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Padania Acque. Centrosinistra, una batosta da manuale

25 Maggio 2021

In Caccia a ottobre rosso, in piena guerra fredda e con un Sean Connery in grande spolvero, un sommergibile russo lancia un siluro contro un sottomarino americano. Il missile torna al mittente e lo disintegra. 

Mercoledì scorso, durante l’assemblea di Padania Acque, al momento di nominare i 5 membri del nuovo consiglio di amministrazione, il centrosinistra toglie dagli arsenali bellici l’articolo 2734 del codice civile e lo sgancia. Convinto sia l’arma vincente, impone ai sindaci-soci il rinvio della votazione. Cinque striminziti giorni per riportare a miti consigli gli incerti e ribaltare un probabile 3 a 2 a favore del centrodestra e Lega ed evitare l’onta di cedere un feudo controllato da anni.

Il siluro viaggia per 120 ore. Lunedì, l’assemblea riprende il discorso interrotto e dal 3 a 2 si passa al 4 a 1 a favore di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e di alcuni sindaci del centrodestra ma non identificabili con i partiti citati, senza dimenticare una sparuta compagine di battitori liberi. 

Il 2734, tornato indietro è devastante per l’immagine del centrosinistra che rimedia una figura scatologica di prima grandezza, modo radical-chic per esprimere un concetto volgare senza essere volgari. Tuttalpiù acculturati.  

È una randellata sui denti, ma il centrosinistra non è autorizzato ad alcun lamento. Lo stesso centrosinistra ha infatti concordato con il centrodestra la spartizione delle sedie e il voto unanime dei soci a favore del 4 a 1, con un solo astenuto, lo conferma.

Si dice che chi causa il suo mal pianga se stesso, ma non è abbastanza per evitare in futuro risultati tanto umilianti. 

Per il centrosinistra sarebbe molto più produttivo pensionare gli attuali negoziatori e inviare alle trattative con gli altri partiti mediatori un filo più scafati e sostituire i generali alla testa delle truppe, invitandoli a leggere i testi di Sun Tzu e Carl von Clausewitz e, perché no?, qualche pagina di  Machiavelli. Se si vuole esagerare e non si hanno problemi a dichiararsi troppo di sinistra, una spolveratina di Gramsci potrebbe insegnare qualcosa. Non sarebbe disdicevole  ricordare che tutte le volpi, prima o poi, finiscono in pellicceria, concetto caro a Bettino Craxi, un tipo che di queste faccende se ne intendeva. Auspicabile una collaborazione con un tutor della vecchia guardia, non necessariamente del Cepu. Eviterebbe di lanciare siluri alla viva il parroco, memori anche del detto popolare che gira e rigira il siluro torna in culo a chi lo tira. Abbiano pazienza i puristi della lingua, ma la saggezza popolare non si nutre di caviale e non porta il Rolex. Sono pensieri a ruota libera, non consigli. Un sogno di maggio.

Il compito di lanciare il siluro in assemblea era stato affidato al sindaco che due anni fa, a maggio, aveva proposto di mangiare le nutrie come antidoto alla loro proliferazione. Le nutrie non sono state mangiate e il problema è rimasto irrisolto. Un peccato. In compenso il centrosinistra è costretto a ingoiare un rospo. Rimane lo scoglio della sua digestione. O, per raccontarla nello stile degli intellettuali tanto cari al Pd, di elaborare il lutto. 

Poi ci sono i danni collaterali. Ad alcuni soci cremaschi del centrosinistra sono girate le palle, per dirla con Paolo Conte, come ai francesi con Bartali. Niente di ufficiale, ma rumors e spifferi raccolti da fonti più che attendibili. Un dato è incontrovertibile. Stefania Bonaldi, sindaco di Crema, e Aldo Casorati, sindaco di Casaletto Ceredano e presidente dell’Area omogenea, hanno bigiato il redde rationem.

Se fossero incazzati sarebbero da comprendere e, forse, da giustificare. Dei 4 rappresentanti del centrodestra nel consiglio di amministrazione di Padania Acque, 2 – tra loro il presidente – risiedono nella Repubblica del Tortello. L’unica bandiera del centrosinistra è targata Cremona.  Tabula rasa, buio e freddo siderale per i comuni in riva al Serio.

Alla conta del 4 a 1 erano presenti soci per una quota pari al 99,49 per cento del capitale sociale. Uno 0,51 per cento in meno rispetto al cento per cento dell’assemblea con il lancio del siluro.  

Se si ha la pazienza di verificare sulle pagine 24, 25 e 26 della Relazione di bilancio 2020, le percentuali azionarie detenute da ciascun comune, incrociare i numeri e fare quattro calcoli, si scoprirebbe che lo 0,51 corrisponde alla somma del capitale sociale in carico a due comuni cremaschi di centrosinistra. Comuni con sindaci di peso.

«Guarda caso, che coincidenza» si sarebbe commentato con sarcasmo quando la politica era più sanguigna, le posizioni più definite e i colori ben distinti e riconoscibili e il mélange, causa possibile del 4 a 1, poco di moda. Ora spopola.

Era il novembre del 2019, Mirko Signoroni, sindaco di Dovera, viene eletto presidente della Provincia grazie ad un accordo tra centrosinistra ed alcuni esponenti di centrodestra non in linea con i vertici locali dei propri partiti di riferimento. Il patto è sempre stato rispettato. Non succede spesso in politica e questo va ad onore dei due partner.  Lo stesso Signoroni, che è di centrodestra, è sempre stato leale con i suoi sostenitori.  

Poi il siluro 2734 e la relativa catastrofe politica del centrosinistra, che perde un consigliere di amministrazione di Padania Acque a favore del gruppo Signoroni.  

Al centrosinistra  resta in mano una sola carta, che non è il due di coppe, ma un carico, però  insufficiente a giustificare la disfatta. 

Cosa si sia inceppato nel consolidato rapporto tra il gruppo Signoroni e il centrosinistra è difficile da stabilire. Resta il fatto che un ristretto gruppo di dissidenti di centrodestra, stipati  su un barchino ha affondato la corazzata del centrosinistra, armata di tutto punto. 

«Una bella prova di tenuta politica a beneficio del territorio» (pagina 21, La Provincia 25 maggio) ha commentato Vittore Soldo, segretario PD. Meglio non ipotizzare cosa sarebbe successo se fosse stata brutta. Ma contento lui, contenti tutti. E sia permesso un consiglio: non perda la visione di Caccia a Ottobre rosso.

 

Antonio Grassi

 

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