Le otto montagne, immagini struggenti e lezione di vita

27 Dicembre 2022
È un film lungo e lento, la fotografia imponente, ma non artatamente spettacolare: a parlare sono le montagne, splendide, ma anche aspre, difficili, come la vita di chi in montagna ci vive, di chi, di montagna, vive. Una prima parte del film è il racconto dell’infanzia d’estate, in una spartana casa in Val d’Aosta, di una borghese famiglia torinese: una madre colta e un padre dedito al lavoro, apparentemente distratto ed esigente con il figlio, nervoso e appassionato di escursioni. È lì che nasce l’amicizia tra Pietro, il figlio, e Bruno, un ragazzino intelligente e sveglio, capace di governare il bestiame e mungere le mucche e di arrampicarsi sulle cime. La caotica Torino è lontana, i due ragazzini vivono di niente e la loro amicizia è tutto. L’inverno li allontana, Pietro studia, Bruno, per farlo, dovrebbe seguirlo a Torino, ma il padre lo porta all’estero a fare il manovale. Così per Pietro le vacanze in montagna non sono più le stesse, il rapporto con il padre diventa sempre più conflittuale.
Passano gli anni, la casa delle vacanze resta uguale a se stessa, buia e spoglia, il ricordo delle arrampicate con il padre sempre più spento. Nel corso del film la narrazione della vita frenetica e rumorosa a Torino si contrappone ai silenzi della vita della valle e delle sue cime. Il silenzio è il contrappunto tra gli sguardi dei due amici quando si ritrovano, ormai adulti, al paese: Pietro in cerca di un senso da dare alla propria vita, Bruno desideroso di riappropriarsi della sua vita e delle sue montagne. Pietro ritroverà il senso dei passi perduti con il padre leggendo le parole affidate alle pagine dei libri di vetta e nei sorrisi dei bambini del Nepal; Bruno capirà che la vita e la morte per lui non possono che trovarsi nella sua montagna.
Lessi il libro dal quale è tratto il film Le otto montagne a suo tempo e l’asprezza e il fascino della montagna mi apparvero altrettanto evidenti, così come la scelta del tempo narrativo, le sequenze riflessive così lunghe ad accompagnare quelle descrittive, quelle narrative a fare da cerniera. Il film  di  Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeerschne ne rispetta la trama poetica, ma vive di vita propria, perché il cinema è la settima arte ed è capace di farci toccare le vette delle otto montagne.
Alessandra Fiori
https://www.youtube.com/watch?v=pFihFyHWumM

2 risposte

  1. Non amo particolarmente la montagna. Ho letto la tua recensione e mi hai fatto sorgere la voglia di vedere questo film… ci sono stato questa sera. Bellissimo. Un film dove ci sono poche parole ma che dice tantissimo!
    Grazie Ale, senza la tua recensione avrei perso un’intensa serata.

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