Portesani, la politica capovolta e l’ombra del conflitto di interessi

26 Febbraio 2024

GLI EDITORIALI DI ADA FERRARI

Mi scuso coi lettori per il mancato possesso dei requisiti necessari. Di attrezzatura a malapena storico politica, mi dichiaro profana quanto a psichiatria, mentre lo spettacolo offerto dai due schieramenti in vista del voto a Cremona ha ormai assunto i tratti  dell’inquietante caso psichiatrico. Un prodigioso fenomeno di reciproca cavalleria politica in cui ciascuno schieramento segretamente lavora per la vittoria dell’altro. Come nelle gag di Totò e  Peppino: ‘Prego, passi prima lei’ ‘No, non sia mai, insisto: avanti lei’ e così via fino alla testata finale e all’arrivo del terzo incomodo.  Ma, giusto per tenere in esercizio le facoltà logiche, perché non aprirsi a più intriganti e realistiche ipotesi?

Perché non cercare, per esempio, il vero bandolo della matassa  proprio in quel ‘magico mondo’ delle cooperative di cui è classica espressione Alessandro Portesani, l’uomo del giorno, reduce da breve flirt pre elettorale col centro sinistra e attuale fidanzato, con tanto d’anello e zelante conferenza stampa, del centro destra? L’impressione è che le dinamiche e sorti di questa strana campagna elettorale si giochino a notevoli profondità geologiche, di assai difficile intercettazionee lettura. Mentre, beninteso, continuano agli occhi del mondo, come tradizione vuole, blande scaramucce fra destra e sinistra, a beneficio dell’amato pubblico. Ma proprio il teatrino più che fornire risposte appare, a uno sguardo minimamente allenato, uno sconcertante moltiplicatore di domande. E’ il caso di alcuni autolesionistici spot elettorali  tipo la temeraria scritta marcata a fuoco  sulla corazza del candidato del centro sinistra Andrea Virgilio: ‘Continuità’.  Minaccia, più che promessa, visto quel che sobbolle nella pentola cremonese, alimentato dalla lunga indifferenza del palazzo comunale alle legittime domande e obiezioni degli amministrati. 

Ma occorre ammettere che in ben altra suspence e inestricabili enigmi ci si imbatte passando all’opposto schieramento la cui cabina di regia, in quanto partito di maggioranza, è ovviamente di Fratelli d’Italia.  I passaggi della vicenda sono più o meno noti. Il percorso si è originalmente inaugurato eliminando uno dopo l’altro i più credibili candidati, quasi nel timore che, da cavalli vincenti, per l’appunto vincessero. Chiara Capelletti: profilo inattaccabile, robusta esperienza proprio in quel settore sanitario che è forse la più critica delle attuali criticità cremonesi: insomma, cacio sui maccheroni. Altro nome eccellente impallinato in corsa: Alessandro Zagni che sfiorò alle ultime amministrative la vittoria ottenendo imponenti consensi. Perché rinunciare a profili noti e autenticamente espressivi dell’identità di centro destra? Si vede che, piuttosto che carta potenzialmente vincente, l’hanno ritenuta imperdonabile peccato originale.  Sicché la ricerca del potenziale primo cittadino è continuata fra alti e bassi, più bassi che alti direi visto il generale fuggi-fuggi, fino al risolutivo colpo di scena. Come all’imperatore Costantino, ecco apparire alla reggenza di Fratelli d’Italia il luminoso annuncio di soprannaturale emanazione: In hoc signo vinces. In questo segno vincerai. E si opta così per la famosa svolta civica, soprassedendo sul fatto che da Segni in poi risulta sistematica foriera di batoste. Si vede che a destra non sono superstiziosi.  E lì, finalmente, il candidato c’è. Anzi, un fior di auto candidato che, a partita chiusa col centro sinistra, attende, con pacchetto programmatico confezionato e infiocchettato, nuovi  pretendenti. Non all’insegna del solito ‘chi mi ama mi segua’  ma di un più originale ‘Chi mi ama, lo seguo’.  Indizio di granitiche convinzioni identitarie.

E’ colpo di fulmine. Dopo intuibili  lacerazioni interne, prontamente incerottate nell’euforica conferenza stampa, il centro destra adotta il ‘figliol prodigo’ e lo presenta al tempio. Che dire?  La procedura appare, anche al più sprovveduto osservatore, come una spregiudicata guida contromano rispetto alla prassi tradizionalmente seguita dalle segreterie politiche nella costruzione di un programma e nella scelta dei compagni di strada. Se un tempo alle liste civiche, attentamente selezionate, la politica riservava la stanza degli ospiti, oggi la procedura è capovolta. Lo schieramento rinuncia alla cabina di regia, e in stato afasico, cioè incapace di parola circa un proprio meditato e originale programma, non solo consegna  alla lista civica le chiavi di casa ma finanche la scelta dell’arredamento. Il che, trattandosi di cooperative fornitrici di servizi tuttofare, effettivamente appare nelle corde degli interessati.

