Sanità pubblica, medici e infermieri: come distruggere un sistema tra i migliori al mondo

15 Luglio 2022

Siamo finiti in un brutto guaio.  Tra un’emergenza covid che sembra non finire mai, tra la progettata riduzione dei posti letto del nuovo ospedalino di Cremona, tra la scarsità di personale sanitario, tra una riforma della sanità territoriale che sembra puntare esclusivamente sull’edilizia e separa definitivamente l’ospedale dal resto del mondo, tra i quattrini del Pnrr che sembrano prendere direzioni un po’ oblique, ci si dimentica del fatto che tutti, prima o poi, dobbiamo o dovremo ricorrere all’assistenza sanitaria e che tra tutte le cose brutte che ci possono capitare, i guai relativi alla salute rappresentano il peggio del peggio. Mancano i medici? Certamente, ma non è tutto: nei prossimi due anni avremo 40.000 medici in meno. Mancano gli infermieri? Certamente, ma non è tutto: le iscrizioni ai corsi universitari si sono ridotte del 33%. Manca una visione complessiva della sanità pubblica? Certamente, ma non è tutto: nei prossimi anni assisteremo all’esplosione delle prestazioni sanitarie da parte dei gruppi di assicurazione privati.

In questa situazione la proposta di sostituire l’attività medica con quella infermieristica, avanzata recentemente dall’assessore Letizia Moratti non appare poi tanto bizzarra, al punto che zelanti funzionari della sanità pubblica si stanno già muovendo in questa direzione. Peccato che una recente sentenza del Consiglio di Stato richiami ad una verità talmente ovvia da risultare incomprensibile ai suddetti funzionari. Ci voleva proprio una sentenza per ricordare che al personale medico compete la gestione del percorso terapeutico e clinico del paziente, mentre alla struttura infermieristica spetta il compito di attuare il percorso propriamente assistenziale? Comunque, anche al di là di questa sentenza, qualche problemino l’avremmo avuto comunque, visto che se mancano i medici ed il progetto è quello di sostituirli con gli infermieri, cosa succede quando mancano anche gli infermieri? Beh, ci sono gli OSS (operatori socio sanitari) che potranno frequentare un corso di 130 ore per poter sostituire, almeno in parte, gli infermieri. E poi? Purtroppo dopo gli OSS, dopo gli assistenti sanitari, dopo i farmacisti, non ci sembra di vedere più nessuno da coinvolgere nell’assistenza ai malati, visto che i veterinari, prudentemente, preferiscono tenersi alla larga da questa confusione di ruoli.  Il tutto in una logica che progressivamente potrebbe arrivare ad equiparare l’architetto all’ingegnere e poi al geometra e poi al capomastro, sovrapponendone magari le funzioni con quelle del manovale e dello specializzato. Che, tra parentesi, costano molto, molto di meno.

Le cause di questa situazione sono molteplici e l’elenco che segue non è per nulla esaustivo, anche se forse potrebbe servire al cittadino a capire qualcosa di più.

Lo sapevate che in Italia il personale sanitario ha uno stipendio che è circa la metà di quello dei colleghi dell’Europa occidentale e che almeno 1500 giovani medici ogni anno se ne vanno all’estero?

Lo sapevate che il tempo dedicato ad una burocrazia in grado di inventarsi ogni giorno nuove diavolerie per giustificare la propria (spesso inutile) esistenza è superiore al tempo da dedicare all’assistenza dei malati?

Lo sapevate che una importante fonte di reddito per pazienti ed avvocati è diventata la denuncia civile e penale nei confronti degli operatori della sanità pubblica?

Lo sapevate che gli accessi al Pronto Soccorso per urgenze reali sono meno del 20% e che quindi l’ospedale deve farsi carico anche di problemi sociali e assistenziali che invece dovrebbero essere gestiti dalle strutture del territorio?

Lo sapevate che quelli che paghiamo in nero ed evadono le tasse non contribuiscono  per nulla all’efficienza della sanità pubblica ma protestano ad alta voce se tutto non funziona come loro vorrebbero?

Lo sapevate che in Italia esistono 20 differenti sistemi sanitari che non si parlano tra di loro?

