Tokyo 2020, vince la squadra, l’orgoglio di essere italiani

7 Agosto 2021

Al di là delle emozioni e della gioia che ci hanno regalato gli atleti azzurri in gara a Tokyo 2020, sentimenti che spesso fanno velo alla ragione, i risultati delle Olimpiadi che si chiudono domani ci restituiscono l’immagine nitida di un Paese vitale e vincente. E’ l’opposto della catastrofista narrazione corrente  di una nazione vecchia anagraficamente e culturalmente, condannata a un irreversibile declino che solo un’immigrazione massiccia riuscirà a salvare. Quella che entra di prepotenza tra i primi dieci Stati nel medagliere olimpico è invece un’Italia inclusiva e multirazziale dove non contano il colore della pelle, le origini, nomi e cognomi stranieri, ma l’orgoglio di essere italiani e di riconoscersi nei nostri valori comuni. Che dire della nemesi firmata da Marcell Jacobs: americano di nascita batte i marziani statunitensi nella disciplina che non aveva mai visto un centometrista azzurro in finale, conquista l’oro, si avvolge nel Tricolore e si dice fiero di essere italiano. I trionfi ai Giochi risvegliano il sopito senso di appartenenza a un Paese con poche carte da giocare sullo scacchiere mondiale, ultima ruota del carro in Europa, aggrappato al salvagente del Piano di resistenza e resilienza che l’Unione ci lancia non per le nostre capacità ma perché garantisce Mario Draghi.  Il bottino di vittorie e podi è un’iniezione di fiducia che tacita temporaneamente l’esercito di flagellanti nostrani che godono delle sconfitte e gli stormi di avvoltoi appollaiati Oltralpe.  L’Italia è un convitato indesiderato al tavolo dei potenti. Deve conquistarsi un posto a sedere ogni volta. La dice lunga il disprezzo dei calciatori inglesi battuti a Wembley nella finale degli Europei, che alla premiazione si sfilano la medaglia d’argento. Un gesto che ci avrebbe condannato a vita se a compierlo fosse stata la nostra Nazionale, ma senza conseguenze per i britannici. Al Paese della pizza e del mandolino è assegnato un ruolo marginale. Ne sono una prova gli ignobili sospetti adombrati dalla stampa americana non disposta a cedere a un italiano lo scettro della velocità. Invece le 38 medaglie vinte ad oggi  superano quelle ottenute a Roma 1960 e Atlanta 1996, quando furono 36 e 35, mentre si contarono 14 ori a Los Angeles e 13 a Roma, Atlanta e Sydney.

Quando si verificano vittorie a eventi prestigiosi, il lustro globale si traduce in un aumento delle esportazioni. Si stima che la vittoria agli Europei di calcio genererà un incremento del prodotto interno lordo pari a 12 miliardi di euro. Draghi parla di un incremento dello 0,7 per cento. Ma è solo  una fetta della torta. La Nazionale concorre a rendere l’Italia credibile a livello internazionale e i successi ai Giochi olimpici concorreranno ad accrescere ulteriormente credibilità e reddito nazionale.  E’ benzina che farà ripartire un motore imballato. Ma non è tutto oro quel che luccica.

Le strutture sportive pubbliche sono indegne della settima potenza industriale mondiale e  non spiegano vittorie e piazzamenti conseguiti a Tokyo. Tale inadeguatezza esalta il ruolo del fattore umano, sia degli atleti sia dei tecnici. Gli addetti ai lavori lo sanno, ma il grande pubblico scopre solo adesso che in Italia  esiste un’unica pista ciclistica coperta a Montichiari. Questa lacuna e tutte le altre riscontrabili nelle varie discipline sportive costringono i genitori a sobbarcarsi  lunghe trasferte per consentire ai figli di allenarsi. Famiglie  e allenatori, campioni di solidarietà, meritano una medaglia.  Ne sa qualcosa la mamma di Vanessa Ferrari che per anni ha accompagnato ogni giorno la figlia a Brescia. Ed è solo un caso tra i molti.

Cremona è un’eccezione nel desolante quadro infrastrutturale, merito soprattutto dei privati, ma anche delle amministrazioni comunali che si sono avvicendate nel corso degli anni. In un’intervista televisiva concessa alla vigilia della partenza per Tokyo, Oreste Perri parla di eccellenza cremonese riscontrata nei suoi frequenti viaggi prima da presidente regionale del Coni e dal 2018 come direttore tecnico della canoa. E’ un unicum anche per la competenza di numerose figure di spicco. Le società canottieri a Cremona e Casalmaggiore esaltano le potenzialità offerte dal Po e molti altri sport vengono praticati grazie a una diffusa cultura del benessere fisico che abbraccia anche i diversamente abili e che si è materializzata in una dotazione strutturale ai vertici in Italia. Anche la scuola concorre a valorizzare le capacità di potenziali atleti per la sensibilità dei docenti di educazione fisica che scoprono talenti e li spingono verso i Giochi Sportivi, spesso togliendoli dalla pratica di altri sport quali sono meno portati, com’è capitato a Fausto Desalu che ha iniziato col calcio per poi diventare un fuoriclasse dell’atletica. Valentina Rodini si è avvicinata al canottaggio quando frequentava la media Virgilio grazie al progetto realizzato in collaborazione con la canottieri Bissolati. E’ fondamentale che siano gli sport a presentarsi nella scuola affiancando i docenti. Alle elementari è ancora notte fonda: molti bambini non sanno nuotare.

Raramente il successo è frutto del caso. Per l’Italia a Tokyo 2020 è stata una vittoria di squadra, un’impresa che a un Paese di individualisti riesce sempre difficile. Ma è una strada obbligata.

 

Vittoriano Zanolli

 

 

 

 

 

 

 

5 Responses

  1. Bravo! Questo è il modo giusto di parlare dell’Italia e del suo popolo. Ricordiamoci tutti queste giornate olimpiche quando in futuro ci tornerà la tentazione di piangerci addosso

  2. Si direttore, ma una squadra che ha saputo accogliere e proteggere la forza e la ricchezza delle individualità. Mi pare anche nei metodi di allenamento e nelle motivazioni. L’ltalia dei Comuni, dei borghi, dei mille cibi e risorse inventive. Anche dei conformismi purtroppo, ma sempre nuovi. Fin che dura!

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