Lettera aperta a De Crecchio. ‘Che faccio dei miei lucidi?’

7 Maggio 2022

Caro Direttore,
dopo quattro viaggi alla discarica per portare i miei lucidi, frutto di 50 anni di lavoro, mi sono ricordato di Michele De Crecchio, che aveva ipotizzato una sorta di archivio dei lucidi selezionati,  come a Parma.

Caro Michele,

visto il patrimonio edilizio inutilizzato è così problematico reperire una collocazione ai lavori disegnati a mano su lucidi?  Anche perché la capienza non dovrà essere aumentata con gli anni a venire. L’epoca dei lucidi è da tempo terminata. Confidavo nella tua saggezza e autorità che non hai perso anche senza le ‘cariche pubbliche’, e speravo che tu potessi
trovare la soluzione. Come vedi dalle foto, io non ho atteso. Ho approfittato del blog di Vittoriano come recapito, non avendo il tuo indirizzo, A presto, ciao.

 

Giorgio Mantovani

Una risposta

  1. In primo luogo credo che ogni tecnico debba pensare per tempo, e con umiltà, a selezionare, prima che lo facciano altri, magari con minore sensibilità, i propri non molti lavori che ritiene meritevoli di essere effettivamente conservati. In secondo luogo, fintanto che non saremo ancora del tutto sicuri, della effettiva e definitiva affidabilità delle molteplici possibilità di conservazione telematica, non credo sia prudente rinunciare drasticamente, specie per gli elaborati più complessi e significativi, (non solo per effettiva qualità, ma anche per l’interesse storico-documentario alla conservazione sui tradizionali supporti cartacei. Come si sta già facendo a Milano, il Comune dovrebbe infine predisporre degli efficienti archivi meccanizzati riservati ai progetti migliori, ovvero a quelli, anche se magari non effettivamente realizzati, che più abbiano contribuito al dibattito sulla evoluzione della forma della città. Personalmente ho avanzato da tempo la proposta di realizzare tale struttura all’interno della navata centrale dell’ex chiesa di S.Francesco (vecchio ospedale). Sarebbe così possibile consolidare ciò che resta di una struttura gotico-lombarda di grande pregio storico-architettonico, consentendone nel contempo un utile riutilizzo (qualcosa di abbastanza simile fu già fatto a Cremona per insediare la nuova biblioteca nella porzione superstite della dismessa chiesa di S.Marta) Il responsabile degli archivi storici milanesi (che sta realizzando qualcosa di simile all’interno del Castello Sforzesco), si è da tempo dichiarato disponibile a dare il proprio contributo all’avvio di una analoga iniziativa nella nostra città, Stupisce l’assoluto silenzio che l’attuale amministrazione comunale cremonese ha sino ad ora mantenuto in argomento.

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