Poliambulatorio al posto del Maggiore, sanità pubblica ko

9 Giugno 2022

Ospedalino? Ospedale di campagna? Poliambulatorio camuffato da ospedale? Forse quest’ultima è la definizione più appropriata alla struttura destinata a sostituire il Maggiore di Cremona che il prossimo anno toccherà il traguardo del mezzo secolo di vita. Nell’indifferenza dei cittadini, distratti dalla ‘Madonna desnuda’ portata in processione al Cremona Pride, e in quella apparente dei politici, silenti ma in realtà coinvolti e coesi su un progetto consociativo destinato a impoverire se non ad azzerare la sanità pubblica cremonese, in Regione si lavora alacremente. Torniamo su questo argomento per mantenere alta l’attenzione su un tema correlato a un destino comune: prima o poi ognuno di noi sarà ricoverato in ospedale. Meglio sapere come saremo curati.  E’ utile rimarcare anche quanto grave sia l’opacità che avvolge l’operazione. Gli amministratori pro tempore della Regione gestiscono il denaro pubblico senza dire preventivamente alla collettività come intendono spenderlo. Che cosa vogliono nascondere?

Sul quotidianosanità.it, Pietro Cavalli riprende quanto dichiarato dall’assessore regionale Letizia Moratti: ‘Ci impegniamo perché ogni ospedale situato nei capoluoghi di provincia lombardi sia dotato di un DEA, Dipartimento Emergenza Accettazione di secondo livello’. ‘Beh, ci siamo quasi – commenta il medico cremonese – visto che per una regione che di capoluoghi ne conta dodici ci sono già 16 DEA di secondo livello. L’ultimo, quello di Mantova, è stato individuato probabilmente su base empatica, visto che non sono note analisi dei flussi, valutazioni sui dati epidemiologici, riflessioni sulla copertura del territorio, bacino di utenza, mobilità in uscita verso Verona e Reggio Emilia. A questo punto in Lombardia solamente Cremona e Lodi rimangono prive di un ospedale sede di DEA di secondo livello. E Cremona lo rimarrà per sempre, visto che l’ospedale Maggiore di Cremona sarà sostituito da un nuovo edificio per il quale l’unica cosa certa è il costo della struttura muraria (280 milioni di euro), mentre manca del tutto il finanziamento per le attrezzature e quindi nessuno ha ancora capito con quali reparti,  attività , organizzazione verrà riempito. Da tempo ci si interroga sui motivi che hanno portato la Regione a decidere di abbandonare al suo destino l’ospedale attuale e di costruire, appena di fianco, una nuova, piccola struttura adibita ad assistenza ospedaliera non meglio specificata. Le uniche informazioni riguardano infatti il numero di posti letto, più che dimezzato rispetto all’attuale’.

Scrive Cavalli: ‘Non è noto neppure il destino dell’ospedale esistente, monoblocco perfettamente funzionante,  costituito da almeno 85.000 metri quadri con una volumetria pari a 300.000 metri cubi esclusi i sotterranei, i magazzini, le palazzine.  A giustificazione di una scelta che nessuno riesce a comprendere è stato sottolineato che l’ospedale attuale non rispetta le norme antisismiche, peraltro in una zona a basso rischio e nella quale  più del 99,9% di tutte le costruzioni di rilievo sanitario e sociale dovrebbero venire abbandonate oppure demolite e ricostruite a norma. Più di recente l’assessorato alla sanità lombardo  ha  motivato le proprie scelte con la necessità di avere una struttura “ecosostenibile”. Che poi nessuno abbia compreso cosa si celi dietro l’impiego del termine “ecosostenibile” è un fatto secondario e che forse non riguarda la totalità delle altre scelte regionali. Appare preoccupante la decisione regionale di ridimensionare l’attività dell’ospedale di Cremona: alla riduzione dei posti letto corrisponde necessariamente la riduzione del personale di assistenza e dei servizi, mentre l’incertezza sulla dotazione strumentale rende difficile immaginare l’operatività della nuova struttura’.

Pietro Cavalli sferza infine la Regione e i compiacenti responsabili istituzionali e sanitari locali. Un richiamo alla responsabilità davanti alla quale i destinatari del messaggio non possono restare muti, a meno che non siano irresponsabili. Eccolo.

‘Peccato che, anche a fronte della recente esperienza  pandemica che ha mandato in crisi l’attuale nosocomio, il numero di posti letto sia più che dimezzato rispetto all’esistente’.

‘Peccato che nessuno conosca il destino della attuale ed efficiente struttura (demolizione? altra destinazione? malora?)’.

‘Peccato che la riduzione dei posti letto favorisca nei fatti solo ed esclusivamente la sanità privata’.

‘Peccato rinunciare ad un ospedale vero e doversi accontentare di un ospedalino’.

‘Peccato che gli interventi regionali, almeno nel cremonese, si riducano ad iniziative che favoriscono l’edilizia e  depotenziano la sanità ospedaliera’.

‘Peccato riscontrare invece un’assoluta indifferenza nei confronti dei giganteschi problemi sanitari associati al fatto che Cremona è la seconda città con l’aria più inquinata d’Europa e che nessuno, ATS in primis, si preoccupi di monitorarne le conseguenze a livello sanitario’.

‘Peccato che nessuno pensi ad aggiornare i dati del registro tumori, fermi a quasi dieci anni fa ‘.

