Polvere di Stelle

21 Febbraio 2021

Li guardi, li ascolti e non gli  neghi  quel minimo di complice simpatia che ogni  inesorabile tracollo di umane  illusioni suscita e forse merita. Era il marzo del 2018 e I 5 Stelle, miracolati da un imponente consenso elettorale, sbarcavano  nella politica romana forti  di stratosferiche promesse. Cosucce, come cancellare la miseria dalla faccia del mondo o riscattare la gestione della cosa pubblica da ogni forma di malaffare nonché umana debolezza.  Erano incorruttibili, blindati in una concordia di intenti in cui avrebbe inutilmente tentato di seminare zizzania il veleno dei media, malefica stampa di regime da mettere in riga con opportune purghe risanatrici. Era solo il 2018 e pare un altro secolo , remoto capitolo di una storia nazionale ormai riconvertita, a fronte di durissime evidenze, alla vitale ‘necessità’ della politica. Politica intesa come professionalità e possesso culturale della complessità dei fenomeni su cui si deve operare, concetto elitario, sanamente  ma inevitabilmente elitario. L’esatto contrario del dilettantismo incosciente di chi predicava,  ad astro  5 Stelle in vertiginosa ascesa, che in democrazia  uno vale uno.   Come dire che affidare la rinascita economica a Draghi o una casalinga catapultata da plebiscito condominiale nell’élite grillina è in fondo la stessa cosa. Ma ormai cambia il vento e con lui gli umori, specie quelli sensibili al vento della moda.  E’ il caso dei bastian contrari che, a suo tempo ipnotizzati da miracolistiche attese, istigavano i grillini a fare piazza pulita di vecchi politici e vecchia casta e oggi ostentano sentimenti feriti perché Draghi ha arruolato pochi tecnici e troppi politici. Triste materia di riflessione per chi crede ancora che siamo tanto migliori di chi ci governa. Troppe ‘tricoteuses’ ancora in giro. Quelle che  sferruzzavano sotto la ghigliottina al tempo del Terrore francese godendosi lo spettacolo  delle teste che rotolavano dal patibolo. Ora che, per restare in metafora cosmica, assistiamo a una ‘polvere di Stelle’ in costante sbriciolamento, la materia di riflessione consegnata a politologi e futuri storici è di tutto rilievo.                                                                                        

 La crisi del Movimento verosimilmente produrrà nella psicologia di massa e nei conseguenti orientamenti di voto una ondivaga quantità di orfani del grande sogno. In quanti e quali rivoli si frantumerà il mondo grillino e con quale impatto sui complessivi  assetti della politica italiana? Difficile non immaginare che porterà detriti e materiali alluvionali anche nel letto del qualunquismo apolitico che di norma cresce dopo le grandi disillusioni ideologiche. Peccato. Per molti aspetti infatti la storia pentastellata potrebbe leggersi come una eccellente occasione sprecata. I temi, per molti aspetti cruciali, che portarono al centro del progetto erano  democrazia diretta e cittadinanza digitale, in parte anticipata ed esperita attraverso quella piattaforma Rousseau che adesso è, non a caso, al centro dei più divisivi scontri. E  con questo mettevano il dito sulla piaga.                                                                                                                                                                     

Il problema di rifondare un decente rapporto fra cittadinanza democratica e potere  -in un mondo globalizzato, di schiaccianti concentrazioni  decisionali  avulse dal sentire dei popoli  e dalle loro legittime vocazioni- è una delle contraddizioni più drammatiche e potenzialmente esplosive del nostro tempo.   Ma proprio su questo versante andava alzata la guardia culturale: non si affronta la crisi della rappresentanza  politica nel mondo  contemporaneo o la questione dello sviluppo sostenibile, che ne è a ben guardare un capitolo interno, se non  predicando la centralità della conoscenza e di quella meritocrazia che è la più alta forma di tutela del merito personale in un sistema autenticamente democratico. Se davvero erano rivoluzionari come amavano dipingersi avrebbero dovuto esigere che in cima all’agenda politica andasse la formazione delle nostre classi dirigenti, da decenni abbandonata a logiche di misera cooptazione clientelare che tanto hanno contribuito a metterci nei guai.  

La qualità professionale della classe dirigente era  il vero tema di un ‘grillismo’ vincente e convincente. Sbagliarono e ne fecero una battaglia di generica quantità: uno vale uno a prescindere dalla qualità della sua testa. Questa  percezione quantitativa della verità è la mina vagante che la vicenda dei 5 Stelle, qualunque ne sia l’esito, lascia nelle acque della  psicologia di massa.   Rimediare al danno e risalire la china non sarà facile. Né aiuterà la scelta della componente ‘dura e pura’  di ritrovare forza con un ritorno  alla originaria prospettiva del Movimento. Tentazione vecchia come il mondo quella del ’ritorno alle origini’. I precedenti non si contano e non inducono all’ottimismo. Alle origini rivoluzionarie e movimentiste s’illuse di tornare il Regime fascista ormai agonizzante. E non per questo si sottrasse al disastro. Per non dire di quanto  il ritorno alla purezza originaria abbia costantemente sedotto le grandi religioni producendo marginali fenomeni  di settarismo e sterile purismo.  Si aggiunga che alla testa dei dissidenti 5 Stelle, scandalizzati dal colpevole cedimento al banchiere Draghi, non si vede al momento uno straccio di leadership degna di questo nome. Di Battista si prepara a guidarli? ‘Ho la mia vita’ risponde seccato il ruspante giovanotto sempre disponibile a minacciare tuoni e fulmini sui governisti di Di Maio (specie a telecamere accese) ma  attento a tenersi alla larga se occorre venire al dunque e  assumersi concrete responsabilità. Bella classe dirigente. ..Polvere di Stelle, appunto.    

Ada Ferrari

6 risposte

  1. Analisi severa sull’ultimo biennio,storia ormai. La cronaca si muove nella melma opportunista e qualunquista con le gambe ( i valori) che conosciamo.

  2. Ma lo sproloquiatore genovese non era un comico professionista di successo?
    Mi punge vaghezza di cercare di capire come mai è diventato un dicitore di cazzatine (uno vale uno, Draghi è un grillino ecc.) e dal 2018 non fa più ridere, anzi, rattrista anche buona parte del suoi.

  3. Interessante e condivisibile . L’acquisizione delle competenze e la tenace applicazione che il processo richiede devono orientare i nostri giovani per un futuro migliore in cui il valore primario sia il merito

  4. Un’analisi precisa che ci riporta alla realtà, anche se sconforta sentire dentro di me la certezza che sarà molto dura la china da risalire. Ma come si può pensare che un venditore di bibite allo stadio, moltiplicato per cento, possa fare migliorare la situazione economica regalando monopattini, dando il reddito di cittadinanza a cani … assumendo migliaia di navigator che in questi mesi hanno fatto assumere quattro gatti.
    Che il cielo ce la mandi buona, come dicevano due fratelli che aspettavano la nuova cameriera

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