In Sardegna ho fatto la scoperta della vera origine della testa di….

16 Dicembre 2023

E’ soprattutto una questione di testa. Due storie di vita e di morte di esseri straordinari, in un con “testo” straordinario.

C’è stato un periodo della mia vita relativamente fortunato in cui ho potuto staccare una decina di giorni all’anno, per qualche anno, e realizzare in solitaria un progetto che m’era “balenato” in mente dopo aver trovato tutte le foto aeree militari della costa della Sardegna (ben altro che Google Maps), e cioè l’esplorazione serrata ed integrale di quella costa, isole minori comprese. Benchè la condizione solitaria esponga a qualche rischio, tuttavia è quella ideale per poter avere un rapporto intimo, esclusivo con la natura, seguendo solo la propria ispirazione, senza dover contrattare con nessuno.

Capo Testa in Gallura, Sardegna del nord, è un luogo incredibile; tra l’altro è il promontorio in granito più imponente e spettacolare del Mediterraneo. Il granito è una pietra fantastica, modellabile dal vento e dall’acqua, ma anche abbastanza resistente per cui sa produrre sculture che resistono nel tempo e che acquisiscono fisionomie surreali incredibilmente simili a soggetti già noti. Capo Testa è pertanto un museo della natura a cielo aperto, che proietta in una dimensione assolutamente unica, lunare per certi aspetti. Non a caso è comprensivo anche di una Valle della Luna con Cala Grande, di cui non parlerò però in questo racconto. Né parlerò della splendida Cala Francese. Mi limiterò alla parte iniziale ,vista la prima volta nel luglio 2009 .

Capo Testa è così chiamato perché assomiglia ad una “grande testa di ..(?) (foto 1 centrale), il cui collo è quel sottile promontorio visibile nella cartina, che lo collega al resto dell’isola. Quando arrivai in albergo a Santa Teresa, subito il gestore mi disse che “….. era arrivato a fine giugno al Capo, ma forse non c’era più.” Era arrivato chi? Lo scopriremo per gradi. Intanto fermiamoci ad ammirare le splendide bellezze scultoree del luogo. Dalla Strega di Biancaneve (foto 2) con quel cappuccio che nascondeva una grande “testa” e quel mantello che scendeva fino ai piedi, a quest’incredibile Aquila (foto 3) la cui “testa” guardava verso il faro, circondati da poca erba verde, per lo più secca, tanta roccia e tanto cielo azzurro. E poi il mare, quasi sempre mosso.

Proseguendo per un sentiero fantastico, altri animali di roccia facevano “capolino” (foto 4): un uccello dal lungo becco sulla destra che sembrava guardare una capra sulla sommità opposta mentre lanciava un grido, sollevando la “testa” verso il cielo. D’altronde le capre da queste parti sono di casa, pertanto non era difficile trovarle come modelle. Capra, caper al femminile in latino : siamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda.

Su questa parete strapiombante, (foto 5) un ripido sentiero portava ad una torretta panoramica. Dall’alto un panorama sensazionale verso il faro e la vecchia lanterna ad ovest (foto 6) e verso Cala Spinosa (foto 7) ad est. Visioni mozzafiato nel regno del granito. Tre “teste” mostruose di roccia (foto 8) . Una, quella centrale, sembrava interessata a me. Che volesse mangiarmi come Polifemo con gli Achei, anche se non era monocola? D’altronde in luoghi come questo si perde il senso del tempo e dello spazio, della realtà e della fantasia, della storia e del mito. Quella a destra sembrava alquanto “incazzata”. Non con me, speravo!!

Oh inequivocabile, un delfino, mentre emergeva dall’acqua in volo (foto 9). Un delfino di roccia ovviamente perché fotografarlo in carne ed ossa non è impresa facile. Figuriamoci poi fotografare le balenottere, a cui questa roccia assomigliava (foto 10), mentre anch’essa emergeva dall’acqua, e per di più accompagnata dal suo piccolo che le stava a fianco alla nostra sinistra. Fantastico!

E allora non poteva mancare il capodoglio (foto 11), una statua in granito dalla grande “testa” squadrata senza collo, che veramente ricordava quell’enorme bestia, una delle più grandi tra i cetacei e anche tra le più temute. La famosa Moby Dick di Melville, il Leviatano nelle religioni antiche…Peccato che fosse finto!

Capo,Testa Capodoglio. Ci siamo: l’analogia è perfetta. E poi il capo è sempre la testa: sono sinonimi  per cui sembrerebbe una ripetizione o un rafforzativo per ribadire l’importanza del concetto o per prepararci a qualche sorpresa. L’uno e l’altra, me la svelò l’etimologia della parola “capodoglio”, che significa letteralmente “capo d’olio” , intendendo per olio quel liquido oleo ceroso che si estrae dall’enorme testa, così grande che ne ha determinato il nome scientifico di Macrocrphalus Physeter L.1758 e così pregnante che tutti i nomi volgari nelle diverse lingue attribuite all’animale, significano appunto “testa”. Una testa che occupa circa un terzo della lunghezza dell’animale, fino a 18 metri il maschio adulto, e che contiene il cervello più grande e pesante di tutti gli animali conosciuti, fino a 9 chili. Ma ciò che veramente stupisce non è tanto la presenza di questa sostanza, bensì il nome che le venne dato di spermaceti, ossia sperma di balena per cui possiamo veramente dire che ci troviamo di fronte ad una grande testa di.. dell’organo sessuale maschile. La sostanza in realtà non ha valenza sessuale, ma era stata così malintesa dai primi balenieri, la cui funzione invece è legata principalmente alla galleggiabilità e alla gecolocalizzazione.