‘Peccato che nessuno si preoccupi  del fatto che parte della città galleggia sul petrolio di una raffineria dismessa e delle conseguenze sanitarie che questo comporta. In compenso, visto che mancano medici e infermieri,  ci si propone di sostituirli con le farmacie, la telemedicina, l’intelligenza artificiale’.

‘No, non si tratta di un film di Checco Zalone. E’ tutto vero e registrato in un intervento pubblico tenuto dall’assessorato al Welfare (sanità) della Regione Lombardia presso la Sala Quadri del Comune di Cremona il 27 maggio 2022.

Ricordiamo infine che solo due giorni fa, il governatore del Veneto Luca Zaia, ospite a Porta a Porta, ha detto che ‘la sanità è pubblica’ e che la Regione è pronta ad acquistare strutture sanitarie presenti sul territorio che i privati volessero alienare’.

Vittoriano Zanolli

6 risposte

  1. A questo punto credo si debba essere piu’ chiari. La materia e’ in mano ai politici (di professione) che non hanno mai fatto un cavolo nella loro vita. E dobbiamo dirlo a chiare lettere: politici incapac, inesistenti, irresponsabili. Dobbiamo aggiungere, come ormai fanno molti cittadini, conniventi? E Io continuo a dire: ma alla Magistratura non viene nessun dubbio? Con i tempi che corrono, con la corruzione imperante la Magistratura dovrebbe porsi qualche domanda, o no? Speriamo bene…….

  2. Quello appena descritto da Zanolli è il punto d’arrivo di un percorso al degrado VOLUTO ( non può essere altrimenti) da una classe politica locale che non ha saputo reagire alle istanze mosse negli anni dai cittadini : treni dai ritardi “leggendari” , morte del centro cittadino, inquinamento da record, chiusura delle imprese , isolamento di una città che nessuno vuole collegare…..è così via. Ogni commento appare superfluo, ma la tristezza che segue è infinita.

  3. Due aspetti della questione indignano e purtroppo illustrano fin troppo bene i termini della situazione. Il primo è l’opacità verticistica con cui il programma regionale procede alla faccia dei bisogni della comunità cremonese e a futuro danno del suo diritto alla salute. Il secondo è il diffuso disinteresse dei diretti interessati, evidentemente ripiegati su una fatalistica accettazione dei ‘fatti compiuti’. Cremona non c’è. Non c’è nella assente capacità reattiva di chi la amministra. Non c’è nella preoccupante estraneità dei cremonesi a quel che comunemente s’intende per legittima difesa. E dunque…

  4. La revoca dell’appalto per la ristrutturazione del Cancer Center, decisa mesi fa dal direttore Giuseppe Rossi, e la conseguente restituzione di una consistente cifra da parte dell’ASST alla ditta che aveva vinto l’appalto la dice lunga: già mesi fa non aveva più senso continuare in un progetto ormai superato dall’imminente costruzione del nuovo ospedale. Quindi già si dava per certo che l’ospedale maggiore perderà da subito capacità di intervento. Alcuni reparti, la pediatria e l’area donna, hanno beneficiato della generosità dei privati (penso all’associazione Giorgio Conti e ad Arco per esempio). Grazie a loro sono state realizzate migliorie che li hanno resi più efficienti o anche solo semplicemente più accoglienti. A questi enti verrà restituito ciò che è stato per speso per strutture che in un futuro più o meno vicino saranno smantellate? Forse se avessero saputo avrebbero indirizzato le risorse diversamente in modo da non perdere tutto nell’arco di poco tempo. Tutti dobbiamo farci sentire e protestare a gran voce per quanto si sta verificando a spese nostre, in termini di denaro e di sanità.

  5. La vera domanda a parer mio è la seguente: chi amministra una struttura, una città, un territorio, un Paese dovrebbe avere il compito (unito al piacere) di farli prosperare o di portarli verso la dissoluzione?
    Perché in questo momento sembra quasi che il maggior vanto degli amministratori, qualsiasi essi siano, sia quello di smantellare tutto ciò che di buono c’è.
    Senza il minimo rigurgito di coscienza.
    Ma ce li vogliamo davvero tenere questi smantellatori?
    O finalmente troviamo il coraggio di reagire?
    Speriamo che l’ardua sentenza non spetti ai posteri ma a noi stessi che viviamo l’oggi e che spereremmo di vivere in maniera dignitosa anche il domani.

  6. Ho più volte espresso, da tempo, il mio totale dissenso rispetto alla bizzarra idea regionale di rinunciare ad una corretta e puntuale manutenzione, nonché, laddove necessario, aggiornamento del nostro, relativamente giovane, ospedale. Per costruire il nuovo “ospedalino” serviranno almeno dieci anni, durante i quali gli attuali disagi cresceranno a dismisura e ne soffriranno soprattutto i cremonesi più anziani e a reddito più modesto!
    Recentemente mi sono chiesto anche quale potrà essere l’effettivo destino della attuale, monumentale, struttura ospedaliera. Vista anche la tragica situazione internazionale che si sta sempre più delineando e che, certamente e purtroppo, non potrà che accentuarsi in futuro, penso che la sua più probabile utilizzazione (dubito che possa essere effettivamente demolita) sia quella di residenza di emergenza per immigrati. Niente di nuovo sotto il sole: a Cremona, infatti, analogo destino ebbero già le ex-caserme, quando, abbandonate dai militari, furono prima usate per alloggiarvi gli sfollati a causa delle demolizioni volute dal fascismo nel centro cittadino, e, in un secondo tempo. per ospitarvi i profughi, italiani o meno, determinati dai tragici fatti bellici del secondo conflitto mondiale.

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