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Quattro abili mosse del centrodestra per consegnare la vittoria all’avversario

24 Giugno 2024

Oscillanti tra il pessimismo della ragione e l’ottimismo della speranza, gli stessi neo eletti consiglieri comunali del centrodestra accetteranno con pia rassegnazione una sconfitta che aleggiava nell’aria e parzialmente esorcizzata da un mantra tra loro ricorrente in campagna elettorale: ora o mai più. Non ora e forse mai più. I sogni finiscono all’alba e si scontrano con una realtà amarissima perché quando ancora accadrà a Cremona che Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Udc e Pensionati abbiano in mano la vittoria com’è stato in questa occasione e se la lascino sfuggire?  La mancata capitalizzazione in chiave amministrativa del successo elettorale ottenuto anche a Cremona alle europee non è frutto di un destino cinico e baro. E’ l’inevitabile conseguenza di una serie di macrospici errori politici commessi da presunti strateghi.

Senza voler sminuire la portata della vittoria, sia pur di misura, di Andrea Virgilio, bisogna riconoscere che il centrodestra l’ha aiutato (involontariamente?) nell’impresa. Prima della sua elezione in consiglio regionale, Marcello Ventura non ha serrato le fila del gruppo consigliare comunale di Fratelli d’Italia del quale faceva parte. Poteva e doveva farlo quand’è diventato coordinatore provinciale del partito. Tra epurazioni e ritiri sull’Aventino, il gruppo prima si è sfaldato, poi ha remato contro.

Ventura, responsabile del partito di maggioranza relativa, e gli altri referenti della coalizione non trovano un candidato interno, il che è tutto dire. Accettano l’autocandidatura di Alessandro Portesani, sconosciuto ai più, che ha studiato e ha fatto del suo meglio per superare l’handicap con Virgilio, uomo d’apparato da una decade, padrone della macchina comunale e per certi versi sindaco-ombra. Un confronto impari tra i due che però ‘l’uomo venuto dalle cooperative’ è riuscito in parte a colmare. Con la bocciatura della candidatura a sindaco di Alessandro Zagni e quella poi accettata obtorto collo a consigliere di Chiara Capelletti, la partita aveva già preso una brutta piega.

Non meno grave sul piano politico è stato non tentare l’impossibile per evitare che il centrodestra scendesse in campo con altre due liste, quelle di Maria Vittoria Ceraso e di Ferruccio Giovetti. La frammentazione dello schieramento ha consegnato un asso agli avversari, che si è rivelato decisivo ai ballottaggi. Nessuno ha fatto tesoro della lezione di Luciano Pizzetti che umilmente ha consumato ore al telefono con potenziali elettori e che ha tentato di convincere anche persone notoriamente di destra. Un colpo da maestro anche avere ibernato per due mesi Andropov-Galimberti.

Pizzetti si è messo in gioco, com’è di moda dire oggi, per il bene della causa, raggranellando voti in libertà. L’ondata meloniana, giunta impetuosa alle elezioni europee fino a Cremona, si è infranta sui frangiflutti pizzettiani.

Questa diabolica serie di svarioni ha impedito al centrodestra l’impresa, possibile, di vincere al primo turno. Al secondo turno ha trovato ennesima conferma il teorema della fedeltà della sinistra, più solido di quello di Pitagora. L’emorraggia di voti a destra è stato l’ultimo e decisivo favore alla coalizione uscente, confermata a prescindere dalle promesse, dagli impegni, dai programmi e dalle omissioni di vario calibro sui temi più scottanti, ultimi ma non ultimi, quello del progetto del nuovo ospedale contro il quale hanno firmato seimila cittadini e quello della bocciatura dell’impianto di biometano in zona San Rocco.

Questa è la democrazia, bellezza. Gli sconfitti se ne facciano una ragione e i vincitori vedano di abbassare le ali. Metà città non è con loro.  E le recenti vicende locali dimostrano che può sempre spuntare un Davide qualunque che sconfigge Golia.

 

Vittoriano Zanolli

4 risposte

  1. Mi spiace contraddirti, ma se i voti a Virgilio sono stati poco più di 13 mila e i possibili votanti oltre 50 mila, la Cremona che non sta con lui è ben oltre la metà, bensì circa i tre quarti della popolazione.

    1. I possibili votanti non i votanti. Chi non vota non conta. Troppo facile sommarli a quelli di quelli che han perso.

  2. Il pd solitamente non ne tiene conto, ha governato per dieci anni senza il consenso degli Italiani. A Cremona continuerà la rovina amministrativa che ha portato Cremona da capoluogo di provincia a paesotto….di provincia.

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