Parliamo di ospedale: personale, reparti, tecnologia, non di architettura

3 Aprile 2024

Pensando di riassumere quelli che per lo scrivente sono elementi critici nel progetto del nuovo ospedale di Cremona, ho pensato di elencare una serie di punti sui quali sarebbe assai utile il confronto almeno con i lettori di questo blog. Dal momento che si tratta di un argomento complesso e che prevede numerosi punti di riflessione, è auspicabile un contributo dei lettori e, possibilmente, anche di coloro che vengono citati nell’elenco che segue.

 

CHE COS’E’ UN OSPEDALE?

Credo non si possa parlare della proposta di costruire un nuovo ospedale a Cremona se non si riesce a rispondere alla domanda fondamentale: che cosa è e a che cosa serve un ospedale? Se non si capisce l’importanza della risposta al quesito, allora è vero tutto e il contrario di tutto. Purtroppo c’è chi sostiene e appoggia la costruzione non tanto di un nuovo ospedale, quanto di un Centro Benessere, aperto a iniziative commerciali e ludiche, lasciando in ombra la realtà assistenziale. In realtà un ospedale deve essere un luogo di assistenza e cura e soprattutto una struttura destinata ad accogliere tutti noi, tranne quelli che muoiono prima di arrivarci.  Invece troppi ne parlano come se si trattasse di uno stadio, di un palazzo di rappresentanza oppure di un centro commerciale. L’ospedale invece è il posto ove si è costretti ad andare per essere curati e auspicabilmente guarire. E’ vero che la struttura dell’edificio attuale (costruito cinquant’anni fa) c’entra molto poco con una funzione ricreativa e tuttavia giova ricordare che durante il covid l’attuale assessore alla sanità della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, riuscì a costruire un ospedale efficiente addirittura all’interno della Fiera di Milano, dimostrando nei fatti che per l’assistenza ospedaliera è necessario disporre di spazi (qualsiasi tipo di spazio) attrezzature, professionisti, organizzazione. Tutto il resto non ha nulla a che vedere con l’assistenza ospedaliera. Anche l’anno di costruzione c’entra assai poco con la funzione di un ospedale: il Niguarda a Milano, uno degli ospedali migliori d’Italia, risale all’epoca fascista e, se è vero che il Policlinico è in corso di revisione architettonica, è altrettanto vero che risale all’800. L’ospedale di Brescia è più vecchio dell’ospedale di Cremona e potremmo continuare quasi all’infinito. Il migliore ospedale della Gran Bretagna è lo University College a Londra e conserva l’impianto dell’800, pur con aggiunte più moderne e l’ospedale  Humanitas,  una delle eccellenze ospedaliere italiane, ha un impianto a padiglioni ed è diffuso su spazi non abbondanti. Purtroppo nessuno dei nostri rappresentanti sembra in grado di comprendere che quello che conta in un ospedale sono l’organizzazione del lavoro, la motivazione del personale, il livello di accoglienza, il supporto amministrativo, il coinvolgimento, la dotazione tecnologica e di personale: l’estetica e gli spazi commerciali non c’entrano nulla con la funzionalità dell’ospedale e con il suo livello assistenziale.

Dal momento poi che l’attività attuale dell’ospedale di Cremona è ampiamente in sofferenza (vedi il deficit del 2023 – definito “budget” ) forse sarebbe meglio tentare di migliorarne l’attrattività e magari mettere il personale in condizioni migliori per esercitare il suo lavoro.

 

CLASSIFICA OSPEDALI

Vale la pena di ricordare che esistono attualmente criteri oggettivi per giudicare un ospedale, le sue caratteristiche e le sue capacità assistenziali. L’ospedale di Cremona, a fronte di alcuni reparti eccellenti, nel corso degli anni ne ha perso altri di elevata competenza e ha inoltre assistito a un fuggi fuggi di validi medici. Né, d’altra parte, sembra particolarmente attrattivo nei confronti di altri professionisti, necessari per compensare le sue carenze di personale: ci sarà un motivo?  Una risposta a questa domanda potrebbe venire dalle classifiche nazionali, che relegano nella parte medio-bassa della classifica il nostro ospedale, pur se in posizione migliore rispetto a quello di Mantova.  Esistono poi anche dati del ministero della Salute che, a fronte di alcune specialità con ottima performance, ne individuano altre con prestazioni più modeste e, cosa ancora più preoccupante, in una condizione che si mantiene stabile nel corso degli anni. Questo significa che i motivi per intervenire e migliorare l’efficienza dell’ospedale sono noti da anni ma che purtroppo è stato fatto troppo poco per correggere i punti deboli. Dati assai recenti indicano che per molti tumori l’attuale attività ospedaliera non pare raggiungere i livelli minimi di prestazioni (valori soglia) che garantiscono possibilmente risultati migliori. Se poi aggiungiamo il dato inquietante dei 24 milioni di euro disponibili da molto tempo per migliorare l’ospedale attuale e che non sono stati spesi, allora ci si rende conto con disappunto che l’ospedale di Cremona non è mai stato molto considerato dai vertici locali e regionali.

