Ospedalino di Cremona: gemello a Pesaro costa 110 milioni meno

4 Novembre 2022

“Il nuovo ospedale di circa 70.000 mq per una capacità di 400 posti letto verrà realizzato con i più alti livelli di sicurezza antisismici e risponderà ai requisiti di risparmio energetico, prevedendo la costruzione di un edificio nZEB (nearly Zero Energy Building) con consumo di energia quasi zero. Essendo l’opera prevista di rilevante importanza e complessità, la norma prevede l’indizione di concorso di progettazione (internazionale?), previsto entro il corrente anno, al fine di individuare la migliore proposta che risponda alle esigenze del territorio con particolare attenzione all’inserimento nel tessuto urbano. Sarà inoltre fondamentale il rispetto del cronoprogramma e allo stesso tempo occorrerà fare una discussione sul contenuto”. (1)

Sembrano affermazioni già sentite, specialmente quelle relative al fatto che si decide di fare un nuovo ospedale senza che ancora si sappia con cosa riempirlo. L’unica differenza è che il nuovo ospedale di Pesaro, di questo di tratta, verrà a costare 170 milioni di euro (compresa l’area da acquistare e considerando i continui aumenti dei costi dei materiali con il conseguente aumento dei prezzari di riferimento), circa 110 milioni meno di quanto è previsto per il nuovo ospedalino di Cremona, che però non dovrà acquistare alcun terreno edificabile.

Per il resto non ci sono grandi differenze: popolazione di riferimento e dimensioni analoghe, numero posti letto sovrapponibile, risparmio energetico, rispetto della normativa antisismica, demolizione dell’ospedale esistente (che funziona alla grande anche a Pesaro) e nessuna cognizione sulle reali necessità sanitarie del territorio. Incuriosisce però la differenza di ben centodieci milioni di euro, una cifra non da poco, sovrapponibile al prezzo pagato per il quadro “l’urlo” di Edvard Munch, che ben rappresenta lo stato d’animo del cittadino cremonese davanti ai ripetuti annunci di una costruzione discutibile ed inutilmente costosa. Per chi invece non deve arredare il salotto di casa ma guarda al bene comune ed ai problemi di una sanità pubblica in difficoltà, è legittima la domanda: cosa si potrebbe ottenere in sanità con centodieci milioni di euro?

Molto, moltissimo, anche se, pur con pochissimi soldi, si può fare parecchio. Ad esempio presso l’Ospedale di Crema è stato istituito l’unico Centro provinciale destinato ad affrontare il problema della genetica dei tumori ereditari, a costo praticamente zero. Viene quindi offerta alla popolazione cremasca una importante risorsa, oggi indispensabile per un approccio moderno alla patologia tumorale, un tempo disponibile anche a Cremona e che inspiegabilmente è stata dismessa. Così come è capitato per altre importanti risorse sanitarie, cedute senza colpo ferire ad altre strutture ospedaliere. Forse non c’entra molto, però una ulteriore preoccupazione è legata al registro tumori, consultabile sul sito di Ats Valpadana e dal quale risulta che Cremona è il posto dove ci si ammala di più per tumore alla mammella, ma anche quello dove si muore di più. A Mantova invece, stando ai grafici riportati, ci si ammala di meno e si muore di meno.  Troppo di meno, visto che la mortalità, almeno sino al 2018, mostra una insolita tendenza verso lo zero. Se questi dati venissero confermati, nulla potrebbe impedire un’ulteriore migrazione, questa volta spontanea, di pazienti cremonesi versi altri lidi.

Riassumendo: i dati ci dicono che il nuovo ospedalino cremonese verrà a costare 110 milioni di euro in più rispetto ad uno analogo in corso di progettazione nelle Marche e che centodieci milioni di euro non sono proprio noccioline; che nonostante alcune recenti iniziative per migliorare la qualità dell’assistenza, qualche falla è aperta nella attuale gestione assistenziale; che la qualità di un ospedale dovrebbe venire valutata in termini di “esiti” reali dell’assistenza e non solamente in base a dichiarazioni verbali; che i pochi dati disponibili dovrebbero venire sottoposti a verifica; che magari è meglio costruire sapendo a chi e a che cosa dovrà servire la struttura.  Altrimenti c’è il rischio oggettivo che il nuovo ospedalino possa diventare un centro di smistamento di pazienti verso altre strutture e allora, più che di un nuovo edificio, potremmo avere bisogno di una pensilina nel piazzale di largo Priori, in grado di riparare dalle intemperie i pazienti in attesa di venire trasferiti.

Nel contesto attuale e considerando le la situazione economica precaria, la carenza di personale sanitario, la crisi generale della sanità pubblica, una crescente diffidenza nei confronti delle iniziative di sola edilizia sanitaria, ci si chiede il perché della costruzione di un nuovo e costoso ospedalino. In fondo, per favorire i pazienti diretti verso altre strutture basterebbe rimettere in funzione la pensilina dismessa da piazza Stradivari, deve pur esserci da qualche parte.

 

Pietro Cavalli

1)      https://www.regione.marche.it/News-ed-Eventi/Post/87460/Nuovo-ospedale-di-Pesaro-firmato-l-accordo-tra-Regione-Comune-Marche-Nord-e-Asur

6 risposte

  1. Il dottor Cavalli tratta l’argomento che gli sta molto a cuore inserendo eleganti e argute battute di spirito che tuttavia non devono allontanare dalla realtà. Bertolaso avrà orecchi per intendere?

  2. Sempre indignata per questa iniziativa senza senso e che va a discapito delle necessità sanitarie dei cremonesi. Ribelliamoci!

  3. La cosa che più mi diverte è il termine, ormai entrato nell’uso, di “ospedalino”. Quasi a voler diminuire, col diminuitivo, la dimensione elefantiaca, i costi eccessivi, la grandiosità delle intenzioni e, non in ultimo, l’enorme polemica che ha determinato e che potrà solo aumentare. Come l’insoddisfazione generale.

  4. Di Cavalli c’è n’è solo 1 tutti gl’altri son nessuno……la Moratti si è defilata ….l’ospedalino non sarà più alla sua portata?…..sperum…vedarum …spetum….( tipico e folcloristico intercalare cremonese…..)

  5. Credo sia giunto il momento di passare dalle critiche, ottime, di tutti i commentatori che fin qui hanno espresso. Mi colpisce sempre il reiterato grido di dolore della Sig.rs Elda Busi: ribelliamoci! Un tempo c’erano le forze mobilizzatrici, vale a dire i partiti, i sindacati, addirittura il Tribunale per i diritti del malato. Ma oggi a chi ci dobbiamo rivolgere? E’ mai possibile che Cremona debba subire quest’onta? Il fatto che lo stesso ospedalino di Pesaro costi 110 milioni in meno deve convincerci sempre di più che ci troviamo di fronte ad un’operazione poco trasparente. Questo ormai è ciò che pensano i cremonesi.
    L’avvento poi di Bertolaso, che sarà specializzato in ….massaggi, non diminuisce le nostre preoccupazioni. Basta chiacchiere, azione! Prima che sia troppo tardi

    1. Purtroppo cerco di mobilitare un po’ i cittadini cremonesi che con indifferenza scuotono le spalle…. come se la cosa non li riguardasse. Quando l’Ospedalino sarà fatto allora forse qualcuno si renderà conto del disastro ma sarà troppo tardi.

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