Assurdo demolire l’ospedale maggiore e costruirne uno nuovo

22 Agosto 2023

Il nostro Paese è disseminato da piccole e grandi opere inutili, pubbliche per la quasi totalità e private, completate ma lasciate a marcire nel degrado. A malapena cominciate e abortite, oppure lasciate a metà e mai portate a termine, seppur finanziate con grande profusione di denaro e sfacciato spreco di risorse economiche che  si sarebbero potute impiegare altrove con maggior profitto, ma che vennero gettate al vento dal velleitarismo clientelare e dalla dissipazione inconcludente. La lista è sterminata; autostrade che finiscono nei cimiteri, ospedali completati e mai inaugurati, scuole, case popolari, acquedotti, fogne, linee ferroviarie, parcheggi. campi sportivi eccetera. In alcuni casi è passato così tanto tempo dalla costruzione di queste opere
da non renderle più necessarie.

La Giunta regionale del Lazio per i mondiali di calcio del 1990 ha gestito una pioggia di quattrini spesi per opere come l’avveniristica stazione Ostiense e quella di Farneto, resesi inutili e quindi
abbandonate. Evitiamo di comparire in questa lista delle opere non necessarie. Diciamo no alla demolizione dell’ospedale maggiore, patrimonio immobiliare di tutti i cittadini.

Il presidente della Regione Lombardia e la ministra delle “spiagge”, nei comizi a sostegno della propria candidatura hanno promesso, disinvoltamente e con spregiudicatezza, che se fossero stati
eletti, ci avrebbero regalato, con i quattrini nostri, la costruzione del nuovo ospedale, senza una analisi della reale necessità, come fosse un voto di scambio.

Ribadisco che la costruzione di un nuovo ospedale, anziché la ristrutturazione del Maggiore, è irragionevole e autolesionista. In una città carente di tutto, con quelle risorse si potrebbe puntare su opere prioritarie, di gran lunga più utili, come scuole, strade, marciapiedi, recupero di contenitori da anni inutilizzati. Ma la nostra Amministrazione comunale è partecipe dell’operazione nuovo ospedale, nonostante sia voluta e manovrata da una giunta regionale
antagonista. Sul piano politico, sarebbe un merito, se non fosse che essere complici in questa iniziativa denota la mancanza di una analisi indipendente e razionale.

Con un po’ di fantasia, consideriamo l’operazione sotto l’aspetto meramente economico e imprenditoriale; perché demolire l’ospedale esistente e costruirne uno nuovo? Il Maggiore, attualmente agibile, con impianti tecnologici funzionanti, area completamente urbanizzata, sul libero mercato ha un valore di circa 150 milioni di euro. Aggiungendo a tale somma il costo della demolizione previsto in 30 milioni si ottiene un risparmio ipotetico di 180 milioni se si conserva l’attuale struttura. Somma che si detrarrebbe dall’importo per la costruzione del nuovo ospedale.

L’attuale struttura ospedaliera potrebbe essere utilizzata per molteplici usi e destinazioni: da centri scolastici, in sostituzione degli attuali in cattive condizioni; centri di ricerca; vendita a cliniche private e, tratto dal libro del professor Silvio Garattini “Il futuro della nostra salute”, un centro di formazione nazionale per promuovere la prevenzione in campo sanitario. Mantenere la salute è anche funzionale alla sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale. Una formazione che coinvolga tutti i livelli scolastici fino alla formazione dei medici e degli alti operatori sanitari, sempre più necessaria per una medicina ad alto contenuto tecnologico. Occorre realizzare una Scuola Superiore di Sanità per avere a disposizione i futuri dirigenti del SSN.

 

Giorgio Mantovani

2 risposte

  1. Una proposta, quella di Mantovani, di molto buon senso lontana anni luce dalle sirene affascinanti di politici molto scarsi. Riusciranno i nostri eroi comunali a non farsi travolgere dalle affascinanti sirene? Secondo me purtroppo no! Condannandoci all’ennesimo spreco di denaro e risorse. Speriamo nelle firme dei Cremonesi diretti interessati per la salvaguardia della loro salute presente e futura nonché dei loro soldi. Ottimo e ben circostanziato l’intervento di Giorgio Mantovani.

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