Predatori di suolo a Cremona. E nuàalter? Stum schis

31 Luglio 2022

Il 26 luglio è stato presentato il Rapporto consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2022 redatto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (isprambiente.gov.it/it). In Lombardia, la provincia di Cremona non è messa bene. Si trova nella parte alta della classifica (Cremonaoggi, 26 luglio), là dove stazionano i predatori del suolo. Non è una novità. Lo era anche l’anno precedente. Dopo la diffusione della notizia, nessuno ha fiatato. E anche questa non è una novità. Ma si sa, il silenzio è d’oro. Evita rogne e polemiche. Garantisce tranquillità e un po’ di quattrini di oneri di urbanizzazione.

Stum schis, ha sottolineato un lettore su vittorianozanolli.it (17 luglio), è una delle caratteristiche antropologiche distintive di chi vive all’ombra del Torrazzo. Peculiarità tanto marcata che – informa lo stesso lettore – lo scrittore Renato Rozzi aveva proposto di sostituire il motto cremonese Fortitudo mea in brachio con Stum schis.  Ma Cremona non è sola. L’abitudine ha attecchito nel resto della provincia. Il nostro territorio macina record ambientali negativi. Medaglie al disonore, che nessuno vorrebbe appese al proprio petto, ma da noi dettaglio ininfluente. Si portano con disinvoltura. Con noncuranza. Scialli. Molto scialli. Della serie ecchisenefrega. Il capoluogo detiene il secondo posto europeo per l’inquinamento dell’aria da polveri sottili. La vicenda Tamoil non è ancora chiusa. L’enigma inceneritore spento-acceso si trascina da anni. L’autostrada Cremona-Mantova, se si farà, non rientra tra i ricostituenti ambientali certificati dalla comunità green. La costruzione di un centro riabilitavo nel parco del Morbasco, anche se meritevole di plauso, è uno schizzo d’inchiostro sul Campo di papaveri di Claude Monet. Il polo logistico a San Felice è la ciliegina su una torta difficile da digerire.

Il territorio pullula di leoni verdi. Bolsi. Di ambientalisti pseudo radicali. Mammolette. A parole, tutti Greta Thunberg o Wangari Maathai, neve al sole al momento dell’azione. «Allegria», avrebbe chiosato Mike Bongiorno. C’è poco da sorridere, piuttosto molto da piangere, ma sarebbe tempo sprecato. Finite le lacrime, prefiche e dichiarazioni standard di solidarietà, la musica rimarrebbe immutata. Il De profundis non si trasformerebbe in Te deum. Immaginare un accenno di reazione, una protesta corale e compatta se non è utopia, pococi manca. Stumm schiss.

Nella provincia delle vacche è più facile che una frisona passi dalla cruna di un ago che un vaffanculo forte, chiaro e deciso si levi contro inquinatori e predatori del suolo. Quelli che, da Casalmaggiore a Rivolta d’Adda, rendono l’aria irrespirabile e la terra merce, priva di storia e degli altri significati che le appartengono. Cremona è repubblica di sordi e di ciechi. In un mondo di non vedenti, i guerci ci vedono e potrebbero bastare per indicare la strada maestra ai meno fortunati. Ma da noi non funziona così. Minoranza trascurabile e anemica, il popolo ambientalista non grida e non urla, sussurra. Protesta con educazione, forma lieve di stum schis.

In riva al Po si guarda il dito che indica la luna e non la luna. Si interviene – non sempre – sui danni ambientali invece di prevenirli. Si chiude la stalla quando i buoi sono scappati. Vengono investiti 330 milioni per il nuovo ospedale e si tarda a concludere l’indagine epidemiologica sulle conseguenze dell’inquinamento. Si pensa ad una struttura avveniristica per curare i cittadini infermi, ma non si coglie uno sforzo analogo per limitare la possibilità che si ammalino. Prevenire è meglio che curare. Lo slogan andava forte alcuni anni fa. Ora un po’ meno. Per gli investitori nel settore è più conveniente il contrario: meglio curare che prevenire. La politica, prona all’economia e alla finanza, si è adeguata. Una struttura ipertecnologica, ottava meraviglia del mondo, prestigiosa, funzionale ad un numero selezionato di pazienti con patologie particolari, serve al territorio? Una risposta, precisa, chiara ed esaustiva al quesito non è ancora stata fornita.

