulmine e non si prendono in considerazione qualità o difetti. Nel caso della donna, non importa sapere se sia brava in cucina, se sia in grado di mantenere in ordine la casa, se alleverà i figli secondo sani principi. Ci si butta senza riflettere in una scelta che dovrebbe durare tutta la vita. Così l’auto: la si acquista il più delle volte senza conoscerne le qualità tecniche o gli eventuali difetti, si spendono cifre importanti per una famiglia media soltanto dopo una prova di cinque minuti. Non ci si pone neppure la domanda se tenga la strada, se consumi realmente ciò che la casa automobilistica dichiara, se offra comfort e se le prestazioni mantengano le promesse del costruttore. L’importante è che piaccia al colpo d’occhio.

Ma i poeti, si sa, anticipano sempre i tempi ed ecco realizzato il mix donna-automobile che Gabriele D’Annunzio aveva intuito molti decenni prima che si verificasse il fenomeno. E l’accostamento non è soltanto relativo alle modalità della scelta, ma diventa ancora più calzante se si considera che l’auto, nella stragrande maggioranza dei casi, una volta acquistata, viene trattata alla stessa stregua di una persona di famiglia. Infatti, se durante la guida si avverte un rumorino anomalo, scatta il consulto col meccanico e si sta in ansia fino a quando non arriva il responso favorevole. Proprio come nel caso di un parente stretto o di un familiare. Se poi l’auto viene ricoverata, cioè se il meccanico la trattiene in officina per la riparazione, incomincia la fase di ansia e diventa ricorrente la domanda: quando me la ridarà? E, fino a quando non ci si rimette al volante constatandone l’avvenuta “guarigione”, l’animo non è tranquillo. E in questo caso l’accostamento auto-donna diventa ancora più calzante.

D’Annunzio aveva preso in esame il comportamento dinamico dell’auto per definirla di genere femminile, poi il tempo ha completato la sua affermazione proprio per l’atteggiamento che l’uomo manifesta nei confronti dell’auto, per come la vive, la cura e l’ama. Al punto che un giovanotto che guidava un’Alfa Romeo 164 che aveva dotato di appendici aerodinamiche, tubi di scarico maggiorati, spoiler e alettone, segnali di grande affezione, quando fu tamponato da un furgone, scoppiò a piangere.

 

Sperangelo Bandera

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