Sulla vetrina dell’ex Zara il testamento del centro storico di Cremona

11 Febbraio 2023

Il testamento del centro storico di Cremona è affisso alla vetrina oscurata dell’ex grande magazzino Zara (foto Boiocchi), sull’immobile che troneggia a lato della Galleria 25 aprile e che negli anni sessanta aprì i battenti all’Upim  contribuendo alla sua fortuna grazie alla posizione strategica. Allora il cuore cittadino pulsava a pieno ritmo. Era il punto nevralgico urbano, motore della città  oggi spento.

‘Ritira il tuo ordine Zara online all’interno del negozio Stradivarius centro commerciale CremonaPo via Castelleone 108 26100 Cremona’ Così recita il cartello. Il messaggio, replicato in inglese, certifica una doppia resa: l’una all’e-commerce, l’altra all’ipermercato alle porte della città, costruito sulle ceneri della Feltrinelli Masonite, che ha inferto il colpo di grazia al tessuto commerciale cittadino. Il CremonaPo è stato tenacemente voluto e perseguito sino alla sua realizzazione dalle amministrazioni comunali di sinistra che si sono avvicendate alla guida della città. E’ stata la ‘risposta’ all’Esselunga di via Ghisleri, sorta sull’ex pastificio Combattenti, distrutto da un incendio, che il Partito comunista ha pervicacemente osteggiato ma al quale ha dato via libera a metà degli anni ’90 la giunta Dc-Psi guidata dal sindaco Renzo Zaffanella al suo secondo mandato.

Comprate in internet e ritirate al centro commerciale CremonaPo: il significato di quell’avviso alla clientela è chiaro. I primi a cedere alla concorrenza e allo strapotere della grande distribuzione organizzata sono stati i negozi di vicinato. Adesso soccombono i magazzini.  Proliferano invece i supermercati, un fenomeno che si spiega, non solo a Cremona, con la necessità degli investitori che si arricchiscono con attività illecite di ‘ripulire’ il denaro sporco. La domanda copre infatti in minima parte l’offerta. Della crescita indiscriminata di supermercati e dell’apertura di un centro commerciale a ridosso della città vedono responsabili  gli amministratori comunali che si sono avvicendate alla guida di Cremona: possiedono gli strumenti per fermare il degrado e l’impoverimento del centro storico ma non li utilizzano. E chiudono  gli occhi di fronte alla realtà documentata dalle immagini dell’ex Zara, scattate da Mino Boiocchi, e di Marco Bragazzi ieri sera in centro: piazze e strade desolatamente vuote. Un centro deserto e una città sempre più spenta.

12 risposte

  1. Che i Centri Commerciali e l’e-commerce costituiscano gran parte delle cause della crisi del commercio al dettaglio è cosa nota.
    Fingere che sia un fenomeno solo cremonese, dipendente dalle scelte degli amministratori locali (chiunque essi siano) invece è per lo meno miope e provinciale.
    Il fenomeno si palesa ovunque (almeno chi opera in questo settore in molte città lo vede nitidamente).
    E non dipende neppure dal segno politico delle Giunte, perché si manifesta ovunque con identiche connotazioni.
    Sopravvivono a malapena catene e franchising di poche tipologie merceologiche.
    Del resto a far la spesa in bottega non ci va più nessuno… I costi sono proibitivi e la qualità di molti supermercati non è più bassa come in passato (anzi… si trovano prodotti bio, a filiera corta, DOP…).
    Tutto ciò ovviamente spoglia i centri storici e muta i connotati delle nostre città per come noi sessantenni eravamo abituati a conoscerle (probabilmente in peggio).
    Ma smettiamola di attribuire le responsabilità di un fenomeno internazionale e generazionale ai Sindaci, quando la Regione ha cambiato 20 anni fa le regole dell’ urbanistica proprio per favorire questi processi sulla testa dei Comuni e i primi a chiederlo sono state le associazioni di categoria dei commercianti (i quali, anche a Cremona, non a caso, sono stati i primi ad accaparrarsi le vetrine nelle gallerie delle Grandi Strutture di Vendita!).
    Andatevi a leggere chi era a favore e chi contro la riforma urbanistica dei primi anni zero che partorì l’attuale legge 12/2005 e tutto il filone di leggi regionali promulgate al grido di “meno Stato e più mercato!”…
    Troppo facile ora buttarla addosso ai Sindaci che hanno pochi o nulli strumenti per arginare questo fenomeno, già di per se straripante…
    Se si volevano Comuni in grado di tenere testa ai grandi gruppi, bisognava tutelare gli strumenti legislativi precedenti, in cui non si poteva costruire qualsiasi cosa asseverando la conformità alle leggi vigenti.
    Invece sì è teorizzata la “semplificazione”, la “sburocratizzazione”, lo “snellimento delle procedure”… la fine dello strapotere dei Comuni che fermano il progresso e l’economia, chiedendo a gran voce la rimozione di vincoli, lacci e lacciuoli….
    Tutte chiacchiere strumentali dietro alle quali c’era solo la fame delle lobby dei costruttori e dei grandi gruppi…
    Andate a rivedere chi teorizzava che un imprenditore dovesse avere il diritto di “aprire un’impresa in un giorno” senza che le cattive e lente pubbliche amministrazioni lo potessero ostacolare…
    Oggi si piange sullo svuotamento dei centri storici e sulla perdita di identità delle nostre città, ma è tardi.
    In ogni caso ci vorrebbe da parte di tutti più onestà intellettuale, più competenza e meno provincialismo nel leggere criticamente certi fenomeni a distanza di anni.

