L’AutoRadioRaduno di Primavera

21 Giugno 2024

Era il 1967 e ovunque brillava la primavera. L’ACI in collaborazione con la RAI, che all’epoca deteneva il monopolio dell’informazione, ispirandosi alla diffusione in atto dell’automobile, aveva organizzato un evento di portata nazionale denominato “AutoRadioRaduno di Primavera”. Una sorta di caccia al tesoro che riscosse ampia partecipazione. Vi potevano prender parte tutti gli automobilisti. Unica condizione, ma indispensabile: avere l’autoradio a bordo.

La prima domenica di aprile, scelta per iniziare il ciclo dei quattro appuntamenti previsti dal Regolamento della manifestazione, alle otto precise, i concorrenti dovevano recarsi presso la sede dell’ACI della loro città per ritirare la busta con le prime indicazioni che avrebbero rivelato il percorso da compiere. Poco dopo, sarebbe incominciata la trasmissione dei messaggi e, risolvendo i quesiti che venivano di volta in volta annunciati dallo speaker, si sarebbe arrivati al
“tesoro”.  Le 95 sedi dell’ente automobilistico nazionale avevano preparato quiz di facile soluzione per non demoralizzare i partecipanti all’inizio. La classifica generale, infatti, sarebbe stata unica, stilata prendendo in esame i risultati conseguiti dagli equipaggi di tutta Italia.

A Cremona, l’appuntamento per la distribuzione della prima busta era fissato in piazza del Duomo, all’epoca non ancora vietata ai veicoli. L’arrivo delle vetture dei partecipanti era annunciato, non tanto dal baccano dei motori, quanto dall’alto volume dell’autoradio, che alternava canzoni popolari agli avvisi dell’imminente inizio della gara. L’intensità del suono era tenuta alta per non perdere la frequenza su cui sarebbero stati diffusi gli annunci con le indicazioni da seguire. Nell’immaginario collettivo di allora, infatti, tenere la radio accesa ad alto volume era garanzia di non perdere la stazione.

La tipologia degli iscritti cremonesi era molto variegata: andava dal funzionario di banca all’idraulico, dal rappresentante di commercio allo studente, solitamente figlio di una famiglia che si poteva permettere di regalargli e mantenergli un’automobile. Non essendo imposto un numero preciso di persone per macchina, si potevano contare all’interno due, tre o anche quattro passeggeri, muniti di blocchetto, penna biro, libri di vario argomento e qualche volume dell’enciclopedia,
collocato nel vano del lunotto.

In attesa del via la piazza brulicava di auto e il fragore della musica che usciva dai finestrini aveva attirato l’attenzione di alcuni seminaristi, i quali si affrettarono a chiudere il portone principale della Cattedrale perché decibel così elevati non disturbassero la santa messa che si stava celebrando.

Alle nove in punto, l’annunciatrice della RAI, dopo i saluti e gli inviti alla prudenza, trasmette la prima indicazione: “Recatevi nel palazzo del Comune in cui risiedete e cercate l’origine del nome”. Fu tutto un rombare di motori e la concitazione della partenza venne complicata da coloro che, avendo la residenza a Cremona, si stavano recando a piedi nella struttura comunale lì a due passi. Tutto ciò diede parecchio lavoro ai vigili urbani, visibilmente seccati per essere stati richiamati in servizio nonostante fosse un giorno festivo. L’evento era stato organizzato con cura e lo scoramento iniziale, che aveva preso molti partecipanti che si chiedevano come avrebbero fatto per arrivare ai Registri storici dei vari Comuni di domenica, fu presto sciolto: i municipi coinvolti erano aperti e l’addetto all’archivio in servizio.

Più complicato fu il secondo passaggio. Si dovevano trovare tre galline vive e trasferirle in un allevamento che aveva sede a ridosso della città. Lì i pennuti si sarebbero dovuti consegnare a un addetto il quale avrebbe rilasciato una regolare ricevuta. Sembrava impossibile trovare le tre galline, quando un terzo annuncio radiofonico invitava ad aprire la busta dentro la quale era indicato l’indirizzo di un secondo allevamento di polli. Bastava suonare il campanello della casa del custode e ritirare i tre bipedi.

Tra gli equipaggi impegnati, tre studenti a bordo di una Renault R8, attirati più dalla novità che dal risultato, non riuscivano a trovare subito la sede dell’allevamento. Sbagliavano strada, ritornavano sui propri passi, ritentavano senza successo. Il tempo passava inesorabilmente e già era iniziata la lettura del quarto quesito, quando finalmente i tre si presentarono al custode, il quale affidò loro le tre galline, che furono depositate nel bagagliaio della vettura, dove sarebbero rimaste per pochi minuti in quanto la consegna era prevista a pochi chilometri di distanza. L’auto ripartì con il carico animale quando ormai l’indicazione via radio per i successivi punti da risolvere era stata perduta. Inutile continuare, meglio ritirarsi – decisero i tre – e fare ritorno a casa visto che erano le 13 passate. E le galline?

Il giorno dopo finirono in pentola, lessate alla perfezione dalla mamma di uno dei tre, brava in cucina, che aveva anche preparato il ripieno. Stavano apprezzando la qualità di coscia e sottocoscia quando un prolungato squillo del campanello li fece trasalire. Erano i carabinieri con la denuncia di furto dei tre polli.

 

Sperangelo Bandera

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