Oglio Po, il punto nascite non riapre. M5s: ‘Sindaci inerti’

24 Dicembre 2021

‘Nonostante le criticità emerse e i parti avvenuti in itinere, il punto nascite di Casalmaggiore non riaprirà. Prendiamo atto con forte amarezza della decisione del Consiglio di Stato che ha respinto l’istanza dei 20 Comuni dell’area Oglio Po, ma le affermazioni di alcuni esponenti di centro destra sono poco coerenti”. A dirlo sono Marco Degli Angeli e Andrea Fiasconaro, consiglieri del M5s Lombardia i quali hanno poi specificato: ‘Ora si piangono lacrime di coccodrillo, ma quando era il tempo di difendere la salute di madri e bambini, si è invece preferito difendere equilibri di partito, quelli del centro destra, e colpevolizzare come al solito il Governo’. Asserisce Degli Angeli: ‘I dati parlano chiaro, i bambini che ogni anno nascevano nel territorio dell’Oglio Po erano poco al di sotto dei 500 parti: la cifra ritenuta necessaria dal ministero della Salute, per poter tenere aperto un punto nascite. Per colpa della poca lungimiranza della Regione Lombardia -precisa Fiasconaro – oggi è necessario fare fino a 50 km, spesso in condizioni di traffico difficile, per poter partorire.’

I numeri delle nascite, in sé, contano però relativamente. ‘La Regione Lombardia – spiegano i consiglieri – avrebbe potuto e potrebbe ancora richiedere di andare in deroga agli accordi tra Stato e Regione. E infatti la Regione Lombardia aveva iniziato a sviluppare un progetto utile a tenere aperto il punto nascite. Peccato che si sia poi perso nella sabbia e non sia mai stato veramente implementato.’ Aggiunge Degli Angeli: ‘È inutile, ora, che esponenti politici accusino i giudici ironizzando che un parto lungo la strada è più sicuro che non all’interno di un punto nascita di prossimità. Dov’era, questa stessa politica che ora lancia il sasso, quando era il momento di incalzare la giunta lombarda a guida leghista? Difendeva forse degli equilibri di partito?’. Per Degli Angeli e Fiasconaro ‘la colpa principale è quindi di tipo politico. Al netto che è sicuramente necessario rivedere i numeri del decreto ministeriale, la responsabilità è quella di una Regione che non ha fatto nulla per implementare e rafforzare il sistema medico territoriale a supporto del punto nascite, cosa che invece è avvenuto in altre regioni, come ad esempio Emilia Romagna, Veneto e Trentino’. Concludono i consiglieri: ‘La Regione Lombardia, come al solito, si dimentica dei territori che per loro natura geografica non hanno i numeri delle grandi metropoli, ma la cui popolazione è distribuita più su larga scala. È un grande rammarico comprendere che per Regione ci siano zone di serie B e di serie A, anziché territori da accompagnare così da garantire una più equa e congrua
salute per i bambini e per le mamme’.

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