Padania Acque, corsi Cepu per i politici ‘non informati’

22 Maggio 2021

«I soci intervenuti che riuniscono un terzo del capitale rappresentato nell’assemblea, se dichiarano di non essere sufficientemente informati sugli oggetti posti in deliberazione, possono chiedere che l’assemblea sia rinviata a non oltre cinque giorni. Questo diritto non può  esercitarsi che una sola volta per lo stesso oggetto» (articolo 2374 del codice civile).

Mercoledì scorso, nel tardo pomeriggio, in un padiglione di CremonaFiere, durante l’assemblea di Padania Acque, il presidente della Provincia, i sindaci di Cremona, Crema, Castelleone e una nutrita schiera di loro colleghi hanno chiamato in causa questo articolo e dichiarato di non essere informati sul punto due dell’ordine del giorno: «Nomina organo amministrativo della società ai sensi dell’articolo 2383 del codice civile e successivi». Il primo era l’approvazione del bilancio.

I disinformati hanno raggiunto il 48 per cento del capitale sociale e ottenuto di rinviare di cinque giorni gli adempimenti previsti al punto due.  Cinque giorni per informarsi e colmare la lacuna con l’impossibilità di avvalersi del supporto del Cepu, il quale non contempla corsi di recupero in materia di spartizione di posti nei consigli di amministrazione e relative prebende, perché di questo si tratta.

A memoria, l’utilizzo dell’articolo 2374 non è mai stato evocato durante le assemblee delle società partecipate del nostro territorio. Ultima spiaggia per chi è alla canna del gas, è strumento per disperati, ma i sindaci che l’hanno richiesto sono tutto fuorché disperati. 

La stragrande maggioranza dei disinformati è riconducibile al centrosinistra. Quella degli informati al centrodestra, alla Lega e ai battitori liberi. Per la statistica è un dato significativo, cioè non legato al caso.  

Qualcosa non quadra. Gatta ci cova direbbe il protagonista di un racconto per bambini. Gli adulti sanno cosa cova.

Parigi vale bene una messa. La spartizione dei pani e dei pesci vale l’umiliazione di ammettere pubblicamente davanti ai colleghi di non essere informati?   

Vale l’abiura dello stile sindaco basato sulla trasparenza, sulla soluzione dei problemi e sulla collaborazione? Vale sorrisetti, commenti sarcastici e l’apoteosi della citazione del commento del generale Cambronne dopo la sconfitta di Waterloo?

«Ai tempi di Dc e Pci non sarebbe successo. Avrebbero concordato il rinvio». «Dilettanti!» «Ma pensano che siano tutti coglioni? Lo dicano chiaramente che non è stato raggiunto l’accordo sul numero delle sedie da occupare e su chi deve sederci sopra». «Cazzo, ma nessuno li ha avvertiti che prendere per il culo la gente non paga». «Figura di merda». «Cosa accadrebbe se i sindaci di Brescia o di Milano dichiarassero di non essere informati sulle nomine del cda di A2A?».  «Spiace per i piccoli Comuni, che probabilmente davvero non ne sapevano niente». «Il centrosinistra non è un’aquila imperiale. Ha regalato al centrodestra la conferma di contare su una maggioranza che non è solo sulla carta».

La presenza nel consiglio di amministrazione di Padania Acque conferisce all’eletto una posizione di potere e di visibilità che trova pochi altri riscontri all’interno del territorio provinciale, quantificata da «una media di 128 articoli mensili con un picco nei mesi estivi, in particolare luglio e settembre» (pagina 70 di Comunicazione eventi giugno 2018, maggio 2021, pubblicato da Padania Acque). 

Un potere che annichilisce gli stessi soci, ammirevoli ad assistere in religioso silenzio e con gesuitico atteggiamento alla discussione sul bilancio, mutata in una tribuna per autoincensamenti e reciproci ringraziamenti.  Indubbiamente meritati, ma a tutto c’è un limite e oltre un’ora di un Te deum monotono e stucchevole, privo del fascino di un coro gregoriano, è troppo.

La Provincia con quasi il 12 per cento delle azioni è il socio di maggioranza di Padania Acque. Se il suo presidente ammette di essere disinformato sulle nomine del cda   è   innegabile che qualche cosa non funziona.  Nulla di irrimediabile, ma l’accaduto rientra nella pratica classificata dagli economisti bocconiani  tafazziana.

Lo stesso concetto vale per il sindaco di Cremona, che se la tira una cifra, detiene oltre il 4 per cento del capitale e nella classifica degli azionisti di Padania Acque occupa il terzo posto, preceduto al secondo da Casalmaggiore con poco più del 7 per cento, il quale però risulta tra quelli informati.

«Non informato» è il rigetto dello spoil system, inteso come rotazione non traumatica finalizzata a non cristallizzare posizioni di potere e a ridimensionare l’io strabordante di alcuni che gestiscono la società da troppi anni.

«Non informato» è la conseguenza della inettitudine di alcuni dirigenti di partito a guidare anche un branco di lupetti scout. 

«Non informato» è la conferma che gli attendenti non possono diventare generali. 

 «Non informato» è la Caporetto di quelli che dai due cose a me e ne dò due a te, di quelli che si credono i più furbi, di quelli che considerano le partecipate cosa loro e vai con Jannacci. 

«Non informato» è un marchio che, come la lettera scarlatta tatuata sulla pelle dell’adultera Demi More, rimarrà inciso sulla coscienza di chi confonde la politica con il mercato delle cariche, degli accordi sottobanco, dell’utilizzo dell’articolo 2374.

«Non informato», il nostro territorio non meritava questo sfregio.  Che tristezza.

Antonio Grassi

Una risposta

  1. La spartizione non ha rispettato regole ragionevoli. Viva il CEPU e la prima repubblica. Dov’è il salvatore? Forse sta cercando l’ultima poltroncina.

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