I poemi di Omero (VIII secolo a. C.) rivelano che tutto ciò che accade oggi all’interno dei rapporti sociali, dagli amori alle guerre, dalla trasgressione ai principi etici, dai pensieri alle azioni, dai pregiudizi all’obiettività, in passato è già avvenuto con la stessa e sorprendente ripetitività.
L’argomento della guerra, di cui oggi si parla molto, è al primo posto in questa classifica della ripetitività delle pulsioni umane. L’inizio dell’Iliade, che è il più antico documento scritto di tutta la letteratura occidentale, inizia con la parola menis che significa ira. L’ira che scatena la collera tra Achille, il più valoroso degli eroi greci e Agamennone, il capo supremo dell’esercito degli Achei. Motivo: una donna, altro argomento di scottante attualità. Briseide, (nella foto centrale mentre viene consegnata ad Agamennone) toccata come bottino di guerra ad Achille, viene sottratta da Agamennone per colmare il vuoto che gli aveva lasciato la perdita di Criseide, che costituiva il suo bottino di guerra e che aveva dovuto restituire al padre Crise, sacerdote di Apollo, per calmare il dio che, irato, per vendetta stava decimando il suo esercito.
Infatti, dopo un aspro diverbio con Achille, Agamennone è costretto, per salvare il suo esercito, a cedere, rinuciando a Criseide e accettando, come forma di riscatto, i doni di Crise. Ma con un atto di improvvisa ritorsione si appropria con la forza della donna di un altro, Briseide la schiava di Achille. Un atto di prevaricazione, non il frutto di un’azione di guerra, che vede opporsi due personaggi, due generazioni, due diverse forme di potenza. Agamennone impersona un dominio importante, ma non è di stirpe divina. Achille è più giovane, il più famoso e il più forte ed è figlio
di una dea. Il rispetto per le persone più anziane è ancora, se non proprio d’attualità, almeno un retaggio ben presente nella società di oggi.
”Si pieghi davanti a me – dice Agamennone – perché ho più potere di lui e sono anche più vecchio”. E la guerra passa in secondo piano davanti a due donne contese. Briseide non è soltanto la donna amata, ma è la prova pubblica del valore di Achille, il segno tangibile su cui poggia il suo
valore. Solo infatti il pubblico riconoscimento stabiliva il valore di un guerriero. Anche allora le intenzioni contavano meno dei risultati, i fatti meno delle apparenze.
”Briseide è un dono d’onore, è l’onore di Achille. Perdere Briseide significa perdere l’onore” sottilinea la professoressa Maria Grazia Ciani nel suo commento all’Iliade.
Poco è cambiato: ancora oggi, più che mai. L’apparenza conta più della sostanza.
Sperangelo Bandera