Nuovo ospedalino: portatori di interesse i cittadini (utili idioti) non le imprese

9 Febbraio 2023

In una tremenda confusione di termini anglosassoni,  spesso impiegati da gente che ne ignora del tutto il significato, l’impiego di vocaboli quali agreement, appraisal, claim, entry, handover, supplier rende difficile la sopravvivenza anche a chi l’inglese lo conosce davvero, visto il prevalere di una cultura maccheronica inutilmente supponente.

In questo caos di parole inutili il termine stakeholders (portatori di interessi), che  dovrebbe stare a significare “Tutti i soggetti, individui od organizzazioni, attivamente coinvolti in un’iniziativa economica, il cui interesse è….influenzato dal risultato dell’esecuzione, o dall’andamento, dell’iniziativa…”, viene invece associato al consenso pressoché unanime per la costruzione del nuovo ospedalino di Cremona. Quindi, dal momento che gli stakeholders sono le imprese edili, i progettisti, gli imbianchini, gli idraulici, gli elettricisti ed il loro vasto contorno economico, gran parte della “politica” (anche questo un termine svilito nel tempo) è d’accordo a sostenere con entusiasmo un impegno di spesa di circa trecento milioni di euro per un contenitore al netto dei contenuti e di una corretta programmazione della sanità.

Vale però la pena di sottolineare che non sono solo  gli ”stakeholders” a dover essere interpellati, visto che  i veri portatori di interesse (sanitario) sono in realtà i cittadini, come al solito considerati alla stregua di utili idioti. Nessuno poi, neppure gli stakeholders, sembra rendersi conto che anche i progettisti, gli imbianchini, gli idraulici, gli elettricisti, i “politici” avranno necessariamente a che fare con la sanità e che una cosa è l’edilizia, un’altra, assai differente, è l’assistenza e la cura del paziente.

La realtà sanitaria è invece ben descritta da una pubblicazione recente di Cittadinanzattiva dal titolo “deserto sanitario” e conferma che uno dei gravi problemi della sanità pubblica non è rappresentato dalla carenza di strutture edilizie, bensì dal numero e dalle motivazioni di infermieri, medici ospedalieri e di medicina generale.

In un contesto di turni impossibili, bassi salari, responsabilità gigantesche, nessun coinvolgimento e scarsa gratificazione da parte dei datori di lavoro, aggressioni e liti temerarie da parte del pubblico non ci si può stupire quindi se mancano all’appello non solo camerieri e lavapiatti, ma anche medici e infermieri, sia del territorio che negli ospedali pubblici. Forse allora uno dei veri problemi della sanità pubblica è l’incapacità di analisi e programmazione da parte di chi si dovrebbe occupare di organizzazione sanitaria, non solo a livello regionale.

Ritornando agli stakeholders non si comprende per nulla l’entusiasmo generale che accompagna il prossimo boom edilizio della Sanità, anche perché alcune strutture, in contesti anche più difficili, hanno deciso altrimenti: l’Ospedale San Paolo di Milano, che presenta i medesimi problemi di adeguamento alla normativa antisismica e di efficientamento energetico della quasi totalità degli ospedali lombardi,  ha rinunciato a costruire una nuova struttura edilizia e però ha recentemente investito qualche milione di euro per potenziare specialità in crescita e sempre più indispensabili ad una medicina moderna. Ha investito insomma sui contenuti, non sul contenitore. In questo difficile contesto e con la sanità pubblica sull’orlo del baratro, è quindi deprimente assistere all’eccitazione dei numerosi cremonesi portatori di interessi economici e politici nei confronti della costruzione di un nuovo ospedalino.

Nel ricordare che la qualità delle prestazioni sanitarie rappresenta il vero significato di un ospedale e che troppo spesso invece si guarda esclusivamente all’edilizia, provoca meraviglia che il vecchio ospedale, quello attuale, possa invece venire trasformato in “Parco della Salute”. Sembra di assistere ad una vera e propria estasi mistica, molto simile al delirio che, lo segnaliamo, potrebbe essere agevolmente curato anche nell’attuale ospedale, senza la necessità di costruirne uno più piccolo ed “ecocompatibile”.

 

Pietro Cavalli

Una risposta

  1. Da mettere sotto accusa è il sistema economico nel quale galleggiamo che mai è stato posto in discussione, ma che ha già portato a essere messo in discussione il futuro della stessa specie umana.

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