Proseguii lungo un sentiero in direzione ovest. Erano le 8.30 del mattino, due ore che camminavo; in Sardegna bisogna muoversi presto per non crepare dal caldo, quando a un certo punto sentii come un odore di grigliata. Non vedevo fuochi, non c’era nessuno attorno a me. E poi chi avrebbe potuto fare una grigliata a quell’ora del mattino?

E intanto che scendevo l’odore si faceva sempre più intenso e ahimè sgradevole: una grigliata andata a male, mi dissi.

E invece? Un capodoglio vero spiaggiato e in stato di avanzata putrefazione. Ecco cos’era la grigliata che si sentiva a decine di metri di distanza! (foto 12). Avevo trovato la “vera testa di cazzo”…ehm, espressione che era in perfetta sintonia con la funzione attribuitagli dagli antichi balenieri, ma con cui si battezzano anche le persone stupide. “E in effetti anche tu”, gli dissi, “non sei stato certo un Octopus che ha nove cervelli ed è ritenuto l’animale marino più intelligente. Dovevi proprio essere un gran testa di…per andare a sbattere contro questi scogli e morirci, anziché startene in mare aperto!”.

Eravamo io e lui soli . Non mi sarei mai immaginato un incontro così eccezionale. Eppure l’albergatore m’aveva avvisato. Era il capodoglio quel soggetto speciale arrivato a fine giugno ma poi morto sugli scogli di Capo Testa. Luogo non poteva essere più adatto: Capo Testa, ove andare a morire per l’animale dalla testa più grande al mondo Si confermava anche l’ipotesi che forse il suo grande cervello non gli era servito granché visto che fine aveva fatto.

In realtà quanto accaduto non era per un difetto di intelligenza, ma per il fatto che i suoi geolocalizzatori cerebrali erano andati a ramengo e per questa disfunzione viene chiamato in causa spesso l’uomo coi suoi diversi tipi di inquinamento, che non risparmiano neppure gli ambienti marini.

Ma che ci faceva un capodoglio lungo 12 metri nel Regno del granito? In realtà questo è anche il Regno dei Cetacei. L’area marina compresa tra la Costa Azzurra passando per il Principato di Monaco, la Corsica, il nord della Sardegna, la costa ligure e toscana fino a Fosso Chiarone rappresenta il Santuario Pelagos, ovvero l’Area marina protetta internazionale per i cetacei (mammiferi marini) istituita nel 1999, perché si vide in questo bacino una ricca concentrazione di cetacei dovuta alla grande quantità di cibo, anche se ultimamente s’è segnalato un vistoso calo di alcune specie protette.

Ripresomi dall’emozione, mi venne in mente che a livello cinematografico questo posto era stato teatro di un’altra straordinaria esperienza di vita e di morte. Vi ricordate la miniserie Tv del 1972 A come Andromeda? Strepitoso anche in questo caso il soggetto, una misteriosa donna prodotta da un supercomputer alieno, ad immagine e somiglianza di una scienziata appena morta. Andromeda era il suo nome, derivato dalla galassia omonima da cui era giunto il segnale per la
costruzione del computer. Donna di un’intelligenza ben superiore a quella terrestre, ma che per il precipitare degli eventi fu indotta dal computer con cui viveva in simbiosi , a suicidarsi buttandosi da una scogliera. Ebbene, il fatto fu rappresentato a Cala Spinosa di Capo Testa (foto 13) , cioè a poche centinaia di metri dal luogo della morte del capodoglio. Singolare coincidenza che anche l’attore Vannucchi, che interpretò lo scienziato Fleming, coprotagonista invaghitosi dell’aliena, venne a suicidarsi a 38 anni. Storie straordinarie, a riproporci l’eterno inquietante e nostalgico mistero della vita e della morte, ben espresso anche musicalmente da Migliardi nella splendido “Tema di Andromeda” , sigla del film ….Una musica da far venire i brividi all’ascolto….

“Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo…? “: quale contesto poteva meglio ambientare la drammatizzazione di questi “angoscianti” interrogativi se non quello favolistico di Capo Testa?

 

Stefano Araldi

11 risposte

  1. Articolo davvero originale. Fantasiose e interessanti le interpretazioni delle formazioni rocciose levigate dal vento e dal mare. Del resto tutta la Sardegna ha qualcosa di magico nella sua anima.
    Grazie all’autore che ci ha permesso di sognare e di immergersi nei paesaggi documentati da splendide foto.

  2. Complimenti . Un bel lavoro composto da un innamorato della natura , così com’è, senza sentimentalismi o smorfiosità , con un senso forte di ammirazione per ciò che i nostri sensi possono percepire . Bravo !

  3. I sentimenti che provoca Capo Testa sono simili a quelli che anch9’io ho provato nel soggiornare per una intera settimana in compagnia di persone sia in sardegna,sia in località itatiane che straniere. Salutandoci alla fine della vacanza siamo pure riusciti a piangere nel lasciarci ma soprattutto per lasciare il posto incantevole. Da sposato ho portato a vedere Capo Testa anche mia moglie e anche lei è rimasta veramente colpita.

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