 

MANUTENZIONE

L’ospedale è un bene pubblico funzionale alla salute dei cittadini e come tale dovrebbe venire amministrato.  Lo sapete che almeno negli ultimi venti anni non si è mai vista la pulizia dei vetri delle finestre? Figuratevi il resto.  Gli amministratori succeduti nel tempo non si sono mai preoccupati della normale manutenzione. Sono stati chiamati a governare una struttura e se ne sono disinteressati del tutto, occupati quasi esclusivamente a ridurne le funzioni. Adesso, invece di chieder conto ai molti Direttori di questi risultati e chiamarli a rispondere delle loro inadempienze, ci si rende conto che l’amministrazione di una proprietà pubblica non sembra nei compiti dei suoi amministratori. Già, questo è il problema: hanno deciso di lasciare andare alla deriva la struttura e, cosa più importante, persino le sue funzioni. E’ questa la Sanità pubblica che vogliamo? Una Sanità nella quale nessuno è chiamato a rispondere  delle conseguenze delle proprie (in)azioni.

GESTIONE

Nel corso degli ultimi anni  l’ospedale di Cremona ha visto svanire la TIN, ridursi la diagnostica prenatale, ridimensionare la Breast Unit, implodere la genetica. Non va inoltre dimenticato il numero elevatissimo di medici, primari compresi, che hanno scelto di abbandonato l’ospedale, ma anche professionisti importanti che, fiutata l’aria, si sono prontamente dimessi: ci sarà un motivo? Il tutto nell’indifferenza generale. Evidentemente qualche problema a livello gestionale ci deve essere stato e forse, più che puntare sull’edilizia, la sanità avrebbe bisogno di persone competenti, non di individui la cui unica virtù pare l’obbedienza a chi li ha nominati.

 

Pietro Cavalli

4 risposte

  1. Bravo dott.Cavalli analisi perfetta.Purtroppo i vantaggi economici di chi ha ideato questo progetto scavalcano ogni considerazione di buon senso, utilità , necessità e risparmio.

  2. I medici continuano a rappresentare per noi pazienti una categoria di persone che meritano stima, fiducia e anche ammirazione; sono persone che, grazie alla loro preparazione e all’esperienza, grazie alla loro disponibilità e sacrificio ci aiutano ad affrontare e superare problemi piccoli e grandi. Detto questo, chiedo a lei che ha operato lungamente nel nostro ospedale, e anche a chi vi opera ora: è solo scappando da un ospedale mal gestito e non manutenuto che si risolvono le situazioni? I medici, come lavoratori, non hanno la possibilità di chiedere di essere messi nelle condizioni di lavorare al meglio? Non possono rivendicare il diritto di disporre di ciò di cui hanno bisogno se ci sono i soldi per farlo? Attraverso il loro sindacato non potevano farsi sentire anche prima che fossero benevolmente coinvolti nei workshops in cui solo ora pare siano stati coinvolti? Hanno la facoltà di esprimere dissenso così come lo sta facendo lei dal di fuori o no? Perché questa è l’impressione: zitti, loro e il sindacato, fintanto che non si sono espressi positivamente. Tutti i Medici, bravissimi ed eroici per quanto riguarda l’assistenza che ci donano, ritengono che non siano i muri, i laghetti, gli insediamenti commerciali, i centri di aggregazione sociale a fare la differenza, ma proprio la presenza di personale qualificato e preparato su cui si risparmia da anni e sul quale non si investono risorse? I medici che sono attivi in strutture antiche, quelle che lei cita, dovrebbero darsela a gambe e iniziare fin da ora a mettersi in lista d’attesa…per venire in questo luogo meraviglioso che costruiranno a Cremona dove si muore, e si morirà in futuro circondati da luci e paperelle.

    1. Condivido il suo commento. L’idea che ci si fa dal basso è che il Maggiore sia stato tenuto come un campo a maggese che non richiede cure e attenzioni.
      Ma il patto sociale tra ospedale e territorio non è mai stato ‘si tiri a campare in attesa di tempi migliori e treni carichi di soldi che passano una tantum’. Si è tradito il patto sociale, cosa che per un presidio sanitario come il Maggiore di Cremona significa disattendere il diritto alla salute di 200.000 cremonesi e casalaschi. Serve una risposta da parte di chi ha fatto questa scelta. E ora non serve un ospedale nuovo ma l’impegno a far funzionare al meglio l’ospedale che abbiamo e con esso la Sanità sul territorio che vuol dire medicina di base, ospedali e case di comunità per i quali il Governo prima ha chiesto all’Europa finanziamenti a titolo di PNRR per poi fare retromarcia (24 nov.23) e rinunciare al finanziamento di 2100 progetti. Evidentemente si pensa che poi arriverà il privato, a questo punto non più quello convenzionato, ma il privato puro modello USA, per cui la Sanità sarà un bene di lusso e la tragedia del covid una mancata lezione .

  3. Sono considerazioni pesantissime, che ho già sentito e che ho ben presenti. Quello che mi stupisce è l’accondiscendenza di chi sta all’opposizione rispetto al governo della Regione, dove sappiamo c’è la cabina di regia dell’opera. Non si viene incontro alle reali esigenze degli utenti, si spenderanno una montagna di soldi (cosa che non ci potremmo permettere, perché anche se forniti in parte dal Pnrr andranno restituiti) e si ha la netta sensazione che si vogliano cogliere primariamente delle opportunità di business, che possano far girare l’economia e tutto quello che ne consegue. Per me è una scelta scandalosa! Ma ormai la politica ci ha – purtroppo – abituato a decidere investimenti strampalati (quella del Superbonus 110% su tutte) e c’è ora pure la genialata del ponte sullo Stretto. Il problema è che gli sbagli si pagano, cioè i cittadini in qualche modo ne patiranno le conseguenze.Si sente più che mai l’esigenza di una classe politica preparata, competente, dialogante e trasparente!

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