Pazienti cronici già ‘scaricati’ sulle strutture private

24 Aprile 2024

Arrivano tardi il candidato sindaco di Cremona Andrea Virgilio e il consigliere regionale Matteo Piloni a proporre un “tavolo di lavoro …che non dimentichi il tema cronicità ”, capitolo scientemente ignorato dalla politica locale sponsor del progetto Nuovo Ospedale, progetto di muri e funzioni perché “prospetta un modello assistenziale ad oggi non esistente” che scarica su un territorio non attrezzato volumi importanti di assistenza quali 25.000 giornate di degenza per acuti, l’ hospice, la prevenzione e pure la cronicità che nel Cremonese ha visto un +13,5% dal 2012 al 17 e un +8% rispetto alla media lombarda, in una provincia con percentuali di popolazione anziana superiori a quelle regionali/nazionali con il previsto raddoppio, a 15 anni, degli ultra-85enni (Piano SSReg.).

Arrivano tardi Virgilio e Piloni perchè sabato 20 aprile il dottor Vittorio Agnoletto in un intervento ‘di scuola’ sul tema sanità pubblica nel convegno “Salute, lavoro, democrazia” ha illustrato la nuova gestione del capitolo cronicità.  Arrivano i ‘gestori’, ha spiegato, con una lettera indirizzata ai pazienti cronici con la quale si chiede una firma che li consegna a una struttura privata preordinata e li accompagna fuori dal sistema pubblico. E, per sollecitare le adesioni, si sono coinvolti i medici di base. 

Ma così cambiano molte cose di non poco conto. Si negano al paziente libertà di scelta e diritto a vedere rispettata la continuità di cura, si trascura l’investimento in fiducia su cui poggia ogni percorso di salute ma soprattutto, surrettiziamente, si scarica la cronicità dal treno della sanità pubblica sul binario a gestione privata  al quale, senza clamore, si cede una fetta importante di utenti fragili. E si gabba pure la normativa vigente, perché è ancora legge l’assistenza sanitaria pubblica per tutti, come è legge il diritto di ogni italiano, per prestazioni incluse nei Lea non erogate in tempi utili (vedi liste di attesa), di farsi curare all’estero con rimborso. Ora se siamo liberi di farci curare all’estero, perché non restare liberi di curarci qui, scegliendo a chi dare fiducia? 

In vista poi della riforma dell’autonomia differenziata che blinda gli italiani nella regione di residenza, non si credano fortunati i lombardi in fatto di sanità.  Agnoletto ci dà un dato terribile: considerata come uno stato a sè, la Lombardia sarebbe all’8° posto nel mondo per morti da pandemia. Ci salverebbe solo una sanità territoriale pubblica diffusa. E sono certe nuove ondate pandemiche, come è certo che la prima causa di morte nelle pandemie è quel deserto sanitario territoriale che qui ognuno di noi sperimenta. 

Dunque si dica no agli ospedali 3.0 e al nuovo ospedale di Cremona perché costoso e inutile ma soprattutto perché aprirà praterie al libero galoppo della sanità privata. E sarà privato puro, modello Usa, se già dal 1°aprile vige il taglio anche del 70 % dei rimborsi alle strutture convenzionate che scivoleranno nel privato puro. 

Invitare come fa Virgilio, in continuità con l’Amministrazione di cui è parte, ad ”accompagnare la costruzione del nuovo ospedale, condividere i servizi…senza dimenticare la cronicità” (‘La Provincia’21 aprile 2024) è non fare i conti con i dati di fatto e ignorare la ratio del progetto. E scoprire ora che “governare è partire dalla voce di chi è portatore di esperienze…e chiede una sanità più vicina” è un tardivo vano ‘miracolo elettorale’ perché fino a ieri lui e la sua Amministrazione hanno scelto di sentire solo la voce dei portatori di interessi economici e di settore.

Lanciare poi ”un tavolo che coinvolga gli operatori sanitari territoriali” è insistere a evitare il confronto con i veri referenti che sono i cittadini che lo hanno delegato a rappresentarne interessi e istanze e che sono destinatari, mandatari e finanziatori insieme del Servizio Sanitario Nazionale.

Qualche buona notizia da Agnoletto? Si può ignorare la lettera, non firmare, dire di no agli inviti del medico  e, a firma già data, forse fare dietrofront. Con l’ impegno che sia solo il primo passo di un lungo percorso di esercizio di quella cittadinanza attiva senza la quale si perdono anche i diritti che la Costituzione definisce ‘fondamentali’ come quello alla salute, ‘fondamentale’ e quindi direttamente ‘tutelato dalla Repubblica’ (art. 32) e non affidato alla gestione interessata di un privato imprenditore.

 

Rosella Vacchelli        

Gianluca Franzoni

Una risposta

  1. Concordo in pieno con l’articolo.
    Stupisce in effetti che il candidato di un partito che dovrebbe, per l’appunto, “parteggiare” per i cittadini che dovrebbe rappresentare e che già subiscono o subiranno gli effetti della politica sanitaria anticostituzionale condotta sin qui, solo ora scopra che esistono categorie di pazienti meritevoli di particolare attenzione e cura, in una città che ha il poco invidiabile primato di essere ai primi posti in Europa per le vittime da inquinamento. La domanda sorge spontanea: dove ha vissuto fino ad ora il candidato? È consapevole che la cifra spropositata stanziata per il nuovo ospedale potrebbe anche essere drasticamente ridotta dai nuovi tagli previsti in ossequio al nuovo patto di stabilità nazionale ed europeo?
    Lo sa che il presupposto su cui si basa questo investimento è solo ipotetico, dal momento che la sanità territoriale è drammaticamente asfittica e non può supportare le carenze già previste dal nuovo immaginifico ospedale?
    Lo scenario più verosimile rischia di essere il seguente: sanità territoriale sempre più carente, ospedale attuale privo di risorse e nuovo ospedale incompiuto e cantiere interrotto… purtroppo l’esperienza insegna

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