Un assessore cremonese in Regione? Specchio per le allodole

22 Gennaio 2023

Manca meno di un mese alle elezioni regionali. I candidati sono in pista, impegnati in un ballo che non lascia spazio a terze vie. O vincitori o sconfitti, senza possibilità di appello. È il tempo delle richieste. Delle promesse. Delle illusioni.  Poi, dopo il 13 febbraio, arriverà quello del fare. Della realtà.  Del disincanto. Del saldo delle cambiali sottoscritte in campagna elettorale.  Alcune verranno pagate. Molte saranno dilazionate per mesi e anni. Troppe finiranno nell’oblio. 

Da Cremona sono transitati e transiteranno i big delle squadre in campo. I leader arrivano in città di corsa, trafelati con l’agenda degli appuntamenti che non lascia spazio neppure ad un caffè se non programmato.  Baciano la pantofola alle associazioni di categoria e ai portatori d’interesse, detti anche stakeholder. Omaggiano le istituzioni, ma gli esperti di comunicazione ritengono questo saluto un accessorio. Quasi mai incontrano le delegazioni dei lavoratori.  Quelle di coloro che stazionano alla base della scala sociale. Dei meno garantiti.  Con linguaggio fuori corso e suddivisione schematica, i ballerini interloquiscono con padroni e padroncini. Ignorano precari, cassaintegrati, giovani, casalinghe, stipendiati al minimo sindacale. Licenziati e disoccupati.  Trascurano la maggioranza degli elettori. Quella fetta di cittadini che non controlla i mass media. Che non contribuisce economicamente al barnum. Che non annovera tra le proprie fila opinion leader, ruolo difficile da attribuire nella nostra provincia.  

Il confronto con i cittadini o lo temono o lo ritengono inutile.  I questuanti in cerca di consenso, espongono i loro progetti e li motivano con discorsi, che chiamati speech sono più fichi. Buoni per tutte le località toccate dal girotondo elettorale, i proclami vengono arricchiti e adattati a temi specifici della città visitata. I candidati presidenti sorridono. Ammiccano, sicuri e suadenti.  Forti, spiegano e propongono. Glissano e svicolano sulle questioni controverse.  Promettono, promettono. Recitano. Chiedono il voto.  

I concorrenti più noti, i big-big, i superbig, i great big, i bigoloni soddisfano le richieste dei provinciali narcisi e si prestano per storici selfie.  Convocano i giornalisti locali affinché siano megafono del loro pensiero, certi che difficilmente s’imbatteranno in domande imbarazzanti. Rilasciano interviste. Alcune concordate, altre prive di contradittorio.  Talune tappetino con contorno di ruffianissimi slurp.  Poche le toste.

In passato il meccanismo ha funzionato. Oggi, si è inceppato.  I cittadini scoglionati per le promesse non mantenute, in balìa di emergenze e crisi, taglieggiati da bollette esagerate, non trovano spazio per la politica. Ancora meno per i politicanti.  Primum vivere deinde philosophari e per chi è nel guano fino al collo le parole di un candidato in campagna elettorale valgono assai meno della filosofia.

«L’uomo medio è stanco e spaventato, e un individuo stanco e spaventato non può permettersi il lusso di avere ideali» dice nel Lungo addio Philip Marlowe, iconico detective privato uscito dalla penna di Raymond Chandler nei primi anni Cinquanta. Vale anche oggi. Soprattutto oggi con la bussola rotta, la navigazione a vista,  le porte girevoli dei partiti-grand hotel e il rischio di votare il candidato di un partito e ritrovarselo poi in un altro.  E Cremona può vantare recenti e fulgidi esempi di repentini cambi di casacca. Smemorati, i ballerini in pista dimenticano, ignorano rimuovono dichiarazioni del passato. Si contraddicono senza scomporsi.  Con nonchalance. Diamine, non si può ricordare tutto. E la coerenza oggi non è una virtù.

Letizia Moratti, candidata alla presidenza del Terzo Polo, è stata accolta in città da Stefano Allegri, presidente degli Industriali, nella sede di Confindustria, presente il gotha delle associazioni datoriali (La Provincia, 20 gennaio). Per lei «la sanità è pubblica il che significa dare la stessa opportunità a tutti i cittadini di avere le cure necessarie gratuitamente nei tempi giusti».  Ma è anche molto privata: «inoltre ho incrementato la quota di prestazioni richieste al privato accreditato».  

