Stop gravidanze a rischio all’ospedale di Cremona, donne costrette a migrare

26 Settembre 2022

Egregio Direttore, sino a ieri una donna cremonese in gravidanza poteva venire seguita presso l’Ospedale Maggiore di Cremona, sia per quanto riguarda lo screening per malformazioni del feto (ecografia prenatale, analisi del sangue), sia per la diagnosi/conferma diagnostica di eventuali problemi (villocentesi, amniocentesi). Dal momento poi che la maggior parte delle malformazioni del feto sono di origine genetica, tutti i prelievi relativi all’amniocentesi e villocentesi sono destinati a venir analizzati presso un Laboratorio che si occupa di malattie genetiche. Dopo la nascita i genitori avevano inoltre la certezza che il neonato (magari in condizioni critiche) sarebbe stato preso in carico dalla Terapia Intensiva Neonatale. Il tutto in una situazione di grande collaborazione tra differenti strutture e reparti dell’Ospedale e con la sicurezza di affidarsi a professionisti di grande esperienza (Ostetrici/Genetisti/Intensivisti Neonatologi/Neuropsichiatri Infantili), tutte figure che non si inventano da un momento all’altro ma che crescono professionalmente grazie a competenze maturate nel tempo e con lo studio. Oggi invece la riorganizzazione regionale (decreto Direzione Generale Welfare 10383 del 15.07.2022) prevede che le donne con gravidanza a rischio debbano venire indirizzate a Brescia (o a Mantova o a Milano), anche se Mantova non ha mai avuto un Servizio di genetica ed ha sempre appaltato all’esterno (anche a Laboratori privati) queste attività, indispensabili per la diagnostica prenatale. Non che a Brescia le cose vadano meglio: anche qui molte delle analisi genetiche vengono appaltate a laboratori privati. Non mi risulta che il servizio offerto a pagamento sia qualitativamente superiore a quello offerto fino ad ora in regime di Servizio Sanitario Nazionale.

Avviene così che l’Ospedale di Cremona, sino a pochissimo tempo fa centro di riferimento per malattie genetiche e con un affermato Centro di Diagnostica prenatale, sarà invece escluso da questo percorso e le donne cremonesi, le cui aspettative trovavano risposte in una complessa attività di counselling con differenti Specialisti, dovranno trovare ospitalità altrove. A fronte di questa situazione ci si chiede il perché di questa scelta e le risposte sono soltanto due, non mutualmente esclusive: o l’Ambulatorio di diagnostica prenatale ed il Servizio di Genetica di Cremona hanno subito una pesante involuzione (e allora ne andrebbero individuate le cause e le responsabilità) oppure esiste la scelta precisa di favorire la sanità privata a discapito di quella pubblica e di marginalizzare ulteriormente l’Ospedale di Cremona. Fermo restando che una donna con una gravidanza a rischio (e brutti pensieri nella testa) magari potrebbe preferire di venire seguita presso la struttura alla quale fa riferimento normalmente, spiace verificare un ulteriore impoverimento dell’Ospedale di Cremona, anche alla luce dei discorsi che dovrebbero giustificarne la costruzione di uno nuovo. Se anche le pazienti in gravidanza vengono dirottate altrove rimane aperta la questione di come sarà riempita la nuova struttura.

Solleverei dalla pesante responsabilità di queste scelte la Direzione Generale della ASST di Cremona, in quanto soggetta alle decisioni politiche prese a livello regionale. Va però considerato che i direttori generali, nominati dai vertici della Regione, se ne vanno così come sono venuti e alla scadenza del loro mandato fanno ciao ciao con la manina. Il che significa che non risponderanno mai delle loro scelte, anche di quelle che possono penalizzare ad andare bene per i prossimi vent’anni un’intera città ed il suo territorio.

 

Carlo Poggiani
Bergamo

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