Monito al Comune: l’architettura dell’ospedale funzionale alla cura

24 Febbraio 2024

Leggo il saggio del dottor Fernando. CirilloDal 1400 ospedali costruiti anche per stupire, ma oggi conta solo curare”, scritto a quattro mani con l’architetto Alberto Faliva, e rimango positivamente impressionata nel costatare come un medico di grandissima professionalità abbia la sensibilità d’indagare la storia per trarne motivo di riflessione sulle attuali vicende. Non ne sono comunque sorpresa. La sua è una disamina sulle trasformazioni dell’ospedale in riferimento alla salute pubblica. Si dice: Historia docet, ma per il medico Cirillo c’è ben altro: c’è l’attenzione all’edificio ospedale nella consapevolezza che l’ospedale è costituito da chi esercita la medicina e si fa carico delle sofferenze dei pazienti. 

Quanto infatti si percepisce immediatamente è che la sua analisi non nasca da mera curiosità, ma da un’attenzione al rapporto fra la professione medica (sintesi fra scienza e ars medica) e l’edificio. 

È condizione esistenziale dell’uomo quella di realizzare uno spazio funzionale alle proprie specifiche necessità. La realizzazione di un ospedale è luogo predisposto alla “cura” e deve esibirla. L’ospedale non può sottrarsi a tale esigenza e deve assolverla in quanto costituisce la sua unica ed essenziale priorità. Molte costruzioni hanno funzioni polivalenti, anche l’ospedale ne assolve molteplici, ma tutte sono esclusivamente riferibili al rapporto fra paziente e medicina. Poco importa se i tempi di degenza col tempo vadano riducendosi, analogamente è poco significativo se l’ambiente sia opera grandiosa nella sua magnificenza, ciò che è essenziale è che. si tratti di un ospedale da campo o di un ospedale dalle forme mirabolanti, consenta un’abitabilità funzionale alle reali necessità della cura. 

Da sempre i trattatisti, da Vitruvio in poi, hanno sottolineato come la condizione dell’abitare competa all’essere umano e come essa non si riduca alle tane delle volpi o ai nidi degli uccelli.  L’architettura deve avere prioritaria attenzione all’uso cui è adibita. 

La salute è bene primario. La tensione fra malattia e vita comporta la mediazione della cura: a questo è chiamato il medico. Non a caso in tutte le culture umanistiche è figura essenziale per la comunità.

Diventa necessario istaurare fra medicina e ospedale, ambiente ove esercitarla, non un semplice rapporto d’interazione, ma di necessaria dipendenza: l’architettura non può sottrarsi a questo compito che le compete. L’ospedale è al servizio della salute pubblica. 

In riferimento a quanto testé detto, torniamo al dottor Cirillo: il suo scritto è denso di una cultura umanistica che sa declinare i valori esistenziali con la propria professione. Condivide con il suo collega, Pietro Cavalli, la convinzione che l’ospedale è costituito da tutto il personale medico e che l’edificio ospedale è uno spazio costruito esclusivamente a tale scopo. 

Saper gerarchizzare i valori è un atto primariamente d’intelligenza e conseguentemente di capacità a confrontarsi con la memoria storica e il futuribile. 

La memoria storica, nel caso della città, non è mero ricordo, ma è memoria intrinseca alla sua identità: la nostra Cremona è differente dalle città limitrofe e da esse si distingue. All’identità è doveroso fare appello onde evitare di decontestualizzare la vita della città: l’esistenza di una collettività che sa declinare il proprio presente con il proprio passato. 

Il futuribile, nel caso della città, si rivela nell’immaginazione attenta a nuovi stimoli culturali congrui al contesto urbano che consentano di prevederne il futuro. S’impone la comparazione con i valori esistenziali. Altresì s’impone la comparazione fra teoria e prassi, rapporto che deve essere costantemente sorvegliato dall’epistemologia.  Tutto il resto è disordine. 

Il dottor Cirillo richiama l’attenzione sul significato profondo della professione sanitaria, che non può scadere nella commercializzazione della salute. Non cita la Costituzione, ma la Carta aleggia nel suo scritto come testo che supera le divisioni ideologiche e trova una mediazione nel riferimento al cittadino italiano. Superare le ideologie significa svincolarsi da sistemi che imbrigliano e, come una camicia di forza, costringono chi ad essi si affida. La filosofia, ancora una volta, obbliga ad esercitare la ragione alla luce dei valori non negoziabili, a non offrire soluzioni avventate e, quel che è peggio, a non catalogare ogni azione entro schemi e modelli.

Il pragmatismo costituisce il pericolo più pressante della nostra attuale società. Talvolta, si allea con l’estetismo, in altre occasioni con lo scientismo; sempre e comunque con tutte quelle ideologie che, forti di pregiudizi, opprimono la libertà che, per essere tale, deve declinare diritti con doveri.  

Il tema della salute e conseguentemente quello dell’ospedale “in muratura” è tema etico che coinvolge la politica: il governo della città. Alla politica nazionale, se è espressione autentica di una democrazia responsabile e partecipata, tocca l’impegno di creare tutte quelle condizioni necessarie per fare della salute un bene pubblico cui nessuno sottragga il proprio impegno. 