Il programma reso noto è di prodigioso ecumenismo, pret a porter indifferentemente indossabile sia a destra che a sinistra. Qualche contentino ai benpensanti in materia di sicurezza, ovvietà sullo sviluppo delle realtà universitarie, enfasi sul sociale con un’imprecisata ‘rimodulazione fiscale’ che promette (con quali risorse?) sgravi e aiuti a natalità e famiglie numerose. Una pacchia per alcune etnie, olimpioniche della natalità  non tanto per amore del ruolo genitoriale quanto per incrementare la quota dei sussidi voracemente succhiati alle risorse locali e scippati ai cremonesi.

Se l’elettorato di centro destra sperava di veder riconiugata la solidarietà a uno straccio di meritocrazia fissando un confine moralmente convincente fra l’autentica solidarietà e il più clientelare assistenzialismo, qualche  chiarimento è d’obbligo.. Cremona non è povera, si ripete. Ma negli ultimi dati le prospettive di crescita dell’economia provinciale peggiorano: al -6,6% le imprese artigiane, al -6,3% l’export, mentre  il credito alle aziende raggiunge il -8,9 %. E sulla pelle di una città sofferente e mortificata da crescente degrado, la politica continua i suoi giochi e giochini, sacrificando il bene comune a personalissimi calcoli di opportunismo individuale. Quali valori esprime la coalizione? Il ‘sociale’. Quale sociale? Il sotterraneo e potente universo delle cooperative, terziario in cui partiti di destra e sinistra felicemente si intrecciano in un blindato monopolio a due piazze protetto e benedetto da quel dio Profitto che, dopo averla spolpata e svuotata, ha ormai stravinto sulle ragioni della politica. Al punto che ogni suo libero e autonomo respiro progettuale è ridotto a patetica chincaglieria novecentesca. 

Non resta che una cauta domanda di ordine procedurale. Se si decide di consegnare la politica al ’sociale’ si verifichi l’esistenza delle necessarie  precondizioni  e l’assenza di eventuali elementi ostativi. Con la rinuncia alla presidenza della cooperativa  Il Cerchio, ora Meraki scs, il candidato recide realmente ogni legame in grado di produrre spiacevoli incidenti di percorso quali l’emergere di un conflitto di interessi?  La cooperativa notoriamente fornisce servizi al Comune, suo cospicuo cliente, tant’è che proprio Il Cerchio è il primo nome in cui ci si imbatte visitando in rete qualche sito comunale. Il quadro è alquanto scivoloso.  Comune ‘casa e bottega’? No, questo mai.  

Quanto lontani i tempi in cui un grande uomo del Sud, don Luigi Sturzo – che di ‘sociale’ se ne intendeva ma  era tutt’altro sociale – fondando il Partito Popolare si appellava, ai ‘Liberi e Forti’ come al suo  elettorato di preferenza.  Su quanti Liberi e Forti può oggi contare Cremona?  Meglio non chiederlo.

 

Ada Ferrari

 

9 risposte

  1. Articolo condivisibile, purtroppo il mondo delle cooperative ha nelle sue mani tutto l’intervento nel sociale, perché i comuni da tempo hanno rinunciato ad una gestione diretta dei servizi, appaltando completamente alle varie cooperative una problematica che dovrebbe essere al centro dell’ impegno degli enti locali. Corretto porre il problema del conflitto di interessi, che non si risolve certamente con le dimissioni da Presidente, se la direzione della cooperativa resta saldamente nelle mani del soggetto in questione. Il problema è che i cittadini cremonesi che si battono per l’ambiente, fin dai tempi del referendum sull’inceneritore e che lottano contro la costruzione del nuovo ospedale, rischiano di non avere rappresentanza delle loro idee, sia nel centrosinistra, che nel centrodestra. Perché non tentare, magari insieme ai 5 stelle di costruire una aggregazione alternativa ai due contendenti che assumono la continuità dell’azione amministrativa come vero progetto di gestione della città?

  2. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, dice il proverbio. Siamo messi male. Il candidato del centrodestra inesperto e con tanti, forse troppi, legami con cooperative e associazioni a loro volta stretti al Comune per collaborazioni in vari campi lascia perplessi anche per l’irruzione sulla scena politica del tutto improvvisa e per la pronta adozione da parte di un partito che potrebbe dettare legge e invece si defila. Il candidato di centrosinistra esperto e pienamente consapevole e al corrente di tutto quanto gira intorno all’amministrazione attuale e che parla di continuità, cosa che costituisce non una garanzia ma al contrario un vero e proprio freno a mano tirato. In entrambi i casi si pone il dubbio da quale parte sia più facile cadere dalla padella nella brace! Spiace per le due persone mandate avanti praticamente allo sbaraglio. Ma spiace di più per Virgilio, che dopo aver lavorato con serietà e impegno per tanti anni, dovrà scontare peccati di altri in un momento davvero difficile per il PD. Non dimentichiamo che alle ultime elezioni al preparatissimo e stimatissimo cremonesissimo Cottarelli presentatosi con il PD, è stata preferita la rappresentante della Destra Santanchè che dopo aver incassato il successo è scomparsa totalmente dalla circolazione della città e del territorio.

