Napoleone, fu vera gloria? Ambiguità anche nel giudizio

15 Maggio 2021

Abbiamo visto nella prima parte le ragioni per cui vi sono storici e cultori che danno un giudizio negativo su Napoleone. Cerchiamo ora di sintetizzare le ragioni dei molti, forse in numero maggiore dei primi, che lo giudicano in modo positivo e pensano che grande sia stato il suo contributo allo sviluppo della moderna civiltà borghese. A ben considerare, la base delle varie argomentazioni per controbattere le critiche è la stessa: in quel periodo i Potenti ed i loro seguaci si comportavano più o meno tutti allo stesso modo nelle questioni che di solito sono addotte per motivare un giudizio negativo su Napoleone. Le guerre? E’ vero, Napoleone non ebbe scrupoli nell’uccidere e rapinare; ma lo stesso fecero Nelson, i generali russi ed i comandanti austriaci. La Chiesa? Napoleone la strumentalizzò, ma lo stesso fecero, seppure in forme diverse, gli Asburgo e tutti gli Stati dell’Ancien Régime, per i quali la Chiesa (cattolica, ortodossa o protestante) era un sostegno all’esercizio dispotico del potere.

Per quanto riguarda la schiavitù, una parte considerevole dell’economia del tempo si reggeva su questo sistema e la concorrenza in certi campi non sarebbe stata alla pari se la Francia avesse mantenuto l’abolizione. Per quanto attiene alle donne, poi, in quasi tutti i Paesi d’Europa la condizione femminile era assai più subordinata al maschio di quanto non lo fosse nel Codice Napoleonico. E l’Italia? Ma che cos’era l’Italia del tempo se non davvero ‘un’espressione geografica’ e perché mai Napoleone avrebbe dovuto favorire l’unità e l’indipendenza di un Paese ai confine della Francia quando avrebbe potuto farne un satellite obbediente?

La ‘difesa’ di Napoleone è quindi fondata su di un principio storicistico: tutto ciò che è avvenuto ha un senso, una propria legittimità proprio perché avvenuto. Nel caso di Bonaparte, poi, la visione ‘storicistica’ si fa forte di un (abusato) giudizio di Hegel. Vedendo passare Napoleone a cavallo, a Jena, dopo la battaglia (ottobre 1806), il grande filosofo idealista avrebbe detto: ‘Ho visto passare lo spirito del mondo a cavallo’ o qualcosa di simile. A parte le forzature, la visione storicistica  parte da lì. La frase di Hegel viene interpretata come giustificazionista: Napoleone rappresenta lo spirito del mondo, nel bene e nel male. E quindi è un elemento progressivo, che verrà sì negato dagli avversari (antitesi) ma che porrà le premesse per ulteriori passi avanti nella storia (sintesi). E’ un modo di argomentare oggi in voga anche per altri temi. Con molti elementi di verità, specie di fronte ad alcune ridicole estremizzazioni del politicamente corretto. Qualcuno critica Cristoforo Colombo, i conquistadores, gli schiavisti del sette-ottocento? Sbagliato: per capire Colombo e gli altri occorre capire il loro tempo, inserirli in quel tipo di società, con quei valori e quella mentalità. Una  visione storicistica, dunque. Si assiste ancora, negli Usa soprattutto, allo scontro fra Storia ‘giustificatrice’ e Storia ‘giustiziera’ (così si esprimeva Benedetto Croce): una teoria della Storia secondo cui le idee e gli eventi hanno una loro giustificazione nel ‘clima’ dell’epoca; ed una teoria che, invece, esprime giudizi e spesso condanne.

Ecco allora gli schieramenti avversi  battersi pro o contro Cristoforo Colombo, Cortés, gli schiavisti ecc. e le loro statue. Quando vediamo in televisione o leggiamo sui giornali di monumenti imbrattati o, viceversa, di entusiastiche celebrazioni, dobbiamo sapere che si stanno confrontando due diverse visioni della storia. Personalmente, penso siano sbagliate le estremizzazioni e che, certamente, anzitutto occorra conoscere, capire le situazioni; ma che alla fine un giudizio bisogna pur trarlo, soprattutto se nello stesso periodo, nelle stesse condizioni, vennero fatte scelte diverse o sostenute teorie opposte a quelle dominanti (senza abbattere statue, beninteso!).

Torniamo a Napoleone ed abbandoniamo la interessante discussione in corso sul senso della storia. Oltre a quanto richiamato, vi sono alcune ragioni indiscutibili da segnare ‘a favore’ di Napoleone, scelte che non erano comuni a tutti i Governi dell’epoca. Anzitutto la grande attenzione alla scuola, alla cultura, alla scienza, alla tecnica. Il suo Governo creò istituti tecnici, licei scientifici, politecnici, musei (il Louvre ma anche musei naturalistici). E poi una grande cura per la statistica e la modernizzazione dell’apparato statale. Ed ancora una politica di lavori pubblici (strade, ponti, edifici pubblici, canali, teatri, scuole…) seguita per ragioni militari e di propaganda ma anche per lenire la disoccupazione, per abbellire borghi e città e migliorare i servizi. Ed infine un insieme di provvedimenti per favorire commercianti ed artigiani, professionisti e ‘quadri’ (diremmo oggi). Più in generale, grande merito di Napoleone fu l’aver portato in primo piano il merito (scusate il gioco di parole). Al di là della nascita, quel che contava era il merito, la capacità. Famosa la massima secondo cui, nell’esercito, ogni soldato, anche di umili origini, portava potenzialmente nel tascapane il bastone di Maresciallo di Francia. Anche a Cremona i Birago, i Sacchini, i Manini divennero ministri, generali, amministratori senza essere nobili. Grande merito fu l’aver creduto nell’individuo, al di là della nascita e del censo!

In conclusione: Napoleone ha posto fine all’instabilità rivoluzionaria (la Rivoluzione che divora i propri figli) durata diversi anni, sia per gli interventi militari esterni che per convulsioni interne. Ma ha salvato alcune conquiste della Rivoluzione. Sociali, politiche e culturali: la distribuzione delle terre ai contadini, una maggiore laicità, regole precise nel codice civile, carriere basate sul merito e non sulla nascita. In fin dei conti, Napoleone, se da un lato ha soffocato le più avanzate conquiste della Rivoluzione dall’altro ne ha consolidato alcune ed evitato che venissero travolte tutte dalla Restaurazione. Rimarrà sempre comunque una ambiguità nel giudizio. Se ci mettiamo dal punto di vista ‘realistico’, di chi afferma che la storia in fin dei conti non si fa con i ‘se’, il giudizio su Napoleone sarà sempre prevalentemente positivo. Se ci mettiamo invece dal punto di vista di chi pensa che nella storia non tutto sia determinato ma vi fossero sempre alternative possibili, allora il giudizio sarà prevalentemente negativo. Anche in questa ambiguità consiste il fascino e l’attualità di Napoleone Bonaparte.

Gian Carlo Corada

(seconda parte)

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