 

Anna Lucia Maramotti Politi

7 risposte

  1. Sembra che questo sia il luogo, il principale se non l’unico, in cui anche chi scrive altrove trovi spazio per esternare le opinioni riguardo la spinosa e dibattuta “faccenda ospedale” . Il Movimento lo trovi qui, i professionisti ragionano qui. Come se l’ospedale non fosse qualcosa che ci riguarda tutti. E pur riguardandoci tutti fosse generalmente ignorato ( nonostante migliaia di cremonesi chiedano conto), o se fosse possibile ignorare o trattare la questione con sufficienza. La gente ha diritto di sapere e di essere al corrente, di esprimere il proprio pensiero e dissenso. E ignorare questo significa non fare informazione correttamente.

  2. Almeno sappiamo come la pensa una delle persone che si candideranno a rappresentare i cremonesi! E il suo ‘ capo ‘ Portesani sa qual è il pensiero della dottoressa Maramotti riguardo all’ospedale? Che ne dice? E il centrodestra che non ha saputo esprimere UN nome suo, accetta la posizione della signora che va contro il progetto di Fontana and Company?

    1. Tutto molto ambiguo.
      La forza delle migliaia di firmatari si sta perdendo e sfaldando perché non si è fatta una terza Lista civica accoppiata ai 5 stelle.

  3. La forza delle migliaia di firmatari resta tutta integra e nulla va perso perché il ‘Movimento per la riqualificazione dell’ospedale di Cremona’ resta a rappresentare un’istanza irrinunciabile: Cremona non ha bisogno di un nuovo ospedale perché l’ospedale c’è già, va riqualificato come per anni e anni non si è voluto fare tanto che la Corte dei Conti a ottobre è dovuta intervenire a imporre l’impiego di 24 milioni di euro da anni giacenti mentre struttura e utenti erano lasciati alla deriva. Il progetto nuovo ospedale nasce solo per scaricare prevenzione, cronicità, Hospice, 25.000 giornate di degenza per acuti dell’area medica, chirurgica, psichiatrica su un territorio assolutamente sguarnito di strutture e presidi e senza fondi per attrezzature e personale. Che per chi vuol capire è solo un assist per la sanità privata e una condanna per il sistema sanitario nazionale e il diritto universalistico e solidale a un’ assistenza di qualità per tutti. E’ su questo tema che si deve esprimere chi si candida .

    1. E’ una descrizione sintetica e perfetta della situazione attuale e di ciò che accadrà se il progetto del nuovo ospedale sarà realizzato.

  4. Il “Movimento per la riqualificazione dell’ospedale di Cremona’ sta facendo e continuerà a fare di tutto perché non prevalga la logica del profitto applicato alla sanità. Il sistema sanitario nazionale va salvato perché come scrive Italo Cavicchi in “Sanità pubblica addio” è il portato di “un’idea di civiltà e di convivenza sociale fondato su un sogno di uguaglianza, solidarietà, universalità.” RInunciare a questa prospettiva è piegarsi a un sistema di disvalori che è la negazione di quegli alti valori cui è informata la nostra Costituzione e ai quali deve informare il proprio agire ogni cittadino e soprattutto chi sceglie di servire la collettività con incarichi di amministrazione e di governo ad ogni livello. Una società diseguale dove il privilegio di pochi nega il diritto di tutti non solo è una società ingiusta ma è anche molto fragile e non garantisce nemmeno chi detiene il privilegio dato dal ruolo o dal denaro. Questa è la lezione del covid per chi ha la volontà e l’intelligenza di coglierla: non ci si salva da soli ed è debole l’argine del privilegio come già il Manzoni con la narrazione della peste ci ammoniva.

  5. Anche se con estremo ritardo mi è d’obbligo dare a Cesare quel ch’è di Cesare. Lavoro scritto a quattro mani, è vero, ma gran parte del merito va all’architetto Faliva che con grande professionalità è stato capace di descrivere le problematiche architettoniche che sottendono la forma e la funzione di un edificio con riferimenti a vecchi capitoli di storia, anche molto lontani dalla nostra Cremona. Poi, è vero, come leggo dai commenti, che la problematica urgente è capire il perchè di un nuovo ospedale quando Cremona, come ho già scritto più volte, ne ha già uno che ha sempre funzionato a meraviglia e ha solo bisogno oggi di un bravo manutentore. Il Movimento citato si sta battendo per questo, la politica che avrebbe dovuto farsi sentire (i partiti) ha sempre volutamente taciuto sul problema; forse solo ora la politica si è resa conto che un interesse verso il Movimento è dovuta ma fortemente strumentale viste le vicine consultazioni elettorali. Il dramma che forse ancora nessuno ha realmente percepito è che in questo modo presto andremo a certificare la morte del SSN. I vantaggi di un Servizio essenziale per una comunità lo si percepisce solo dopo che lo si è perso, ma dopo è troppo tardi.

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