Ecco perché la Ferragni è indagata per truffa aggravata

8 Gennaio 2024

Chiara Ferragni e Alessandra Balocco sono indagate per truffa aggravata nell’ambito dell’indagine della Procura di Milano per il caso del pandoro ‘Pink Christmas’ prodotto dall’azienda piemontese Balocco. L’iscrizione è stata decisa dal procuratore aggiunto.

Di seguito un commento sulla vicenda.

Ebbene sì, l’ipotesi di reato di truffa è reale perché  sussistono tutti gli elementi: ci sarebbe il raggiro, ossia si fa passare per vero ciò che è falso (beneficenza) e si fa credere falso ciò che è invece vero (operazione commerciale piuttosto lucrativa); ci sarebbe il dolo, ossia la consapevolezza e volontà dell’inganno e ci sarebbe l’ingiusto profitto per la Ferragni e per la ditta Balocco.

Poi sicuramente ci sarà un abilissimo avvocato o anche un giudice piuttosto indulgente, magari un “follower” nascosto, che dimostreranno il contrario e scagioneranno Chiara Ferragni ma una truffa rimane una truffa: accetto di pagare 10 euro un pandoro che ne vale 3 solo se, fidandomi, penso di contribuire con il sovrapprezzo ad un alto fine etico.

Il meccanismo è piuttosto ben congegnato: si individua un Istituto, un ospedale di spessore scientifico nonché socialmente e moralmente reputato. Si decide a monte una somma da devolvere a titolo di beneficenza ma a pagare è l’imprenditore non la Ferragni. Si stabilisce l’iperbolico cachet della influencer (più di 20 volte superiore a quanto devoluto in beneficenza) e si fa credere che dal volume delle vendite del prodotto “griffato” (in questo caso un pandoro) dipenderà l’entità della somma della beneficenza, che in realtà però è fissa ed è già stata erogata prima dell’operazione commerciale. Così l’imprenditore aumenta le vendite del pandoro, la Ferragni introita facile facile più di un milione di euro e mostra uno spirito caritatevole, mentre l’ospedale pediatrico e soprattutto i piccoli pazienti oncologici sono “sfruttati”. E sembrerebbe che lo stesso protocollo operativo sia stato applicato anche in occasione della vendita di uova di Pasqua prodotte da una diversa industria dolciaria. Insomma ci sarebbe almeno un precedente e quindi si tratterebbe di recidiva.

Poco sorprendente anzi quasi scontata la reazione: un video in cui la influencer si presenta in modo dimesso, piagnucolante e pronuncia un discorsetto banale infarcito di “non sapevo”, “errore di comunicazione”, “donerò un milione all’ospedale Santa Margherita di Torino anzi donerò anche ciò che risparmierò con il ricorso contro la multa dell’antitrust” ecc. ecc.

Si tratterebbe di un caso di crisis management, ossia una operazione di facciata a fini di salvataggio nei casi estremi, quando è a rischio la reputazione aziendale, pratica peraltro ben nota a chi fa impresa proprio attraverso lo sfruttamento di un brand o di una immagine. Comunque è sorprendente come la presente vicenda sia ampiamente sovrapponibile a quella che coinvolge un altro ben noto filantropo, autore di altrettante iniziative meritorie a favore di sofferenti e portato in Parlamento in un tripudio di bandiere rosse sventolanti e di falci e martelli sferraglianti. Si parla di Soumahoro (nella foto centrale con Chiara Ferragni). Stessa tutina grigia che fa tanta tristezza, stesso visino dolorante e vocina farfugliante improbabili giustificazioni. Avranno lo stesso crisis manager?

Tuttavia c’è un aspetto che accresce lo sconcerto provocato da questa vicenda: la scomposta reazione del marito della Ferragni: la aggressione alla giornalista Lucarelli e il tono di sfida con cui afferma: “E voi cosa fate per beneficienza?”.

La Lucarelli ha solo fatto il suo mestiere che è quello di giornalista: ha riportato una notizia vera, lo ha fatto in modo obbiettivo e ha riferito cose socialmente utili e rilevanti; aver rotto il giocattolino dei Ferragnez è ottimo giornalismo. Minacciare una giornalista scomoda con querele e conseguenti lunghi e costosi processi per ridurla al silenzio facendo leva su proprie enormi possibilità economiche che la Lucarelli evidentemente non ha è da vigliacchi. Ma la Lucarelli sembra tosta. Avrà solidi argomenti per difendersi e contrattaccare.

Quanto alla affermazione: “…. e voi cosa fate per la beneficenza?”, di sicuro molti fanno poco ma non millantano beneficenza con i soldi degli altri. Molti donano sangue e plasma e piastrine e lo fanno prendendo un giorno di ferie in modo da non gravare sull’Inps. Lo fanno volentieri, caro signor Federico in arte Fedez, perché può succedere che vai in ospedale e hai bisogno di sangue e ti viene trasfuso quello che molti cittadine e cittadini silenziosi donano in modo volontario, anonimo e gratuito. Poi magari succede che con le trasfusioni del sangue della gente comune lo stesso Fedez abbia salva la vita. E ciò rende felici i donatori perché la vera solidarietà cerca il cuore e non il portafoglio. La vera solidarietà ama il silenzio e non cerca il clamore.

Le apparizioni di Chiara Ferragni a Cremona e la stampa locale in adorazione

 

Chiara, stampa locale sempre prona e compiacente

Una risposta

  1. Per un mito cremonese che se ne va, altri restano saldi. Magari quella costruzione privata nel Parco del Morbasco che fa tanto beneficenza anche lei.

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