Oggi gli ospedali-azienda sono gestiti da manager della sanità. Se la tirano una cifra e si riempiono la bocca di efficacia, efficienza, costi-benefici. Si nutrono di business plan e di Roi, che non è il maiale del dialetto cremasco, ma il Return On Investment. Poi di benchmark e di altre raffinatezze simili. Dimenticano l’articolo 32 della costituzione, sul diritto alla salute per tutti i cittadini, orpello. Optional per una sanità remunerativa, disumana. Tecnologica. «Il fascino che la cura e la morte ad alto contenuto tecnologico esercitano sulla gente si può spiegare con un profondo bisogno di realizzare, con mezzi tecnici, dei miracoli». (Ivan Illich, Nemesi medica). Ma i miracoli li fa solo il Padreterno. Non i robot. Non i chip. E anche i cyborg muoiono. Non si giustifica un investimento con implicazioni oltre che sanitarie, anche sociali e territoriali attraverso lo slogan Cremona avrà l’ospedale del futuro o altre banalità simili. Lo si legittima con la dimostrazione che è eticamente corretto e coerente con il concetto di sanità pubblica e con i bisogni di salute del territorio in cui la struttura opera. Investire centinaia di milioni di euro per curare patologie che procurano maggiori entrate all’azienda e titoli sui giornali rispetta questi requisiti? Oppure è eticamente più corretto e più coerente con il concetto di sanità pubblica impiegare tali risorse per curare patologie preminenti nel territorio di riferimento? Per esempio quelle emerse da uno studio epidemiologico. O, ancora, non sarebbe più razionale investire in prevenzione, scendere dal podio delle classifiche ambientali negative e diminuire la probabilità di ricoveri ospedalieri?

Nessuno risponderà. Stum schis.

 

Antonio Grassi

9 risposte

  1. Tutto perfetto quello che scrivi ma purtroppo contrasta con i loro interessi economici. Un menefreghismo da parte dei cittadini che dovrebbero insorgere. Peccato che nessuno si ribelli, tranne tu che sempre evidenzi queste assurdità.

  2. La grafia corretta è: stum schis, almeno secondo il saggio sulla fonologia del dialetto cremonese di Romano Oneda.
    Geniale la proposta di Renato Rozzi.

    1. Per cortesia, mi faccia sapere che cosa lei pensa di sapere che io sappia, affinché anch’io sappia ciò che lei dice che io so ma che al momento, mi creda, non so. Giusto per informare i lettori e non rientrare anche lei nella categoria degli “stum schis”. Al di là del gioco di parole, mi dica cosa nasconderebbe la mia penna. E, per cortesia, metta anche il suo cognome. Cordialità .

      1. Lei sa benissimo chi sono. Il blog, che mi chiede di scrivere solo il nome, ha il mio cognome e la mia mail. Ho precisato in modo chiaro il mio pensiero, per non essere travisato, prima della sua nota. Lei offende i cremonesi dicendo che sono una repubblica di ciechi e sordi, quando invece dovrebbe rivolgersi ai rappresentanti politici istituzionali ed a chi ha responsabilità sul degrado del territorio.Se ha informazioni a riguardo che io non ho, lo faccia, se può affondi la lama, non si limiti al tocco. Faccia nomi e cognomi se ne è in possesso. Non si limiti al generico del stum schis, termine, quest’ultimo, nemmeno spiritoso. Se invece non ha informazioni eviti di prendersela con i cremonesi che sono già sufficientemente allarmati. Qualora invece lei avesse travisato il mio riferimento alla sua penna, nonostante le mie spiegazioni, sarei stimolato a pensare altro….

  3. Tutto perfetto è vero. Ma il ruolo dell’informazione è questo che non è solo imbrattare di inchiostro la carta con la speranza che qualcuno legga e si indigni. Io spero sempre che presto o tardi qualcuno si indigni grazie anche al nobile contributo di Antonio. Anche se è pur vero che per far star buoni i nostri concittadini basta il monopattino, la sigaretta elettronica e, se maschio, il calcio è un’altra cosa che inizia per f. Poi ti possono far dietro di tutto che va bene così.

  4. Per meglio esplicitare il mio precedente commento dove scrivo che “c’è dell’altro” e “come sempre” devo far presente che come ho già avuto modo di scrivere in altro commento su altro articolo, il termine “sta schiss” si addice non ai cremonesi in genere, ma ai rappresentanti politici istituzionali che sui temi esposti da Grassi mi sembrano abbastanza silenti. Ricordo, come faccio sempre, che il Sindaco è Autorità Sanitaria Locale. Questo per chiarire quanto può essere travisato.

  5. Forse a qualcuno sfugge che i politici sono eletti dai cittadini…in sintesi noi cremonesi abbiamo la classe dirigente che ci meritiamo. Il proverbiale stum schiss è di triste attualità.

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