  3. I cittadini devono avere il coraggio di ribellarsi allo status quo,che visti i nomi dei candidati che circolano “certificherebbe” una lenta agonia politica/amministativa con effetti devastanti per la vita della città! Cremona ed I cremonesi devono stringersi attorno ad un progetto civico che veda come leader Alessandro Zagni! Unico in grado di dare lustro a questa bellissima città!

  4. La proposta di Salvatore Praticò mi trova perfettamente d’accordo, come il pensiero, molto profondo e circostanziato di Ada. Riuscirà la città ad assimilarlo ? O continueremo con l’assaggio dei rapanelli prestati al centrodestra ? Le elezioni lo fisseranno nel risultato.

  5. Dopo aver letto l’articolo di Ada Ferrari rimango basita e delusa : molti cremonesi stanno attendendo una svolta concreta, un sindaco ed una giunta che possano affrontare e risolvere i vari problemi che affliggono questa città, nei limiti del possibile e prima che siano irrimediabili.
    La scelta attuale è tra ” continuità” e un candidato di una lista civica con possibili conflitti di interesse…concordo con chi propone e spera che si faccia avanti un profilo forte che voglia veramente fare politica, cioè gestire la cosa pubblica per il bene della città.
    Altrimenti che futuro si prospetta a Cremona?

  6. Prima di tutto mi complimento con l’autrice dell’articolo (Ada Ferrari) per la sagacia del linguaggio, la lucidità nell’analisi politica e le capacità precognitive, in sostanza: condivido ogni sua parola!
    Le recenti elezioni in Sardegna (ma anche le non molto lontane primarie per scegliere il Segretario del PD) hanno dimostrato chiaramente che i politici, il cui maggior difetto è l’autoreferenza, non hanno la minima percezione di ciò che vogliono gli elettori; in questo caso, e ciò costituisce un’aggravante, i cittadini della città dove vivono!
    Molti dei potenziali elettori cremonesi di centrodestra hanno chiaramente fatto capire che non gradiscono un candidato non politico (scelta, tra l’altro, che va in controtendenza con la linea politica di Giorgia Meloni, che vorrebbe evitare che il Paese non abbia più governi tecnici).
    Eppure la coalizione di CDX, o per essere più precisi i coordinatori provinciali dei vari partiti della coalizione, ai quali spetta l’onere e l’onore di scegliere il candidato sindaco per Cremona, proseguono a testa bassa (forse non l’hanno mai alzata davvero),verso un inevitabile suicidio; non sanno, o forse non hanno voluto, ascoltare; insomma hanno dimostrato di non possedere il benché minimo istinto politico; visto che voglio sempre pensare bene probabilmente non per incapacità ma perché accecati da personalismi e dal desiderio di portare a termine vendette personali, che nulla hanno a che fare con il bene della città.
    Concludo con due domande; la prima: se dovesse essere confermata la scelta attuale di Alessandro Portesani sindaco e si dovesse andare incontro a una disfatta (probabilità tutt’altro che remota) tutti coloro che hanno fatto questa scelta pagheranno in prima persona l’errore? Si dimetteranno da ogni carica ricoperta? La seconda: per mettere tutti d’accordo non sarebbe opportuno commissionare un sondaggio chiedendo a chi vota il nome di chi vorrebbero trovare sulla scheda elettorale di fianco ai simboli dei partiti di centrodestra?
    Un caro saluto ad Ada Ferrai, in attesa di altri sui illuminati pezzi per tenerci aggiornati sulla vicenda

  7. Concordo con la disamina di Ada. Il mondo della cooperazione sta diventando la cinghia di trasmissione per la politica come lo era in passato il sindacato visto che molti esponenti di quest’ ultimo soggetto sono confluiti in tale mondo. Cremona ha bisogno di una svolta radicale con il passato e non mani di ombretto per nascondere una pelle ormai avvizzita. Mi sembra che ci prepariamo ad assistere ad un gattopardesco teatrino ove si afferma di cambiare solo per mantenere lo status quo. Solo lo spirito sturziano può salvarci

  8. Non mi pare che alle ultime elezioni comunali Zagni abbia sfiorato la vittoria
    Sia alle elezioni e sia al ballottaggio Galimberti ha sempre avuto un buon margine di voti su Zagni e non lo ha mai impensierito sulla sua vittoria

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