L’auto arma ingovernabile se in mano a chi non sa guidare

24 Giugno 2023

Questa legge dimostra il pressapochismo del codice stradale. I motori con tale potenza “limitata” permettono di raggiungere velocità di grande pericolosità. Un esempio: se per assurdo si sollevasse un’utilitaria fino all’altezza del dodicesimo piano di un condominio e la si lasciasse cadere, arriverebbe al suolo alla velocità di 50 km/h. Le conseguenze per eventuali occupanti sarebbero devastanti. E si tratta di una velocità consentita nei centri abitati e ampiamente raggiungibile da tutte le macchine. Anche il neopatentato, che viaggia con macchine “piccole”, può fare danni. Per dimostrare l’inadeguatezza della limitazione di potenza per coloro che sono freschi di patente, è bene sapere che a 50 km/h si percorrono 28 metri al secondo e che il tempo di reazione medio per una frenata d’emergenza è di 1 secondo, durante il quale si percorrono 14 metri prima che incominci la frenata.

La velocità è sempre pericolosa e con il movimento si incomincia a correre il rischio di farsi male non appena ci si alza dal letto. Il rimedio non è la potenza limitata, ma l’impegno di insegnare veramente a guidare agli allievi delle scuoleguida, i quali alla fine del corso di apprendimento sono pronti soltanto a superare un esame pratico del tutto inadatto a rivelare il grado di padronanza del veicolo da parte dell’allievo. Non per responsabilità degli istruttori, in quanto essi sono tenuti a rispettare il regolamento “statale”, lacunoso e carente, di cui nessun legislatore sembra accorgersi. Imparare a guidare significa non solo rispettare la segnaletica, ma soprattutto conoscere le reazioni della macchina nelle situazioni d’emergenza e saperle fronteggiare nel modo corretto.

Saper guidare significa saper prevedere le reazioni della macchina in base alla velocità e quindi accorgersi in tempo quando si rischia l’uscita di strada e rallentare. Saper guidare significa inserirsi armoniosamente nel flusso dei veicoli e chiedersi quale potrebbe essere il comportamento di ogni guidatore che entra nella nostra sfera di azione. Sacrosante le disposizioni che stanno per diventare legge, ma, oltre a diffondere nelle scuole la cultura della circolazione stradale, bisognerebbe insegnare a guidare.

 

Sperangelo Bandera

3 risposte

  1. il vero problema, a mio parere, non è il “saper guidare”, quanto il rischio assunto che, a dispetto dell’articolo, è tanto maggiore quanto più chi guida viene ritenuto bravo, in particolare nelle situazioni socialmente accettate, vedi corse di auto/moto. E’ dei primi di maggio scorso l’ultimo centauro morto alla pista di San Martino del Lago, e a quelle competizioni non vengono certo ingaggiati gli inesperti. Lo stesso vale per mille altre situazioni. A morire sull’Everest non sono certo gli incapaci. A guidare il batiscafo imploso non era certo un inetto…E se paragoniamo l’auto ad un arma, chi vuol commettere un delitto non assolderà certo uno sprovveduto, ma un killer di professione. E’ sulle ragioni del rischio assunto pertanto che dobbiamo ragionare , se vogliamo prevenire tanti altri danni…

  2. Intanto la ringrazio per l’interessantissima traccia proposta. A scavare sui morti per strada qualcosa si incomincia a trovare anche tra i piloti. Il britannico Hailwood morì per incidente stradale con la figlia Michelle nel 1981 a bordo della sua Rover. Il motociclista Usa Hayden morì a Cesena nel 2017 travolto in bicicletta. Ma che i piloti muoiano per strada o sulle piste, che differenza fa? Sempre di morti o mutilazioni gravi e permanenti si tratta, e per di più giovani, ed anche nomi illustrissimi sulle cui attitudini alla guida penso che nessuno avesse dubbi. Da Ayrton Senna a Simoncelli, da Rindt a Nicky Lauda, Regazzoni, Ronnie Peterson, Pasolini Villeneuve la lista sarebbe lunghissima e con effetti collaterali tragicamente beffardi , quale quello di Materassi che a Monza piombò sulla folla a 200 km/h ammazzando oltre 20 persone e morendo lui stesso; o quello del pompiere van Vuuren al G.P. del Sudafrica, che per soccorrere Zorzi fu investito da Tom Pryce a 270 km/h morendo sul colpo e l’estintore che teneva volò sulla testa di Pryce ammazzandolo all’istante. C’è da chiedersi poi quanto questa passione diffusa alle gare di velocità possa spingere all’emulazione anche sulle strade “normali”..Ah dimenticavo Zanardi incidentato gravemente due volte, su due mezzi diversi…tutti inesperti? O era in gioco qualcos’altro? E’grave che ci scandalizziamo dei morti per strada, e non per quelli sulle piste.

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