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Mascherine fantasma, assolti i due imputati

3 Gennaio 2023
E’ stata assolta “perché il fatto non sussiste” dall’imputazione di frode in pubbliche forniture l’imprenditrice Alessandra Moglia, amministratrice della società svizzera Vivendo Pharma Gmbh, che era finita a processo con l’accusa di essersi fatta pagare, assieme all’amministratore di un’altra società, oltre 7 milioni di euro da Aria, centrale acquisti dell’amministrazione regionale lombarda, per la fornitura di 2 milioni di mascherine e altri dispositivi, tra febbraio e marzo 2020 nel pieno della prima ondata covid-19, che non sarebbero mai stati consegnati.  Lo ha deciso con rito abbreviato il gup di Milano, Guido Salvini, che ha prosciolto con la stessa formula anche Fabio Rosati, amministratore unico di Fitolux pro srl, in udienza preliminare. Giudice che ha in sostanza cancellato le ipotesi di accusa della Procura milanese nei confronti dei due imputati. Aria spa, scrive il giudice nella sentenza, “pur in un momento di esasperata concitazione”, ha avuto un comportamento “del tutto disordinato” e “ha ritenuto concluso un contratto che non lo era, soprattutto non lo era alle condizioni inattuabili proposte dalla stessa Aria”. Ha “effettuato frettolosamente il bonifico” e poi “verosimilmente per tamponare la situazione di confusione, già il 29 febbraio” 2020 ha presentato “precipitosamente la ‘segnalazione’ alla Procura e solo dopo questa, l’1 marzo, ha inviato a Fitolux la contestazione di inadempimento”.  Gli inquirenti, si legge ancora, “hanno poi seguito inutilmente, sposandola, l’iniziativa di Aria del 29 febbraio disponendo il 4 marzo il sequestro preventivo di urgenza” di oltre 7 milioni di euro, annullato in seguito dal Riesame. Moglia, difesa dal legale Francesco Colaianni, per il gup, “ha fornito una ricostruzione precisa e convincente” spiegando di aver subito fatto presente che “i tempi di consegna” dei dpi “non sarebbero stati inferiori ad una settimana trattandosi peraltro di mascherine provenienti da un Paese extraeuropeo”, ossia la Turchia.  Quanto al bonifico dell’intera somma, scrive ancora il gup, “effettuato in modo più che frettoloso da Aria non risulta in alcun modo che la fornitrice Fitolux l’abbia mai imposto”. Anzi “il dottor Rosati appena rientrato in Italia la notte del 2 marzo disponeva alla sua banca la restituzione integrale della somma alla Regione Lombardia”.  Ma quei soldi, segnala sempre il giudice, vennero sequestrati d’urgenza dalla Procura. Per il gup, in pratica, quel contratto, alla base dell’accusa di frode, in realtà non venne mai perfezionato.
“Oggi apprendiamo da quanto scrive il ‘Corriere della Sera’ un nuovo capitolo dei disastri combinati dal duo GalleraFontana durante la pandemia quando, nella foga di dimostrarsi migliori degli altri, sono stati buttati milioni e milioni di euro che potevano essere usati per tutelare la salute dei lombardi”. Lo afferma Gregorio Mammì, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle e segretario della commissione sanità regionale in merito alla “commessa da 7 milioni di euro per mascherine mai arrivate, per la quale Aria spa aveva presentato una segnalazione in procura”. Il giudice ha infatti assolto il fornitore e intermediario, mentre ha contestato alla centrale acquisti della Regione Lombardia (Aria spa) una “gestione disordinata”. La commessa, risalente al 2020, riguardava due milioni di dispositivi, mai pervenuti. Dalle indagini, spiega Mammì citando alcuni stralci documentali, “è emerso che le aziende coinvolte non hanno commesso illeciti, è stata invece condannata ‘la gestione del tutto disordinata di Aria spa’ la quale avrebbe avuto una ‘gran fretta di eseguire subito il pagamento’ solo perché nella ‘conferenza stampa quotidiana la Regione Lombardia intendeva comunicare di aver potuto procurarsi le mascherine anche più velocemente della Protezione civile”.
Per il consigliere pentastellato “la sentenza emessa dal giudice Guido Salvini è l’ennesima prova che Fontana e questo centrodestra lombardo hanno creato più danni che altro alla nostra regione ed è il momento di un cambiamento, per una Lombardia più attenta ai cittadini e alla loro salute che a fare a gara per un titolo di giornale”.
“Fontana, dopo il pasticcio delle mascherine fantasma di Aria spa, dovrebbe valutare seriamente se se la sente di affrontare la campagna elettorale. ‘Gestione del tutto disordinata e mossa dalla ricerca dell’immediato dividendo politico di una conferenza stampa’. Sono le parole pesantissime della sentenza del giudice Guido Salvini riguardo la vicenda ‘mascherine fantasma’. Una vicenda che lascia allibiti. Una tragedia trasformata in show per lucrare consensi. Ora i giudici hanno stabilito la verità processuale. Quella politica è che Fontana non può di nuovo essere a capo della Regione. Una vicenda come questa non lascia adito a dubbi”.  Così in una nota il candidato presidente di Regione Lombardia per il centrosinistra e il M5S, Pierfrancesco Majorino.
“Fontana dopo il pasticcio delle mascherine fantasma di Aria spa dovrebbe valutare seriamente se se la sente di affrontare la campagna elettorale”. Così il candidato presidente di Regione Lombardia per il centrosinistra, Pierfrancesco Majorino, commenta la sentenza di assoluzione in rito abbreviato dell’amministratrice di Vivendo Pharma, Alessandra Moglia, e il proscioglimento dell’amministratore del fornitore Fitolux Pro Sri, Fabio Rosati dalle accuse di frode in pubbliche forniture per aver venduto a fine febbraio 2020 2 milioni di mascherine ad Aria spa per 7,2 milioni di euro. I dispositivi, pagati in anticipo dalla centrale acquisti di Regione Lombardia, non erano mai stati consegnati. La sentenza del giudice Guido Salvini – riportata oggi dal Corriere della Sera – esclude le ipotesi di reato per i due manager, ma punta il dito sulla “gestione del tutto disordinata” di Aria spa. “Una vicenda che lascia allibiti. Una tragedia trasformata in show per lucrare consensi. Ora i giudici hanno stabilito la verità processuale. Quella politica è che Fontana non può di nuovo essere a capo della Regione. Una vicenda come questa non lascia adito a dubbi”, osserva Majorino.

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