    1. Sulle responsabilità della Regione sono pienamente d’accordo. Non lo sono invece sull’accusa di provincialismo. C’è un ‘unicum’ cremonese che è strumentale e miope negare. Basta il confronto tra il centro storico di Crema e quello di Cremona per rendersene conto. La morìa di esercizi commerciali che restano dismessi per anni non ha paragoni nelle città vicine alla nostra. Cremona non è più attrattiva per diverse ragioni: prenderne atto sarebbe un buon punto di partenza per tentarne il rilancio. Qual è la logica, se non un miope provincialismo, che ha spinto l’assessore alla Cultura Luca Burgazzi a snobbare l’opportunità di agganciare la nostra città a Brescia-Bergamo capitale della cultura?

  2. Vittoriano, che dire? “Delitto perfetto” anche in questo caso. Consiglio dimissioni di massa a una classe dirigente cremonese non solo clamorosamente fallimentare ma ciecamente fiera del suo presunto ‘capolavoro’

    1. Buongiorno prof.ssa Ada, buongiorno Vittoriano,
      ieri sera nel fare le foto ero con un cittadino cremonese che, da 20 anni, vive a circa 800 km da Cremona. Torna in città quelle 2/3 volte l’anno e che, ieri, ha detto di “non riconoscere più la sua città”. È umana come frase, il tempo cambia molte cose ma il problema era più profondo secondo me, ovvero la visione identitaria di una città che sembra sparire. L’aggravante è che ci stiamo abituando a questa perdita di un valore comune dando per scontato che verrà sostituita da qualcosa d’altro. Difficile che le cose si possano evolvere in quella direzione, molto più semplice lasciarle sfiorire per poi trovarsi senza nulla da valorizzare. Diventa quasi imbarazzante girare un venerdì sera in mezzo ad una città vuota, imbarazzante perché, da cittadino, mi rendo conto che qualcosa si sta dirigendo lungo una strada tortuosa ed accidentata ma, più che altro, che porta nella direzione sbagliata. Saluti

  3. E’ vero che Cremona e’ un paesotto privo di iniziative e con tante scelte fatte recenti e passate poco vincenti. ma forse per l’amministrazione va bene così alle 21 coprifuoco siamo sempre in pandemia …non volontà di esporsi per creare voglia di lavorare.

  4. Caro Vittoriano, Mantova, Brescia, Bergamo, Crema sono città caratterizzate da centri storici vitali…la situazione si commenta da se’, il resto nasce da chiacchiere di politicanti di serie C. In un contesto siffatto i cremonesi non battono ciglio.

  5. Il degrado cui assistiamo e che sembra senza ritorno ha la sua ragione nello scollamento tra società civile e stanze dei bottoni. Se non si recuperano spazi e occasioni non estemporanee di confronto e partecipazione dal basso il disagio e il dissenso sono destinati a restare improduttivi.Va coltivata la partecipazione perché senza questa anche in una democrazia non c’è alcuna possibilità di influire sulla gestione della cosa pubblica che è poi la vita di ciascuno.

  6. Buonasera,
    Cremona è una città brutta artisticamente poiché è stata stuprata tra la fine dell’800 e inizi novecento. Le altre città hanno mantenuto le mura, le porte, i palazzi , i castelli basta vedere Brescia, BG, PC, PV e naturalmente Mn.
    Si è fatto nulla per rendere il centro il “salotto” buono anzi si è infierito con asfaltature selvagge, palazzi antichi modernizzati (le nuvole colorate al posto dei balconi sul palazzo di via Manzoni dopo quello dei commercianti) oppure quell’obbrobrio in via Anguissola. Tralascio le “onde blu”, la pensilina in piazza Stradivari e ovviamente i Totem che sembrano tralicci dell’ENEL.
    Se a questo aggiungiamo che siamo il sud della Lombardia con bassa rappresentanza politica nei palazzi che contano e mobilità su rotaia e su strada ferma a quarant’anni fa non ci resta altro che la campagna ma ormai anche qui di cascinali in uno stato decente di conservazione ce ne sono pochi…
    Oscar Wilde diceva che i pessimisti sono degli ottimisti ben informati.

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