Lo sapevate che il bilancio della sanità  rappresenta almeno l’80% del bilancio regionale, confermando il detto “piatto ricco, mi ci ficco”?

Lo sapevate che gli interessi economici dei gruppi assicurativi stanno destabilizzando la Sanità pubblica?

Fermiamoci qui, per ora e per carità cristiana. In questo contesto non esistono soluzioni facili ma è tuttavia necessario che il personale sanitario, oggi di nuovo di fronte ad un’ennesima emergenza, venga sostenuto ed appoggiato dai cittadini, che dovrebbero comprendere il valore e gli sforzi degli operatori per garantire a tutti un’assistenza sanitaria al massimo delle loro possibilità. Altro che denunce ed aggressioni agli operatori. Denunce ed aggressioni dovrebbero trovare altri obbiettivi ed altri personaggi, quelli che in pochissimi anni sono stati capaci di mettere alle corde un Sistema Sanitario pubblico che, sino a non molto tempo fa, veniva considerato tra i migliori al mondo.

 

Pietro Cavalli

4 risposte

  1. Analisi perfetta, lucidissimo.
    La sanità privata e il suo legame alle compagnie assicurative, il crescente numero di cause agli ospedali in base ai principi ereditati dai USA della responsabilità quasi data per scontata delle strutture sanitarie e del personale sanitario, costituiscono un peso economico insopportabile.
    Come sempre si pretende molto dallo stato senza dare, a volte, quel che allo, Stato sarebbe dovuto. Magari pagando le tasse?

  2. Un bel pezzo. Soprattutto per quella serie di interrogativi a cui dai una risposta forse sconosciuta agli stessi addetti ai lavori. Comunque, tranquillizzati: dopo le OSS ci sono le OTA…

  3. Nuovamente ringrazio Pietro Cavalli per gli elementi che ci offre ai fini di una riflessione documentata e consapevole sulla crisi del sistema sanitario pubblico. Non mi spiego la passività e il disinteresse che la pubblica opinione riserva a questo tema cruciale. Confermo che oggi siamo bersagliati da proposte apparentemente seduttive circa assicurazioni sanitarie private. Le banche, dopo la topica dell’offerta di diamanti, stanno ripiegando sui ‘pacchetti salute’ e ci assillano.Personalmente persevero nel ‘no grazie’ e tifo per il prezioso servizio sanitario pubblico. Ma non basta crederci individualmente, deve diventare oggetto di coscienza diffusa, occorre esercitare pressioni sufficientemente forti per portare il tema in cima all’agenda delle priorità regionali e governative. È in gioco una dinamica di dequalificazione del profilo professionale medico schiacciato verso il basso e ormai assimilato al personale infermieristico. La difesa del sistema sanitario pubblico non può essere solo un fatto corporativo perché attraverso la sorte dei medici coinvolge quella dell’intera società. Niente quanto livello e qualità della sistema sanitario pubblico è indicativo del nostro livello di civiltà. Non a caso, insieme alla scuola, è il punto di massima sofferenza del sistema Paese. È curioso, e assai indicativo, che su una questione che direttamente riguarda la sostanza stessa della nostra sedicente ‘democrazia’ sia assordante il silenzio delle forze sociali( partiti, sindacati…) che di parolone come democrazia e parità di diritti quotidianamente si riempiono la bocca. Ma, per amore di verità, va aggiunto che ormai siamo ridotti a rifuggire dalle sale d’aspetto del pronto soccorso ospedaliero pubblico per gli abusi che ne hanno stravolto la funzione riducendoli spesso a parcheggio di stranieri irregolari in attesa di medicazioni dopo le solite risse. Esperienza personale e di numerosi amici. Per non dire di quanto finanziariamente gravi sul sistema sanitario pubblico la consuetudine del ricorso all’aborto come contraccettivo da parte di giovanissime immigrate di costumi privati spiccatamente disinvolti. La questione ha dunque molti volti fra loro interconnessi e andrebbe affrontata nella sua complessità.
    Nel frattempo propongo di affidare ai veterinari – per lampanti ragioni di competenza specifica- l’assistenza medica di politici,amministratori e burocrati. Il che libererebbe consistenti quote di medici e paramedici per l’assistenza della restante quota di popolazione.

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