La truffa… parte terza

16 Marzo 2024

La festa è finita perché ha cominciato a piovigginare. Mattia era stanco di giocare e Nicole era stufa di convenevoli. Anche il regalo degli amici sembrava una beffa. Un viaggio. Si è congedata da tutti ed è scappata a casa, tenendosi stretto il figlio. Mattia aveva voglia di ballare. Ha danzato con lui tre volte Ricky Martin Livin’ la vida loca e tutte le altre hit preferite alla wii. Mattia va matto per Just dance. Lei lo asseconda. Hai fatto i compiti? Non risponde e va avanti a ballare sudatissimo. Ha gli occhi blu, grandi, avidi di cose, i capelli pieni di rose, non sono più biondi come quando era piccolissimo. Un punk naturale. Capelli sparati, sfrontati e ribelli. 

Si sente un rumore di serratura alla porta. E’ Alessandro. Entra, li osserva per qualche istante compiaciuto, si toglie le scarpe e si mette a ballare con loro. Ballano fino allo sfinimento. Dimenticano il calcetto, l’estetista, il pilates, lo shopping e tutti gli ininfluenti impicci che farciscono le loro esistenze. Ballano, come se non ci fosse un domani. 

E quasi sera. Nicole insiste: Mattia hai fatto i compiti? Devo studiare una poesia a memoria. No, non è una poesia è una canzone. Si intitola Volta la Carta. La nonna mi ha aiutato ma non mi ricordo niente. 

Bellissima! E’ di De André! La donnina na, na, na, na. na, na… Canticchia.

Brava mamma!

Adesso la cantiamo insieme, vedrai che la impari. Nicole cerca nel pc e stampa il testo in tre copie. Alessandro cerca su Youtube il brano in tv.

Sembrano felici. 

Stanno solo rimandando. Godendosi il presente. Un istante eterno, pieno di tutto ciò che dà valore alla vita. 

Ordinano una pizza. Fanno la doccia e vanno a dormire. Silenzio tombale sul “problema”. C’è un elefante rosa in salotto. Ma loro non riescono a parlarne. 

Il giorno dopo c’è il pranzo dalla suocera. Ci sono dodici invitati. Nicole finalmente riabbraccia sua mamma. Non le può raccontare nulla. Questo la fa stare malissimo. Avrebbe bisogno di sfogarsi, scaricare la tensione. Tutti le regalano piante e fiori. Un azzardo. Lei è negata. Ha il pollice nero. Ma questo è l’ultimo dei suoi guai, al momento. 

Al pomeriggio, Mattia sta giocando in camera sua. In soggiorno c’è un po’ di tensione. E’ Alessandro a rompere il ghiaccio. Dobbiamo parlare, sospira. Lei carica a mille lo attacca, badando a controllare la voce: tu non sei stronzo, sei un pirla, io lo so, ti conosco bene, tu sei un debole, ti sei fatto abbindolare. Non hai saputo tirarti indietro. Poi, sei un vigliacco a nasconderti dietro il benessere economico della famiglia. Ma dai! Io mi sono innamorata di te perché mi facevi ridere, sei un buono, sei un giocherellone, sei un generoso. Cosa rimane ora di tutto questo? Come ti è saltato in mente? Come pensi di uscirne? Entro un mese, devi essere pulito! E’ chiaro? Altrimenti io e Mattia ce ne andiamo.

Chiudo tutto e partiamo.

Tu sei pazzo! E dove andiamo?

Creo una Fondazione, ho dei contatti in Kenya. 

In Kenya? Mi sembri diventato un politico della prima Repubblica. Non starai pensando di sradicare Mattia dal suo mondo? Ma come ci pensi? 

A te piace la vita che stai facendo? Io ti vedo stanca. A te di questo sistema di cose non frega niente, si capisce che stai recitando. Vivi tutto come un peso. Proviamo a cercare una vita più appagante! Magari aiutare gli altri aiuterà noi stessi. Proviamo a vivere con meno pretese. Del resto, a te, gli agi non sembrano interessare molto. Andiamocene! Teniamo la casa in Italia. Torniamo spesso. Non ti chiedo di decidere ora. Pensaci. Prima facciamo una vacanza. Andiamo a fare un sopralluogo…. Ad agosto chiudo un mese lo studio. 

Mancano cinque mesi ad agosto. Io non posso lontanamente pensare di vivere un giorno in più con un uomo che imbroglia i pazienti, per denaro, in complicità con le case farmaceutiche. Io non ti stimo più. Parla senza pause, come se le parole franassero da una montagna. Poi la voce si fa sottile. Divincolati da questa situazione! Ti prego. Io voglio amare un uomo immacolato. Mattia, poi, Mattia… non merita di essere sballottato, perché noi, tu, io cosa vuoi… io cosa posso fare? Va beh, insomma, perché noi non abbiamo saputo uscire da questa situazione. 

Ci sono ottime scuole internazionali in Kenya. 

Ci vai da solo, alza la voce, lui la invita con la mano ad abbassare i toni. Io resto qui. Faccio un lavoro particolare, chi assume in Kenya un’assistente alla poltrona di un dentista? Cosa posso fare io lì? E poi dovrei lasciare la mia mamma. E tu non ci pensi ai tuoi? Avranno bisogno di te. Sono ancora in gamba, ma stanno invecchiando. Sei un fottuto egoista. Le viene da piangere. 

Smettila di pensare. Per una volta lasciati andare. Sei troppo controllata. Provaci! Prima di dire no. C’è altro da vedere. Cambiamo prospettiva, insieme. Abbiamo quarant’anni. Possiamo ricominciare. Vendo tutto. Anche la Ferrari. 

A me della tua Ferrari non interessa nulla. Riprende lucidità. La irrita ogni riferimento ad una situazione privilegiata. Poi si fa dirimente. Procedi pure con la Fondazione, un po’ di beneficenza non potrà che essere l’inizio della tua espiazione. Attenzione! Deve essere qualcosa a regola d’arte, circondati di commercialisti e comunicatori, deve essere perfetta. Tu devi pagare per il male che hai fatto. Troppo comodo. Poi, non voglio sapere ora i dettagli, sono schifata, vedi di chiudere con ogni illegalità al più presto.

Lui soddisfatto cerca di abbracciarla. Lei si libera e va a bere un bicchiere d’acqua in cucina.

Compare Mattia. Vuole le coccole. 

Ripassi con me Volta la Carta? Gli chiede soffice all’orecchio la mamma, passandogli la mano fra i capelli. Bisognerà tagliarli, vanno da tutte le parti. 

Sììì. Volta la carta. I capelli, no.

E cantano. Cantano. Cantano. Cantano. 

Poi ballano. Ballano. Ballano.

Tutti insieme. 

 

Francesca Codazzi

 

2 risposte

  1. Molto bello. Molto vero. Ma il potere è forte. Ti prende, ti lega, non ne esci così facilmente. Il potere è mafia. La mafia è una piovra. Le case farmaceutiche lo sono.
    Alessandro è condannato. Come sempre sarà la moglie, madre, amante a smussare i contorni di un misfatto degno del maschio più aggirabile?

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