Come è già stato detto, del mito non ci si stanca mai, dal momento che si presta a diversi piani di lettura e pertanto rappresenta un’inesauribile fonte di apprendimento.
Il mito di Perseo e Medusa comprende aspetti psicologici e significati simbolici che non cessano ancora di sorprendere.
Mi diverte pensare che quando Perseo promise a Polidette di portare la testa di Medusa – che pietrificava tutti coloro che ne incrociavano lo sguardo – probabilmente si rese conto di essersi sbilanciato troppo, vista la pericolosità dell’impresa, ma a promessa fatta non si può mancare.
Fortunatamente le Nereidi, Ermes e Atena, realizzata la situazione critica, aiutarono l’eroe donandogli calzari alati, un elmo che rendeva invisibili e uno scudo riflettente. A ciò si aggiunga che l’eroe era figlio di Zeus e poteva contare sull’attenzione dei piani alti; già allora le conoscenze giuste aprivano molte porte.
Sappiamo tutti com’è andata: Perseo, non visto e in assoluto silenzio (grazie all’elmo e ai calzari), raggiunse la Gorgone e la decapitò. Perseo aveva evitato lo sguardo terribile di Medusa osservandone l’immagine riflessa nello scudo. Dal corpo mutilato del mostro uscirono Pegaso, il cavallo alato, e Crisaore il gigante.
Fra i significati contenuti nella storia possono essere annoverati i seguenti: chi resta pietrificato dallo sguardo di Medea è un individuo colpito d una sorta di paralisi intellettuale che blocca il pensiero; capita a molti di “trovare pace” affidandosi a un dogma (religioso o politico, non fa differenza), perché il dogma stesso ha già pensato a tutto in vece nostra. E chi ne cambia anche una virgola diventa eretico. Così a noi non resta che obbedire ai suoi enunciati, evitando di confrontare le nostre convinzioni con chi non la pensa come noi.
Crisaore è il gigante buono che mette la propria forza al servizio di chi vuole compiere imprese nobili e giuste, anche se irte di pericoli.
Pegaso è il cavallo alato che porta ad altitudini dove il pensiero è libero da schemi rigidi e talora preconfezionati da altri.
I sandali alati e l’elmo che rende invisibili alludono alla leggerezza e alla cautela con cui si affrontano circostanze che non sarebbe saggio prendere di petto perché troppo pericolose e impegnative.
Infine lo scudo riflettente suggerisce l’utilità di osservare la realtà da diverse angolazioni. A questo proposito, molto illuminante è l’analisi del mito descritta da Italo Calvino nel suo libro postumo Lezioni Americane, a cui si rimanda volentieri per non tediare ulteriormente i lettori.
In conclusione questo mito trasmette più di un insegnamento: primo fra tutti quello di tenere la mente sempre pronta al cambiamento (i nostri nonni dicevano che solo gli asini non cambiano mai idea).
In secondo luogo, osare e mettersi in gioco porta non solo a trovare l’energia per superare gli ostacoli, ma anche per migliorarsi, evitando il pericolo di restare pietrificati dalle nostre paure e insicurezze .
In sintesi, spiccare la testa di Medusa significa liberare, insieme a Crisaore e Pegaso, la parte migliore di noi.
Giuseppe Pigoli