Lo psichiatra Marchesi e ‘Il fascino indiscreto del cervello’

2 Maggio 2024

Gianfranco Marchesi, medico chirurgo, specialista in neurologia, psichiatria e fisiatria, già direttore dell’Unità operativa di riabilitazione Nord-Ausl Reggio Emilia, ha guidato soci e ospiti del Rotary Cremona Po (nella foto centrale col presidente Fabio Bosio) in un viaggio appassionante e appassionato nella mente nel corso della sua relazione che sintetizza le 161 pagine del suo libro ‘Il fascino indiscreto del cervello’ (Diabasis editore). Questo volume, come ha spiegato lo stesso relatore, nasce dall’interesse per le neuroscienze, che ci spiegano come funziona il cervello, una passione maturata durante gli studi universitari all’ateneo di Parma dove sono stati scoperti i neuroni specchio che hanno  schiuso frontiere inesplorate sulle dinamiche cerebrali e, più in generale, sui comportamenti umani. Si deve questa fondamentale scoperta al più famoso dei neuroscienziati italiani, Giacomo Rizzolatti. L’importanza dei neuroni specchio, ha spiegato Marchesi, deriva dal fatto che essi spiegano scientificamente qualcosa che intuitivamente si è sempre saputo, cioè che guardando si impara. La scoperta è stata fatta studiando i macachi. Questi neuroni si attivano quando le scimmie vedono compiere da altri le medesime azioni, ad esempio aprendo il portafogli si accende l’area del dolore.  Attraverso studi di risonanza magnetica si è visto che i neuroni attivati dall’esecutore di un’azione si attivano anche nell’osservatore della stessa azione. Inoltre nel momento in cui vediamo qualcosa elaboriamo un pensiero, memorizziamo un dato, compiamo un movimento, un certo circuito neuronale entra in funzione e se potessimo vederlo come lo vedono gli scienziati attraverso esami di imaging cerebrale, vedremmo una frenetica attività elettrica e chimica in aree specifiche del cervello.

Le neuroscienze studiano il funzionamento  del cervello, localizzando le varie aree. La scoperta del neurone specchio ha determinato la nascita di nuovi filoni d’indagine nell’ambito delle neuroscienze quali la neuroetica (l’area cerebrale in cui risiede l’empatia presidia il bisogno umano del ‘noi’), la neuroestetica (gli stimoli attivati da ciò che è bello), la neurogastronomia  che studia il coinvolgimento dei cinque sensi nell’esperienza sensoriale, la neuroeconomia (l’homo economicus vira tra ragione ed emozione) e così via. Sono state classificate anche le sei emozioni primarie (gioia, tristezza, rabbia, disgusto, paura o ansia, sorpresa) localizzate nel lobo limbico e definite fondamentali perché condivise da persone appartenenti a diverse culture e quindi biologicamente radicate.

Marchesi ha focalizzato l’attenzione sull’importanza di alcune attività che stimolano le funzioni cerebrali, in primo luogo la lettura (‘’i libri ci rendono liberi tant’è che esiste la medicina narrativa’’)  e tutto ciò che accende la fantasia e ci fa sognare quale la visione di un film. ‘’Neuroscienziati e storici dell’arte stanno cercando un punto di incontro sulla natura e le modalità della reazione che si produce osservando immagini create dagli artisti – ha spiegato Marchesi -. La neuroestetica si interroga sulle basi biologiche cerebrali della percezione estetica e della creatività artistica. Gli ultimi studi di neuroscienze ci dicono che dietro la fruizione di un quadro o di una statua ci sarebbe l’empatia, cioè la capacità di provare ciò che sta provando chi è raffigurato, in alcuni casi ciò che provava l’artista nel momento creativo.  L’empatia può consistere nella comprensione delle emozioni rappresentate ma anche in una più profonda immedesimazione nelle azioni raffigurate. Quindi l’empatia non è solo intellettuale ma anche corporea.  Come comprendiamo e riproduciamo un gesto grazie al neurone specchio, allo stesso modo nella nostra corteccia cerebrale si replicano in modo inconsapevole le nostre risposte all’esperienza estetica provata ammirando un quadro, una scultura, un paesaggio, guardando un film, una rappresentazione teatrale, leggendo un libro’’.

Nella vita passiamo 50mila ore a sognare durante il sonno e da svegli abbiamo bisogno di un’attività onirica alimentata da storie nelle quali immedesimarci che contribuiscono a conservare un buono stato di salute mentale.

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