Per lei «La Lombardia ha una parte ospedaliera molto forte e una parte territoriale debolissima», ma rivendica con orgoglio la maternità del nuovo ospedale di Cremona «voluto da me con investimenti di oltre 300 milioni». È la stessa Moratti che nell’ottobre 2021, allora vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, aveva sostenuto che la carenza dei medici di base è «una percezione che non è data dal numero ma dall’organizzazione». Poi aveva messo il carico: «Lavorano per un numero di ore profondamente diverso rispetto alle ore di chi lavora all’interno delle strutture ospedaliere e sanitarie. Questo ovviamente è quello che crea la percezione di carenza». Contare fino a dieci prima di parlare le avrebbe giovato. 

In questo Hellzapoppin‘ che è la campagna elettorale per la conquista della Lombardia c’è anche la grande promessa. O, al contrario, il grande bluff. Stressati dall’assedio di associazioni di categoria, pubblici amministratori, politici, Pierfrancesco Majorino, Matteo Salvini e Letizia Moratti hanno ceduto alla richiesta di impegnarsi   per la nomina di un assessore cremonese nella futura giunta regionale. Ma il «faremo tutto il possibile per dare una rappresentanza a Cremona» (Cremonasera, 21 gennaio) di Salvini non sempre porta al risultato sperato.  Come il genitore che assicura al figlio noioso di comperargli l’ovetto Kinder per indurlo a smettere di frignare. Centrato l’obiettivo si scorda di passare dal bar.

Per la provincia contare su un assessore regionale significa tutto o nulla.  Tutto, se nelle stanze dove si decide il nostro territorio peserà un po’ più di una piuma e non si limiterà a belare, ma sarà in condizioni di ruggire. Nulla, se la forza contrattuale rimane la stessa di oggi con l’aggravante per la dipendenza da coloro che hanno comperato l’ovetto Kinder e consegnato machiavellicamente ai frignoni. Non per tenerli buoni, ma per tenerli per le palle, nel rispetto del principio che in politica niente è gratuito.

Un assessore, anche bravo, non risolve l’isolamento della nostra provincia. Non cancella  le divisioni che la penalizzano. Non rimedia all’assenza di coordinamento e alla carenza di leader.  Un uomo solo fallisce. Mancano quaranta giorni alle elezioni. Osservare i ballerini in pista e alzare le spalle è sterile. Brontolare pure.  Criticare senza agire non merita un plauso. Disertare le urne una sconfitta.  Più utile gridare, incazzarsi. Partecipare.

«Sono romantico, Bernie. Odo voci gridare nella notte e vado a vedere che cosa succede. In questo modo non si guadagna un centesimo. Voi invece avete buon senso: chiudete le finestre e aumentate il volume del televisore». Ancora lui, Marlowe della hard-boiled school.

Meditate gente, meditate.

 

Antonio Grassi

 

6 risposte

  1. Forse l’unico dato positivo di questa sfilata cremonese di politici in cerca di voti è la ricomparsa in città di un parlamentare europeo del quale la comunità intera ignorava l’esistenza.

  2. Consiglio di andare a leggere o a rileggere l’intervista di Eugenio Scalfari ad Enrico Berlinguer sulla questione morale apparso su La Repubblica il 28 luglio 1981. Dopo più di 40 anni non è cambiato niente. Anzi. Sarà sempre peggio.

  3. Nessuno crede più che i candidati si impegnino per il bene comune, anzi, se qualcuno credesse che questo è il fine della politica, verrebbe bloccato immediatamente. Anni fa Grillo, quando ancora contestava il sistema, diceva dei politici:” fanno tanta tenerezza , non decidono più niente…”. E aveva ragione. Ora è lecito chiedersi perché mai questi vogliono andare in Regione ?”…non ho il coraggio di pensare alla risposta.

  4. Condivido tutto !! Anche se capisco che è una storia che si ripete,adesso sono proprio deluso e preoccupato. Dal comportamento dei cittadini che non si accorgono,o fanno finta,di perdere la loro capacità critica ed indipendente,accettando promesse da politici che mi ricordano molto la ” Vanna Marchi”.

  5. rispondo al Sig. Giorgio.
    i cittadini non si accorgono o fanno finta, mi dispiace contraddirlo ma i “ nostri cittadini” le cose le sanno bene ma guai esporsi è mai esporsi. Ma quante volte senti lamentarsi e gli dici : ma se l’hai votato adesso ti lamenti?
    L’ho votato, ma quanto mai….

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